Lunedì 22 dicembre 2025 – Era da aspettarsela. La notizia della chiusura notturna della guardia medica e infermieristica nei Punti di Primo Intervento di Lauria, Maratea e Chiaromonte viene contestata dal Presidente e dai Sindaci dell’a’Unione dei Comuni del Lagonegrese.
“Come Presidente dell’Unione dei Comuni del Lagonegrese, insieme ai Sindaci dei Comuni che ne fanno parte, – si afferma in una nota – sento il dovere di esprimere una forte e motivata preoccupazione per la disposizione operativa che prevede, a partire dal 1° gennaio 2026, la chiusura notturna della guardia medica e infermieristica presso i Punti di Primo Intervento di Lauria, Maratea e Chiaromonte.
Difendere la sanità pubblica significa difendere un diritto costituzionale. L’articolo 32 della Costituzione affida alla Repubblica il compito di tutelare la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività.
Questo principio assume un valore ancora più profondo nei territori vasti e complessi come il nostro, che si estendono dal Pollino al Tirreno, caratterizzati da distanze, fragilità infrastrutturali e difficoltà di collegamento.
In un’area come il Lagonegrese la presenza di servizi sanitari essenziali non è un’opzione organizzativa, ma una necessità vitale.
Il diritto a essere curati, soprattutto nelle situazioni di emergenza, deve essere garantito in modo equo e tempestivo a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui vivono.
La chiusura notturna delle guardie mediche e dei servizi di continuità assistenziale – sostengono Presidente e Sindaci dell’Unione dei Comuni del Lagonegrese – rischia di compromettere seriamente il diritto alla salute, costringendo intere comunità a fare riferimento esclusivamente all’unico Pronto Soccorso attivo dell’area, con inevitabili ricadute sui tempi di intervento e sulla sicurezza delle persone.
A questa situazione già critica si aggiunge la grave e persistente carenza dei medici di medicina generale, che interessa in modo significativo sia la Valle del Noce sia la Valle del Mercure, dove in diversi comuni i cittadini risultano privi di un medico di base di riferimento o costretti a fare affidamento su professionisti con un numero di assistiti ben oltre le soglie sostenibili.
L’indebolimento simultaneo della medicina di base, dei Punti di Primo Intervento e dei servizi di continuità assistenziale determina un vuoto sanitario pericoloso, che colpisce in particolare le persone anziane, fragili e non autosufficienti e che produce un aumento inevitabile del ricorso improprio ai Pronto Soccorso, aggravando ulteriormente un sistema già sotto pressione. I
In territori vasti e con difficoltà di collegamento come il nostro, la presenza capillare di medici di base e di presìdi sanitari territoriali non è sostituibile né rinviabile, ma rappresenta una condizione indispensabile per garantire cure tempestive, prevenzione e continuità assistenziale.
I Punti di Primo Intervento e le guardie mediche rappresentano un presidio fondamentale di sanità territoriale: svolgono una funzione di primo filtro, alleggeriscono i Pronto Soccorso, consentono una gestione più efficace delle emergenze e garantiscono una risposta immediata in contesti dove il fattore tempo può fare la differenza.
Indebolire questi servizi significa aumentare il senso di isolamento dei territori interni e accentuare disuguaglianze già esistenti.
I servizi essenziali, inoltre, non sono soltanto diritti: sono anche condizioni imprescindibili per consentire alle persone di restare a vivere nelle nostre comunità.
Senza sanità, senza assistenza e senza presìdi di sicurezza sociale, le aree interne rischiano un progressivo spopolamento, con conseguenze gravi e durature sul tessuto economico e sociale.
Siamo inoltre a conoscenza del fatto che in altri distretti sanitari della Regione, pur tra difficoltà oggettive, le problematiche legate alla turnazione delle guardie mediche vengono affrontate e risolte attraverso soluzioni organizzative alternative che, secondo quanto riferito, risulterebbero di difficile applicazione soltanto in questa area sud.
Anche questo aspetto merita un approfondimento serio e trasparente e riteniamo che debba essere oggetto di confronto nell’incontro che si chiede di attivare.
Per queste ragioni, rivolgiamo un appello chiaro e responsabile alle istituzioni regionali e, in particolare, alla Direzione Generale dell’ASP e ai dirigenti preposti alla gestione dei servizi sanitari, affinché venga convocato con urgenza un incontro fattivo e propositivo.
È necessario avviare un confronto serio e costruttivo che consenta di pianificare congiuntamente il funzionamento dei servizi, individuare soluzioni sostenibili e superare criticità che non possono ricadere sui cittadini.
Non è più accettabile – altra accusa – che i Comuni vengano a conoscenza di scelte così rilevanti attraverso semplici comunicazioni protocollate, dalle quali si apprendono in modo asettico decisioni già assunte, senza alcun coinvolgimento preventivo delle amministrazioni locali.
I Sindaci sono i presìdi istituzionali dei territori, il primo punto di riferimento delle comunità, e non possono essere esclusi dai processi decisionali, soprattutto quando si interviene su temi così delicati e strategici come la sanità pubblica.
Siamo certi – conclude la nota – che la Regione Basilicata saprà cogliere il senso di questa preoccupazione e vorrà farsi parte attiva nell’individuare soluzioni condivise, coerenti con i principi costituzionali e con l’obiettivo dichiarato di rafforzare la sanità territoriale.
Difendere il diritto alla salute significa difendere la dignità delle persone, l’uguaglianza tra i cittadini e il futuro delle nostre comunità. Su questo tema non sono ammesse ambiguità né arretramenti”.
