Lacrime che scorrevano lentamente sui volti coperti dalla polvere degli edifici crollati. Il senso di impotenza di fronte alla devastante forza distruttiva della natura. Come quest’anno era domenica il 23 novembre del 1980, quando alle 19.34 un terremoto di magnitudo 6.9 della scala Richter, con epicentro tra le province di Avellino, Salerno e Potenza provocò tremila vittime tra Campania e Basilicata e con interi paesi crollati e circa nove mila sfollati. La cronaca ha consegnato alla memoria quell’evento come il terremoto dell’Irpinia, raccontato nella sua drammaticità da quel “FATE PRESTO” scritto in maiuscolo sulla prima pagina del “Il mattino”.
Quel sisma ancora oggi in Basilicata è visibile in chi vive in dei container nati per essere una soluzione provvisoria diventata perenne e vivo nella memoria della tragedia di Balvano. Nel piccolo paese della bassa valle del Platano la comunità si raccolse nel luogo dove solo la fede sapeva dare conforto alla paura, la chiesa di Santa Maria Assunta che però crollò, causando la morte di 77 persone, di cui 66 adolescenti.
Abbiamo ricordato quei momenti con chi all’epoca era da poco diventato sindaco di Potenza, tanino Fierro che nei suoi successivi mandati ha dovuto fare i conti con una ricostruzione lenta e complessa.

