Sabato 25 ottobre 2025 – Iniziato ieri, 24 ottobre, a Matera il convegno “Il femminicidio e le violenze di genere” organizzato dal Consiglio Regionale collaborazione con in collaborazione con l’Osservatorio permanente sull’efficacia delle norme in tema di violenza di genere e domestica del Ministero della Giustizia.
Vuole essere un momento di approfondimento scientifico sulle problematiche connesse ad un fenomeno dilagante e di preoccupante attualità, con un’attenzione particolare al mondo della scuola.

DUE LE SESSIONI SVOLTESI IERI
La prima sessione di lavoro è stata dedicata al tema “Linguaggio, violenza e diritto: aspetti giuridici e sociali”.
Ad aprire i lavori è stato Nicola Antonio Coluzzi, dirigente generale del Consiglio regionale della Basilicata, che ha sottolineato la delicatezza e l’importanza dell’argomento che sarà affrontato in queste due giornate.
“Questa rappresenta un’utile occasione di confronto e riflessione – ha affermato – che mira, da un lato, a rafforzare le strutture interne dell’amministrazione regionale sul tema della violenza, come dimostra il convegno odierno, e dall’altro a creare solidi canali di collaborazione con le istituzioni nazionali, in particolare con il Ministero della Giustizia e la Magistratura. La presenza e il prestigio dei relatori di oggi ne sono una conferma”.
Coluzzi ha inoltre richiamato la figura di Federico II di Svevia, ricordando l’attualità del suo Codice del 1231, che già conteneva norme a tutela delle donne e contro la violenza di genere.
Maria Rosaria Covelli, Presidente dell’Osservatorio Permanente sull’efficacia delle norme in tema di violenza di genere e domestica del ministero della Giustizia, ha riassunto la tutela delle vittime in tre parole: prevenire, proteggere e accompagnare. Pur riconoscendo i progressi sul piano repressivo, ha sottolineato l’urgenza di agire sull’educazione, coinvolgendo cittadini, operatori del diritto e media, spesso inclini a linguaggi che alimentano vittimizzazione o spettacolarizzazione del dolore.
Per Covelli, la violenza di genere nasce da fattori culturali, sociali, economici e psicologici: solo un approccio multidisciplinare tra magistratura, forze dell’ordine, servizi sociali, medici, scuole e centri antiviolenza può offrire risposte efficaci.
“La giustizia, pur efficiente, deve integrarsi con prevenzione culturale e ascolto precoce, ponendo al centro la persona. La priorità resta la prevenzione: la repressione arriva troppo tardi. Serve un impegno educativo diffuso, basato su rispetto, consenso e ascolto, per costruire una società libera dalla violenza”. Inizio modulo
Anna Lorenzetti, Ordinario di Diritto Costituzionale e Pubblico all’Università di Bergamo, ha illustrato il lavoro dell’Osservatorio sul rapporto fra “linguaggio, violenza e diritto”.
“L’Osservatorio permanente del Ministero della Giustizia sull’efficacia delle norme in tema di violenza di genere e domestica – ha affermato – è un ‘cantiere aperto’, volto a promuovere un uso consapevole e non stereotipico della lingua nei provvedimenti giudiziari.
Non mira a incidere sul merito delle decisioni, ma a mostrare come il linguaggio possa veicolare stereotipi e pregiudizi di genere, causando vittimizzazione secondaria. Il documento, nato da riflessioni e condanne internazionali, raccoglie buone pratiche anche estere.
Centrale è l’esigenza di evitare un linguaggio che romanticizzi la violenza (‘insano gesto’, ‘amore deluso’), colpevolizzi la vittima o attenui la responsabilità dell’autore (‘perdita di controllo’, ‘delitto d’impeto’). Sentenze, comunicati e consulenze devono essere precisi e privi di toni moralizzanti, affinché il linguaggio giuridico diventi strumento di tutela e giustizia effettiva. L’Osservatorio continuerà a mantenere aperto il ‘cantiere’ della consapevolezza linguistica”.
Giulia Iofrida, Consigliere della Corte Suprema di Cassazione ed Emanuela Gai, Consigliere della Corte Suprema di Cassazione si sono soffermate sugli Orientamenti giurisprudenziali in tema di violenza domestica e contro le donne.
L’altro tema affrontato è stato quello riguardante l’educazione ad un linguaggio inclusivo e rispettoso delle differenze come strumento di prevenzione della violenza. A parlarne
Ivana Enrica Pipponzi, Consigliera regionale di Parità, Regione Basilicata.
“Un linguaggio inclusivo rispetto al genere – ha precisato – riconosce il cammino percorso e l’importanza delle donne nella società, nelle posizioni lavorative e istituzionali occupate”.
Il riferimento è andato poi al ruolo svolto dagli organi di informazione nel contrasto alla violenza. “Le parole sono importanti: concorrono a costruire la nostra visione del mondo, del sistema di valori e credenze. Per rispondere, così, alle sollecitazioni della Convenzione di Istanbul, è nato nel 2017 il Manifesto di Venezia, per un’informazione attenta, corretta e consapevole del fenomeno della violenza di genere e delle sue implicazioni culturali, sociali e giuridiche”.

La seconda sessione della giornata del convegno sul femminicidio ha affrontato la raccolta e sistemazione della normativa interna e sovranazionale in materia di violenza di genere.
Giuseppina Casella, sostituto procuratore generale della Corte Suprema di Cassazione, ha raccontato che, nell’ambito dell’Osservatorio, è stato costituito un gruppo di lavoro dedicato all’analisi normativa, il quale ha individuato come prima azione la redazione di una ricognizione di tutte le norme vigenti in materia di violenza di genere, sia a livello sovranazionale sia nazionale.
“L’esigenza principale – ha spiegato – è stata quella di raccogliere norme frammentate e multisettoriali, un lavoro complesso, il primo e unico finora realizzato in Italia. L’obiettivo è trasformare la conoscenza in cambiamento. Si è voluto offrire uno strumento di conoscenza agli operatori della giustizia, alle donne vittime di violenza, spesso poco consapevoli dei propri diritti, e, in particolare, ai giovani, con l’intento di sviluppare un’attenta cultura della parità”.
Il dibattito si è poi spostato sul ruolo delle Regioni con gli interventi di Rossana Mignoli, Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Tiziana Silletti, Garante delle Vittime di Reato e delle Persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, e di Vittoria Tiziana Rotunno, Presidente della Commissione regionale per le Parità e le Pari Opportunità tra uomo e donna.
“La violenza assistita – ha evidenziato Rossana Mignoli, Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza – è una ferita profonda e spesso invisibile: rappresenta l’altra faccia della violenza di genere. È nostro dovere come istituzioni, servizi e comunità educante costruire e rafforzare una rete solida, capace di riconoscere, intervenire e accompagnare i bambini e le bambine che vivono in contesti di violenza domestica”.
“Queste due due giornate promosse dal Consiglio regionale e dall’Osservatorio sulla violenza di genere – ha affermato Vittoria Tiziana Rotunno, Presidente della Commissione regionale per le Parità e le Pari Opportunità tra uomo e donna – offrono formazione e confronto per contrastare efficacemente la violenza di genere.
Cruciale è la riattivazione dell’Osservatorio regionale, aggiornando competenze e operatività e coinvolgendo esperti, istituzioni e associazioni, per garantire una rete integrata e duratura di prevenzione e intervento. Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare, soprattutto nella prospettiva di consolidare azioni efficaci, integrate e durature”.
“In qualità di Garante delle Vittime di Reato della Regione Basilicata – ha affermato Tiziana Silletti – sento il dovere di dire che ogni femminicidio è una ferita che lacera l’anima della nostra comunità. Dietro ogni nome c’era una vita, un sogno, una voce che chiedeva solo di essere ascoltata. Contro la violenza di genere non servono silenzi, ma voci che si uniscano per dire basta, tutti insieme”.
I lavori sono stati moderati dal giornalista Roberto Rizzo.
Oggi, 25 ottobre, seconda giornata con le conclusioni affidate al presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Marcello Pittella.
I lavori possono essere seguiti in web streaming (su PC, smartphone e tablet) sui siti del Consiglio regionale e della Regione Basilicata.

