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Letto Potenza, la Cgil lancia la “vertenza Basilicata”
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Potenza, la Cgil lancia la “vertenza Basilicata”

Mega: "Il governo Bardi porti al governo nazionale la grave crisi industriale della Basilicata e che coinvolge grandi player nazionali e internazionali. È arrivato il tempo di prendere atto che esiste un problema occupazionale, produttivo e infrastrutturale in Basilicata, che è di una gravità senza precedenti. Un declino che non può essere arginato da finte reindustrializzazioni o dalla reiterata cassa integrazione straordinaria, tantomeno da enunciazioni populistiche fuori dal loggione di viale Verrastro"

Redazione 30 Settembre 2025
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POTENZA – “La situazione in Basilicata è drammatica, soprattutto nel settore industriale e occupazionale, mentre i nostri giovani emigrano e la povertà aumenta, specie tra chi è inoccupato o è precario. Per questo chiediamo a gran forza al governo regionale di portare al governo nazionale la vertenza Basilicata”. È l’appello lanciato questa mattina a Potenza dal segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega, in occasione dell’assemblea dei delegati e delle delegate di tutte le categorie della Cgil lucana.

“Portiamo la vertenza Basilicata al governo nazionale – ha detto – e continuiamo a mobilitarci per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti e tutte: lavoratori, pensionati, giovani, donne. Le grandi vertenze che sul territorio regionale investono multinazionali e importanti player – ha aggiunto Mega – si stanno estendendo a macchia d’olio. Dopo Stellantis e il settore delle estrazioni petrolifere, adesso anche Smartpaper, realtà imprenditoriale storica del Potentino, che oggi rischia di lasciare a casa oltre 300 lavoratori e lavoratrici, chiudendo le sedi storiche di Sant’Angelo Le Fratte e Tito”. 

In Stellantis ” la produzione è quasi ferma – ha precisato Mega – si continua a procedere con la cassa integrazione e gli incentivi all’esodo, si lavora si e no tre giorni al mese. Gli esuberi in Stellantis, considerando l’indotto, sono molto superiori ai numeri forniti dall’azienda, considerato che nel solo stabilimento di Melfi si è passati da 7000 dipendenti a 5040.  L’area di crisi industriale complessa può essere considerato uno strumento per impedire lo svuotamento dei siti produttivi ma non garantisce prospettive future rispetto all’industria dell’automotive e al suo indotto”. 

Quanto ai ritardi sul no oil, ” denunciati da tempo dalla Cgil – ha aggiunto – sono il segnale di una chiara volontà politica di disinvestire in Basilicata, dove si continuano a chiudere fondamentali siti produttivi senza alcuna alternativa, delocalizzando importanti progetti altrove. Si tratta di rendere concreti gli impegni assunti da Eni e Total per le compensazioni ambientali in termini di utilizzo delle royalties e delle tecnologie più innovative per realizzare per tempo la transizione energetica da qui ai prossimi quindici anni. Il tutto salvaguardando l’occupazione e l’intero tessuto economico e sociale non solo delle aree interessate ma di tutta la Basilicata. Regione, parti sociali, mondo economico e produttivo, Eni, Total, da subito devono programmare la conversione produttiva dell’area della Val d’Agri, senza attendere il rinnovo delle concessioni estrattive previste per il 2029. I progetti di sviluppo finora posti in essere sono del tutto insufficienti, e soprattutto, sono rimasti sulla carta. Vanno implementati e realizzati”. 

Per Mega “è arrivato il tempo di prendere atto che esiste un problema occupazionale, produttivo e infrastrutturale in Basilicata, che è di una gravità senza precedenti. Un declino che non può essere arginato da finte reindustrializzazioni o dalla reiterata cassa integrazione straordinaria, tantomeno da enunciazioni populistiche fuori dal loggione di viale Verrastro. Perché mentre la politica “parla ma non dice”, in Basilicata si continua a morire sul lavoro. Non è accettabile che in Italia muoiano in media tre lavoratori al giorno. Una mattanza. Dall’inizio dell’anno a oggi in Basilicata sono già morti dieci lavoratori, con un 2024 che non era stato da meno, con 16 infortuni mortali. Una incidenza elevatissima per una piccola regione come la Basilicata. Abbiamo chiesto più volte al governo regionale di intervenire, di incrementare i controlli e il numero di ispettori del lavoro. Abbiamo chiesto di essere convocati e di convocare l’Osservatorio regionale sul lavoro ma a oggi nulla è stato fatto. Un immobilismo che la dice lunga sull’importanza che questo governo regionale dà al lavoro”.

Ecco perché – ha concluso – noi chiediamo al governo Bardi di aprire subito una vertenza Basilicata presso il governo nazionale nei ministeri competenti, portando all’attenzione non solo l’automotive ma anche il settore delle estrazioni petrolifere e la vicenda Smartpaper. Senza tralasciare le criticità infrastrutturali, con l’Alta velocità che di fatto non corre sui binari lucani, i ritardi del Pnrr soprattutto per welfare e salute, con l’Agenas che ha bocciato la Basilicata per quanto riguarda la realizzazione di ospedali e case di comunità. Una vertenza in cui tutti devono fare la propria parte, da Confindustria Basilicata e le associazioni datoriali tutte, alle organizzazioni sindacali e alla politica lucana, dove maggiorana e opposizione devono contribuire a trovare soluzioni concrete alla devastante crisi economica e sociale della Basilicata”.

Al centro dell’assemblea, alla presenza della segretaria della Cgil nazionale, Daniela Barbaresi, anche la mobilitazione nazionale e territoriale per Gaza e per la pace, contro tutte le guerre, e la manifestazione nazionale a Roma del 25 ottobre per chiedere un aumento di salari e pensioni, per dire no al riarmo, per chiedere investimenti su sanità e scuola, per dire no alla precarietà e per una vera riforma fiscale. 

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