In Italia ci sono più avvocati che idraulici. Negli ultimi 10 anni, come emerso dall’ultimo report della CGIA di Mestre, il numero degli artigiani presenti nel nostro Paese ha subito un crollo verticale di quasi 400mila unità potendo quindi affermare con preoccupazione che in due lustri quasi un artigiano su quattro ha gettato la spugna. Se già oggi quando si rompe una tapparella, il rubinetto del bagno perde acqua o bisogna sostituire l’antenna della Tv trovare un professionista del settore è molto difficile, figuriamoci fra qualche anno considerando che la tendenza sembra continuare su questa linea negativa. Le cause delle chiusure possono essere rintracciate nell’invecchiamento progressivo della popolazione artigiana che ha provocato un insufficiente ricambio generazionale, dalla feroce concorrenza esercitata nei decenni scorsi dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni dal commercio elettronico, dal boom del costo degli affitti e delle tasse. In Basilicata tra il 2023 e il 2024 sono sparite 457 imprese. Se estendiamo il periodo agli ultimi 10 anni sono stati invece 2543 gli artigiani che hanno abbassato la saracinesca. Per quanto riguarda le due Province Potenza va peggio di Matera anche se in percentuale nel periodo 23-24 nel potentino hanno chiuso 301 imprese (- 4 %), nel materano 156 ma con un saldo negativo superiore di 0,2 punti percentuale. Va detto che non tutti i settori artigiani hanno subito la crisi: quelli del beauty e del benessere e dell’informatica presentano infatti dati in controtendenza. Le soluzioni per arginare la crisi: istituire un reddito di gestione delle botteghe artigiane e velocizzare la riforma della legge quadro destinata a superare i vincoli normativi che limitano l’attività di oltre 1,2 milioni di imprese artigiane presenti nel Paese.
Basilicata, in 10 anni scomparse 2500 imprese artigiane
