Martedì 1 aprile 2025 – «Quando c’è l’amore, c’è tutto». «No, chell’ è ‘a salute! ». Come dare torto a Massimo Troisi e alla battuta-manifesto di Ricomincio da tre?
Appunto: la salute è una cosa serissima, soprattutto alla luce dei dati diffusi dall’ISTAT alla fine del 2024.
Il nodo è sempre lo stesso: la sedentarietà. Alcune cifre: quasi un adulto su due è in sovrappeso, più di un terzo dei nostri connazionali non pratica alcuna attività fisica. Tendenze più o meno analoghe anche tra gli adolescenti, peraltro aggravate dall’abuso di alcol e droghe. Cosa fare, a questo punto. La prevenzione non può prescindere da campagne di sensibilizzazione e occasioni di confronto e dialogo con i ragazzi.
E’ quanto afferma in una nota il prof. Carmine Marino che aggiunge.
Sono stati proprio gli studenti i protagonisti dell’incontro – organizzato dall’I.I.S. “De Sarlo-De Lorenzo” di Lagonegro nei locali del centro sociale di contrada Verneta – con il direttore del Centro di riferimento oncologico della Basilicata, Massimo De Fino, e i medici dell’istituto di ricovero, cura e ricerca di Rionero in Vulture.
«Un’eccellenza della Basilicata, a dimostrazione che questa regione ha un potenziale enorme, a dispetto della crisi demografica e dello spopolamento», il pensiero del dirigente scolastico del centenario istituto lagonegrese, Roberto Santarsiere.
Non l’unico spunto di discussione colto dalla moderatrice del convegno, la docente di Storia e Filosofia Demy Mango: se il Sindaco di Lagonegro, Salvatore Falabella, ha ribadito la necessità di moltiplicare le occasioni di confronto con la cittadinanza sui temi della salute, il vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, Vincenzo Orofino, ha invitato i ragazzi a conciliare la cura del corpo con quella dell’anima.

Un appuntamento dal respiro trasversale – come testimoniato dalla partecipazione del Dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Lagonegro, Vito Carlomagno, e dell’assessore regionale alla Sanità, Cosimo Latronico – con i contributi del direttore del CROB, Massimo De Fino, e di cinque dottoresse della struttura oncologica del Vulture: Antonella Caivano, Valeria Barberio, Stefania Lapadula, Graziella Marino e Francesca Sanseverino.
I corretti stili di vita, la prevenzione, le attività di ricerca – a cominciare dagli studi innovativi sulle vescicole extracellulari – un approccio umano alla malattia e alle cure, la telemedicina: una relazione dopo l’altra, i medici del CROB hanno descritto cosa significa fare medicina nel XXI secolo in un ambiente che deve infondere speranza e fiducia nei pazienti colpiti da un tumore.
D’altra parte, le dottoresse – incalzate dalle domande e dagli interventi delle studentesse e degli studenti del Liceo linguistico e delle Scienze umane – hanno rimarcato la necessità di adottare comportamenti virtuosi che possano contrastare l’insorgere di malattie più o meno gravi.
In parole più semplici: un’alimentazione sana ed equilibrata, depurata dai cibi più grassi; un’attività fisica regolare, un no secco a tutte le forme di devianza. In più, un uso più moderato dei dispositivi digitali, dentro e fuori dalla scuola. Una questione di benessere psico-fisico, certo, ma anche il modo migliore per ricominciare a specchiarsi nel prossimo ed avere cura di sé. Che, in fondo, è il vero segreto per imparare a vivere meglio.
Foto: prof.ssa Federica Di Roma