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Letto 10 marzo 1946, le donne per la prima volta alle urne | Per la Presidente del Crpo, Perretti, bisogna ancora impegnarsi per una effettiva realizzazione di una democrazia paritaria
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10 marzo 1946, le donne per la prima volta alle urne | Per la Presidente del Crpo, Perretti, bisogna ancora impegnarsi per una effettiva realizzazione di una democrazia paritaria

USB - Ufficio Stampa Basilicata 10 Marzo 2022
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Giovedì 10 marzo 2022 – In occasione delle elezioni amministrative del 10 marzo 1946, le prime dopo la caduta del fascismo, per la prima volta, in Italia, le donne poterono votare ed essere votate, quasi trent’anni dopo le elettrici della Gran Bretagna (1918 solo per le over 30, limite tolto nel 1928), della Germania, degli Stati Uniti (1920 con limitazione di censo e alfabetizzazione), oltre mezzo secolo dopo le donne della Nuova Zelanda (1893).

La prima richiesta per il suffragio femminile fu della Commissione per il voto alle donne dell’UDI, sostenuta dalle rappresentanze dei centri femminili dei vari partiti e del comitato nazionale pro-voto, nel quale confluirono le principali organizzazioni. Le donne maggiorenni (21 anni) poterono esercitare il diritto di voto e quelle con almeno 25 anni essere elette, tranne le prostitute schedate, che lavoravano fuori dalle case.

Le amministrative del 1946 videro una partecipazione di massa delle donne (affluenza 89%). Vennero elette circa 2000 candidate e le prime sei sindache della storia d’Italia. Sarebbe seguito il referendum istituzionale con l’elezione di 21 donne alla Costituente (3,8%).

Lo ricorda in questa nota la Presidente del Comitato Regionale Pari Opportunità, Margherita Perretti, che affronta un problema non del tutto risolto.

“Nonostante la parità di genere rappresenti uno dei principi fondanti la Repubblica italiana (art.3 della Costituzione), il nostro è un Paese che presenta ancora notevoli limiti ed incongruenze sul piano del rispetto e della promozione delle pari opportunità. Il forte squilibrio che caratterizza il mondo della politica può essere visto come uno specchio fedele della società italiana: la partecipazione politica delle donne appare, infatti, limitata a tutti i livelli, e diminuisce avvicinandosi a quelli più elevati per prestigio e potere.

L’anagrafe degli amministratori locali e regionali del Ministero degli Interni, aggiornata al 9 marzo 2022, relativamente alla Basilicata presenta i seguenti dati: su 129 Sindaci e 1 commissario solo 18 sono donne (13,95%), su 1488 consiglieri comunali 458 sono donne (30,77%), mentre nelle giunte, grazie alle quote rosa, contiamo 153 assessore su un totale di 375 componenti, e la percentuale sale al 40% diventando più paritaria.

Se consideriamo i Presidenti di regione in Italia abbiamo una sola donna, e se ci focalizziamo sulla Basilicata i numeri sono davvero impietosi: in questa legislatura solo 2 Consigliere regionali e un’Assessora. E’ evidente – afferma Perretti – come la presenza femminile si restringa salendo verso le posizioni apicali, creando forti asimmetrie di genere.

A settantasei anni di distanza dall’ingresso delle donne nell’elettorato attivo e passivo, nonostante il miglioramento registrato negli ultimi anni in seguito ad alcuni interventi legislativi, – conclude Perretti – la questione di una carenza di rappresentatività e della conseguente necessità di attivare politiche di parità e di empowerment è ancora centrale e determinante ai fini della effettiva realizzazione di una democrazia paritaria“.

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