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Letto L’allarme di Confcommercio: spese più contenute per i regali di Natale
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L’allarme di Confcommercio: spese più contenute per i regali di Natale

USB - Ufficio Stampa Basilicata 5 Dicembre 2021
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Domencia 5 dicembre 2021 – L’analisi di Confcommercio: quest’anno per i regali di Natale si spenderanno in termini pro capite 158 euro rispetto ai 164 dello scorso anno

Dopo l’allarme lanciato solo qualche giorno fa da Confcommercio Potenza, il Centro Studi confederale ha diffuso un’indagine aggiornata: quest’anno per i regali di Natale si spenderanno in termini pro capite 158 euro rispetto ai 164 dello scorso anno, -8% rispetto al 2019 e oltre il 36% in meno rispetto al 2009.
A pesare sono il clima di fiducia delle famiglie in calo, la forte ripresa dell’inflazione e i rincari delle bollette.

“Bisogna fare attenzione all’indagine che, come tutte le statistiche di carattere nazionale riferite ai consumi – avverte il presidente di Confcommercio Fausto De Mare – nella nostra realtà commerciale si carica di maggiore negatività.
I segnali dei saldi recenti ce lo confermano come il clima di incertezza molto diffuso in piccoli e più grandi centri.
Motivi in più per ripetere la campagna del Natale 2020 ed invitare i consumatori a rivolgersi ai negozi di vicinato per la fiducia che hanno acquisito e che garantiscono prezzi stabili e per salvare l’economia locale”.

Le famiglie, sottolinea Confcommercio, mantengono anche nel 2021 un atteggiamento ispirato alla prudenza in merito alle intenzioni di acquisto, in conseguenza del protrarsi dell’emergenza indotta dalla pandemia da Sars-CoV-2.

 “La crescita dei consumi a Natale rischia di essere frenata dai timori per la pandemia, dall’inflazione e dai costi dei consumi obbligati.
Per rilanciare la fiducia occorre accelerare il previsto taglio delle tasse, a cominciare da Irpef e oneri contributivi a carico delle imprese”, afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commentando l’analisi.

Considerando anche i consumi di chi non beneficia della tredicesima, cioè l’area del lavoro autonomo, complessivamente la spesa media per famiglia a dicembre – inclusi affitti, bollette e utenze – si attesta a 1.645 euro, lo 0,5% in più rispetto all’anno scorso, ma ancora molto al di sotto rispetto al 2019 (-7,5%).

In totale per dicembre si stimano circa 110 miliardi di euro di spesa complessiva, 10 in meno rispetto al 2019.
Per le sole spese commercializzabili (beni e servizi) cioè alimentari, abbigliamento, mobili, elettrodomestici bianchi e bruni, computer, cellulari e comunicazioni, libri, ricreazione, spettacoli e cultura, giocattoli e cura del sé, alberghi, bar e ristoranti, la stima è di 76 miliardi, calcola Confcommercio . Nel 2020, questa spesa, fortemente correlata al benessere economico delle famiglie, era scesa a circa 66 miliardi di euro correnti.

Dall’andamento dei consumi commercializzabili nel triennio si vede come il mese di dicembre, anche nel 2020, anno caratterizzato da un periodo festivo connotato da molte limitazioni, abbia rappresentato il periodo più importante dal punto di vista dei consumi.
Le stime effettuate per il 2021 non considerano improvvisi deterioramenti del quadro pandemico. Al di là della situazione sanitaria qualche spunto di preoccupazione emerge dal versante economico.

A novembre, il clima di fiducia delle famiglie, pur attestandosi a livelli storicamente elevati, ha ripiegato per il secondo mese consecutivo. Questa situazione, se confermata nei prossimi mesi, rischia di avere ripercussioni nella parte iniziale del 2022 oltre che comprimere, seppure marginalmente, le spese di dicembre e per i regali di Natale.
Il deterioramento è correlato in buona parte al riemergere dell’inflazione la quale, per la parte inattesa, cioè quella eccedente l’1,5%-2%, potrebbe comprimere il potere d’acquisto delle famiglie, riverberandosi principalmente in una contrazione degli acquisti di beni e servizi commercializzabili. Infatti, la ripresa dell’inflazione sta colpendo in prevalenza e almeno per adesso, quei beni e servizi a cui le famiglie non possono rinunciare, cioè i cosiddetti consumi obbligati.
Nell’arco di dodici mesi si è passati da un contesto di deflazione a una variazione dei prezzi al consumo superiore al 3% (3,8% a novembre 2021). Il nuovo scenario non ha intaccato orientamenti e propensioni delle famiglie fino a modificarne i comportamenti, ma il suo protrarsi non potrà non incidere sulle scelte di consumo

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