Mercoledì 11 marzo 2020 – Abbiamo apprezzato molto il post di Carmine Carissimi, autista soccorritore del 118 Basilicata, rappresentante per la sicurezza dei lavoratori aziendale.
Pone un problema spesso ricorrente quando ci rivolgiamo al 118.
Dalla sala operativa ci fanno delle domande che sono indispensabili per avere un quadro preciso della situazione da gestire e poter utilizzare al meglio personale e mezzi.
“Quando un operatore di centrale operativa del 118 vi risponde al telefono e vi fa determinate domande – scrive su Facebook Carissimi – non vi sta facendo un interrogatorio ma un triage: intervista su quello che sta succedendo per decidere quale mezzo vi deve mandare. Se non dite la verità: dove siete stati? Da quando hai la febbre? Con chi sei stato a contatto ecc ecc ecc , se siete affetti da Coronaviru, il personale dell’ambulanza che vi verrà a soccorrere sarà sicuramente contagiato e messo in quarantena. Noi non c’è lo possiamo permettere”.
“Cerchiamo di rispettarci un pò di più”, è l’invito che giunge da chi, come tanti altri suoi colleghi, è impegnato giorno e notte a salvarci la vita. Si chiede soltanto di metterli in condizione di operare al meglio.
Per il lavoro che noi giornalisti facciamo, verifichiamo ogni giorno il lavoro che svolge tutto il personale del 118. Lavoro che tutti, ma tutti, abbiamo il dovere civile di rispettare.
Quello di Carmine Carissimi non è uno sfogo – in alcuni passaggi del suo post è stato anche più “incisivo” – ma è un invito a condividere esigenze giuste di chi è in trincea per tutelare la salute dei cittadini.
Non sono eroi. Sono persone normali che hanno però un’alta professionalità e soprattutto una totale dedizione verso chi ha bisogno.
Vanno rispettate!