Il lavoro, da diritto costituzionalmente riconosciuto a motivo di incertezze e preoccupazioni soprattutto per quelle centinaia di lavoratori e famiglie lucane alle prese con vertenze in alcuni casi annose che di certo non gli hanno permesso di trascorrere un Natale sereno.
Come sempre il cuore pulsante del settore produttivo in Basilicata è Stellantis con le aziende dell’indotto che devono fare i conti con il venir meno delle commesse da parte della multinazionale dell’automotive ed alle conseguenti cassa integrazione e a cascata cessazioni di attività.
Ne sono un esempio diverse realtà come la Pmc e la Iscot, ai cui dipendenti occorre dare immediata risposta non solo in termini di garanzia degli ammortizzatori sociali di sostegno al reddito, ma anche di politiche attive di reimpiego.
In alcuni casi alternative alla riconversione non esistono come per la Brose poiché il modulo porta, commessa unica per Stellantis, non è più previsto nei nuovi modelli del gruppo, dunque è necessaria una convergenza di azioni affinché l’attività si sviluppi su nuovi orizzonti che prevedano la tenuta occupazionale
Migliore ma non più serena è invece la condizione che si sta vivendo nella zona industriale di Tito scalo con le altrettanto note vicissitudini dei lavoratori della Smart paper. Per loro si è passati dal cambio di appalto della commessa Enel per la gestione di reclami, fatturazioni e attivazione dei contratti affidata all’Associazione Temporanea d’Imprese composta da Accenture e Datacontact alla vendita da parte del gruppo Indra, la multinazionale proprietaria della Smartpaper, alla società spagnola Teknei, dell’intero ramo di attività legate alla digitalizzazione documentale.
Assordante il silenzio arrivato dalle due società che non hanno partecipato all’ultimo tavolo convocato in regione dall’assessore allo sviluppo economico Franco Cupparo. Il 2026 inizierà con l’auspicio di nuovi e migliori scenari per tutti questi lavoratori lucani
