Lunedì 24 novembre 2025 – “In un sistema sanitario segnato da notevoli carenze e disfunzioni a essere più penalizzate sono le donne e in particolare le donne anziane”.
È quanto sostiene Giovanna Galeone, segretaria dello Spi Cgil di Potenza, che in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne sottolinea come “violenza significhi anche non garantire alle donne anziane un sistema sanitario che si prenda cura, sia inclusivo e non crei disparità.
Le donne – continua Galeone – vivono più a lungo degli uomini, però in una condizione troppo spesso gravata da solitudine e con una o più malattie croniche, in condizioni di non autosufficienza e con un alto rischio di depressione.
Le donne sono più longeve ma più malate e spesso vivono una situazione di isolamento legata a fattori ambientali, penso ad esempio alla lontananza di tanti nostri paesi dai centri di erogazione di servizi o anche a condizioni economiche più sfavorevoli, perché le donne anziane sono quelle che hanno avuto lavori meno qualificati, più intermittenti e discontinui e quindi hanno pensioni più basse. In questo contesto, la mancanza di attenzione e di programmazione di azioni proattive di prevenzione e di cura rispetto alle donne più anziane diventa di fatto un problema di esclusione sociale.
Per Galeone, anche quei servizi che sono nati dalle battaglie delle donne, come i consultori, fermano il loro intervento ad una certa età.
I consultori, infatti, di cui continuiamo comunque a denunciare lo svuotamento e lo snaturamento perpetrato in questi anni, si occupano esclusivamente di pubertà, gravidanza e parto, arrivando al massimo alla menopausa.
Dopodiché le donne, che in Basilicata hanno una speranza di vita di 84,4 anni, scompaiono nel nulla, non sono più visibili, non hanno più diritto ad essere considerate i soggetti delle cure. Analoga organizzazione è quella degli screening oncologici: quello della cervice uterina si ferma a 64 anni,quello della mammella a 74 e il colon retto a 70. bisogna impegnarsi per allargare le fasce di età.
Anche davanti a situazioni più gravi, a patologie che colpiscono le donne in modo più intimo – aggiunge la dirigente sindacale – in Basilicata si scontano ritardi e carenze. Bisogna ripensare una organizzazione dei servizi, che sia inclusiva e dia risposte adeguate.
Ci sono voluti anni di lotte perché anche in Basilicata fossero istituite le Breast Unit affinché una donna affetta da cancro alla mammella, fosse presa in carico da un centro multidisciplinare specializzato nella cura del tumore al seno, dove possano confluire i diversi specialisti (chirurghi, oncologi, radiologi e psicologi) per offrire alla donna un percorso di cura completo dalla diagnosi alla cura, alla riabilitazione, in una parola prendendosi cura di quella persona, evitandole peregrinaggi faticosi e a volte umilianti.
A tutt’oggi il percorso è irto e complicato. In Basilicata sono state istituite due breast unit, quindi punto di riferimento per gli altri centri. Ma di queste due, istituite presso il San Carlo e il Crob, soltanto quella del Crob è certificata da OECI (Organisation of European Cancer Institutes).
Quella dell’Irccs Crob è tra le tre Breast Unit del Sud Italia ad avere ottenuto questo prestigioso riconoscimento che certifica il suo essere una struttura multidisciplinare in cui la donna effettua tutto il percorso dalla prevenzione alla cura del tumore della mammella dove sono utilizzati protocolli validati che partono dalla diagnosi, comprendono la chirurgia e i percorsi di radioterapia e chemioterapia e giungono fino a considerare la riabilitazione post-operatoria, fisica e psicologica.
Per le pazienti che afferiscono alle altre strutture ancora oggi questo non avviene. Una volta operate, infatti, le donne vengono lasciate “in sospeso”, passando da uno specialista a un altro senza una guida, arrabattandosi da sole fra prenotazioni, richieste di esami e consulenze varie come se la sua salute fosse possibile spezzettarla in tante branche e non fosse una unità psicofisica.
Questo implica un girovagare di queste donne che non solo affrontano una patologia importante ma devono avere a che fare con una burocrazia enorme, oltre a un dispendio economico notevole. Problematiche che ovviamente si aggravano se ci troviamo di fronte a donne più anziane e che hanno necessitano di essere accompagnate. Tutto ciò è inaccettabile, una vera violenza nei confronti delle donne anziane.
Ecco perché – conclude Galeone – in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne come Spi Cgil chiediamo uno sguardo più accorto alla salute delle donne, giovani ed anziane, ed in particolare a quelle affette da cancro alla mammella.
Alla Regione Basilicata chiediamo un impegno concreto affinché anche la Breast unit del San Carlo, pur nel riconoscimento della professionalità di ognuno, funzioni correttamente e che si attivino percorsi di cura globale per le donne colpite da tumore al seno con ulteriori facilitazioni per le donne che vengono dai comuni più lontani.
L’obiettivo principale – conclude Galeone – è offrire un unico punto di riferimento che si occupi della salute complessiva della donna. Non possiamo più accettare che questa società sia sempre più escludente nei confronti delle persone anziane ed in particolare delle donne anziane che con il loro lavoro di cura e di produzione tanto hanno dato e, pur nel silenzio, continuano a dare a questo paese”.
Foto di copertina (Basilicata Digital Channel): Giovanna Galeone durante una manigestazione della Spi Cgil

