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Letto Araneo, Verri (M5S). Basilicata senza rotta: i numeri di Bankitalia contro gli slogan di Bardi
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Araneo, Verri (M5S). Basilicata senza rotta: i numeri di Bankitalia contro gli slogan di Bardi

Redazione 18 Novembre 2025
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Martedì 18 novembre 2025 – “Altro che “economia in tenuta”: il report di Bankitalia descrive una Basilicata ferma e senza rotta, dove manca un vero piano industriale regionale, mentre il presidente Bardi continua a dire che va tutto bene e che i dati negativi non dipendono da lui”.

Lo affermano in una nota i consiglieri regionali del M5S Alessia Araneo, Viviana Verri (foto di copertina). 

“Bankitalia è chiarissima: nel primo semestre 2025 il PIL lucano è leggermente sotto lo zero, mentre Italia e Mezzogiorno crescono, anche se di poco. L’industria arretra, trascinata dalla crisi di Stellantis Melfi e dal crollo del settore auto e dell’indotto, con la produzione di autoveicoli quasi dimezzata in un anno.

Il tasso di occupazione si ferma al 56%, oltre sei punti sotto la media nazionale, e il tasso di attività è al 59,9% contro il 67,2% dell’Italia: significa che in Basilicata lavorano e cercano lavoro meno persone, soprattutto giovani e donne.

Il tasso di disoccupazione al 6,3%, tanto sbandierato da Bardi, è dovuto semplicemente al fatto che- precisano Araneo e Verri – sono diminuite le persone che cercano lavoro, come si è ridotta anche la popolazione in età lavorativa. È spopolamento, non benessere. La Basilicata perde capitale umano e la politica regionale resta a guardare. 

Nei primi cinque mesi del 2025, secondo l’Istat, la Basilicata ha perso circa 2mila abitanti, dato che potrebbe superare le 4mila unità entro fine anno, un calo significativo su una popolazione di 533 mila persone. Il fenomeno dello spopolamento riguarda tutto il Paese, ma in Basilicata assume dimensioni più gravi: è la regione con il tasso di decrescita demografica più alto d’Italia.

Anche sui redditi il quadro è netto: il reddito disponibile cresce del 2,1%, meno della media nazionale, ma il potere d’acquisto è praticamente fermo e i consumi non ripartono. Non si tratta certo di un’economia in salute, piuttosto delle famiglie con il fiato corto.

Per questo non possiamo accettare la lettura trionfalistica che Bardi prova a dare del report. 

Era ormai evidente da anni – sostengono Araneo e Verri – che la crisi di Stellantis avrebbe trascinato giù l’intera economia lucana, perché qui tutto è stato costruito in modo fragile, senza una vera politica economica.
Abbiamo chiesto con forza di sollecitare il Governo nazionale per la tenuta della produzione a Melfi e, al contempo, sviluppare una visione chiara su nuovi investimenti, filiere innovative, riconversioni produttive, politiche industriali serie. La risposta del centrodestra è stata sempre la stessa: rinvii, annunci, tavoli senza esito. 

Sul petrolio la responsabilità è la stessa: i proventi non sono stati usati per costruire l’economia del dopo-estrazioni, ma dispersi tra spesa corrente e misure spot. Quelle risorse dovevano essere un fondo di investimenti per sviluppo, innovazione, lavoro e autonomia energetica. Ora che le estrazioni calano, emerge tutta la fragilità di queste scelte.

Gli unici segnali positivi non sono merito di Bardi. Se oggi una parte dell’economia lucana tiene, è grazie al PNRR voluto dal governo Conte – che lo schieramento di Bardi in Europa ha provato ad ostacolare – e al Superbonus, che ha rimesso in moto edilizia privata, imprese e professionisti. Senza queste misure, la fotografia di oggi sarebbe devastante invece che ristagnante.
Nel mentre, la giunta prova a salire sul carro di risultati che non le appartengono, ma continua a non dire quale sia la propria idea di sviluppo per i prossimi dieci anni o venti anni.

La nostra proposta è semplice e chiara: usare le risorse residue e ogni nuovo spazio finanziario per una reindustrializzazione verde e innovativa, per lavoro stabile e di qualità, per liberare l’economia lucana dal ricatto delle estrazioni e dalla monocultura automotive.

A Bardi non chiediamo altri slogan, ma una risposta precisa ad una domanda molto concreta: continuando così, tra cinque anni quante persone in meno vivranno e lavoreranno in Basilicata? Se non è in grado di rispondere con i numeri, vuol dire che un piano non c’è. E se la politica regionale non ha visione, è arrivato il momento di cambiare.

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