Per acquistare un ettaro di vigneto che produce aglianico doc del Vulture ci vogliono tra 25 mila e 32 mila euro. E’ questo il dato emerso dal rapporto Crea in Basilicata secondo cui per la proprietà fondiaria in regione si registra una sensibile differenza territoriale con quotazioni che vanno tra 5mila e 12mila nelle aree interne del Potentino, da 9 a 25mila euro nell’Alto Bradano e da 10 a 15 mila ad ettaro nella collina materana fino a raggiungere i 45mila euro nel Metapontino e a scendere.
Si tratta comunque di cifre che mantengono un costo ridotto rispetto alle altre zone d’Italia dalle produzioni vitivinicole di eccellenza come, ad esempio quelle del Barolo Docg, dove si parte da minimo 300.000 euro ad ettaro e in Toscana, con suoi vigneti a Brunello di Montalcino (per i quali, si va da 250.000 a 1 milione di euro ad ettaro) ma le quotazioni sono in aumento costante come riprova la difficoltà a trovare vigneti in vendita.
Tornando in Basilicata, secondo la settantacinquesima edizione dell’Indagine sul mercato fondiario”, curata dai ricercatori del Crea Politiche e Bioeconomia i terreni più quotati sono gli agrumeti del Metapontino- Materano (sino a 45mila euro l’ettaro), le drupacee del Metapontino (sino a 35mila euro). Per gli oliveti in provincia di Potenza il prezzo varia tra 7 e 10mila euro ettaro e nella collina materana si possono raggiungere i 14mila ad ettaro. Si conferma stabile anche la situazione del mercato degli affitti, con differenze significative tra le varie aree legate a molteplici fattori climatici ed economici. La domanda, sostenuta in prevalenza da giovani imprenditori e da aziende strutturate, ha visto la crescente presenza di operatori del settore delle energie rinnovabili (biogas e agrivoltaico). La fuoriuscita dal settore di agricoltori anziani ha reso disponibili, inoltre, superfici prima condotte direttamente, contribuendo così ad alimentare il mercato degli affitti.
“I risultati della 75ª Indagine del Crea – dichiara il Presidente Andrea Rocchi – confermano la stabilità del mercato fondiario, la sua solidità e la capacità di adattamento dell’agricoltura italiana, anche in un contesto complesso, segnato dalle tensioni internazionali e dai cambiamenti climatici.

