Era la notte tra l’8 e il 9 ottobre del 2021 quando la trentenne originaria di Montesano sulla Marcellana, in provincia di Salerno, Dora Lagreca precipitò dal quarto piano di un palazzo nel quartiere di Parco Aurora a Potenza. In quella mansarda si trovava con il suo fidanzato Antonio Capasso. Dopo che il cadavere di Dora veniva trovato nel piccolo giardino ai piedi dell’appartamento, Capasso era stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Sulla morte di Dora la Procura di Potenza non ha ritenuto sufficienti le prove raccolte per attribuire la responsabilità dell’accaduto all’uomo concludendo per l’ipotesi del gesto volontario o della caduta accidentale. A questa ricostruzione non ha mai creduto la famiglia di Dora che, dopo tre richieste di archiviazione e a distanza di quattro anni ha presentato un’ultima opposizione.
Tra gli elementi a sostegno delle proprie tesi gli avvocati Renivaldo Lagreca e Cristiana Coviello hanno posto all’attenzione del gip, Salvatore Pignata anche quello relativo all’uso del cellulare di Dora che – si legge nel testo dell’opposizione – dopo la sua morte, era rimasto “in possesso di Capasso”. Lo stesso dispositivo – sottolinea la difesa della famiglia Lagreca – alla luce delle risultanze tecniche è stato tracciato il giorno dopo la tragedia in una zona della città nelle vicinanze un’agenzia investigativa e un negozio di informatica. Da qui l’istanza di verificare se l’uomo avesse richiesto un intervento sullo smartphone.
Abbiamo contattato la sorella di Dora, Michela Lagreca che ha preferito non rilasciare un’intervista video ma ci ha mandato un messaggio per spiegare la posizione della famiglia. “Chiediamo – si legge nel testo – che venga rispettata la dignità e la memoria di DORA. Si è parlato sin dal primo istante di suicidio ma ci tengo a precisare che questa è una tesi a cui non abbiamo mai creduto e ad oggi nessuna delle indagini è degli accertamenti svolti ha confermato tale ipotesi anzi si escluderebbe vista l’assenza di slancio. Tengo molto anche a ribadire che tutte le indagini si sono svolte sulla “certezza” di un tasso alcolemico di 1,66 ma in realtà è emerso che il tasso alcolemico in Pronto Soccorso era di 0,59 quindi Dora NON ERA UBRIACA. Voglio che sia ridata dignità a lei che è stata ferita 2 volte, dalla morte e dalla narrazione falsa dei fatti. Oggi vogliamo ricordarla per ciò che è stata davvero: una ragazza bella, solare, piena di vita, capace di portare gioia ovunque andasse. E chiediamo ancora, a distanza di 4 anni esatti, VERITÀ. “