“La situazione del settore industriale in Basilicata è diventata drammatica. Come Cgil chiediamo al governo Bardi di aprire subito una vertenza Basilicata presso il governo nazionale, portando all’attenzione non solo l’automotive ma anche il settore delle estrazioni petrolifere, visti i gravi ritardi nei progetti no oil e l’elevato contributo energetico della Basilicata al paese, a cui si aggiunge la vicenda Smartpaper”. È l’appello lanciato dal segretario generale della Cgil Basilicata, Fernando Mega.
“Si prospetta un autunno caldo sul fronte del lavoro in Basilicata. Le grandi vertenze che investono multinazionali e importanti player si stanno estendendo a macchia d’olio. Dopo Stellantis e il settore delle estrazioni petrolifere, adesso anche Smartpaper, realtà imprenditoriale storica del Potentino, che oggi rischia di lasciare a casa oltre 300 lavoratori e lavoratrici, chiudendo le sedi storiche di Sant’Angelo Lefratte e Tito”. Per Mega “bisogna avere il coraggio e l’umiltà di prendere atto che esiste un problema occupazionale, produttivo e infrastrutturale in Basilicata, che è di una gravità senza precedenti. Tutto questo – aggiunge – alla vigilia del declino della produzione del petrolio e delle conseguente royalties su cui la Basilicata ha basato la sua spesa primaria, senza porre rimedio ai ritardi nel programma no oil. Al contempo la crisi della Stellantis di Melfi e dell’indotto si acuisce, con circa 2500 lavoratori in meno negli ultimi anni e piani industriali debolissimi. Ma è tutto il tessuto industriale della provincia di Potenza a soffrire e in dismissione. Pensiamo alla vicenda della Favorit di Tito, ai 700 lavoratori della logistica dell’area industriale di Melfi: un declino – sostiene Mega – che non può essere arginato da finte reindustralizzazioni o dalla reiterata cassa integrazione straordinaria. La stessa vertenza SmartPaper mette in evidenza tutta la debolezza delle politiche industriali finora adottate, dove l’Enel tradisce il territorio favorendo un bando di delocalizzazione che di fatto mette a rischio centinaia di posti di lavoro, e che non può essere risolta con enunciazioni populistiche fuori dal loggione di viale Verrastro.
Ormai – prosegue Mega – è consuetudine della politica “parlare e non dire”, sempre più protesa al mantenimento del consenso elettorale che alla presa di coscienza dei problemi drammatici che stanno dilaniando il tessuto produttivo e sociale della Basilicata (come i dati sui flussi migratori testimoniano), mettendo a rischio il futuro delle nuove generazioni. Chiedo a gran voce con senso di responsabilità e spirito costruttivo, lontano da polemiche partitiche e politiche e divisioni sindacali – che contribuiscono alla lacerazione del tessuto sociale in questa regione – che si prenda atto della gravità della situazione e che si apra presso il governo nazionale una vertenza Basilicata, dove tutti facciano la propria parte, da Confindustria Basilicata e le associazioni datoriali tutte, alle organizzazioni sindacali e alla politica lucana, dove maggiorana e opposizione devono contribuire a trovare soluzioni concrete alla devastante crisi economica e sociale della Basilicata, come peraltro ampiamente denunciato ad alta voce dalla Caritas. Ognuno si riappropri del proprio ruolo: il sindacato faccia il sindacato e le istituzioni si rimettano al servizio dei bisogni reali di una regione in grande sofferenza, smettendola con la propaganda politica. Le istituzioni si riapproprino del principio della terzietà, interrompendo quella catena di rapporti diretti che inquinano anche il dibattito politico e sociale. In questo calderone – conclude Mega – il rischio è che non si capisca chi deve fare cosa e le responsabilità non sono di nessuno. Si faccia squadra per contrastare questo declino e tutti insieme portiamo la vertenza Basilicata al governo nazionale”.