È stato l’annuncio di punta dell’ultima campagna elettorale del centro destra in Basilicata, probabilmente uno dei fattori che ha contributi alla rielezione di Vito Bardi in via Anzio, parliamo del bonus gas. Pensato come incentivo per le famiglie lucane, si è concretizzato in uno sconto sulla molecola gas nelle bollette in virtù di un accordo con le compagnie petrolifere che estraggono idrocarburi in regione, una sorta di compensazione per lo sfruttamento delle risorse del territorio.
Gli sconti sono arrivati sulla stima dei dati relativi al consumo storico, ovvero su quanto le singole famiglie aveva consumato nelle annualità precedenti all’erogazione della sovvenzione. Allo stesso tempo però, con l’emanazione del primo disciplinare che specificava i dettagli tecnici per richiedere il bonus, arrivava l’invito ad adottare comportamenti virtuosi; in sintesi si voleva evitare che lo sconto portasse a consumi eccessivi che andassero oltre le reali esigenze.
A circa tre anni di distanza però è arrivata una triste e onerosa sorpresa per i cittadini, soprattutto per quelli che hanno sfruttato il bonus in maniera etica. Infatti per chi ha registrato un consumo effettivo inferiore rispetto a quello inizialmente stimato e che di conseguenza ha ricevuto un contributo maggiore, le compagnie stanno chiedendo la restituzione delle somme in eccesso sotto forma di conguagli che arrivano anche a superare i mille euro.
Una condizione che sta provocando reazioni stizzite da parte dei cittadini che si sentono traditi da un sistema che chiede il saldo, è proprio il caos di dirlo, di un bonus che sta assumendo alla luce dei fatti sempre più le sembianze di una mera promessa elettorale, restituendo le criticità di un’idea seppur onesta ma strutturata evidentemente male. Ad oggi l’unica soluzione prospettata dalla Regione Basilicata è la rateizzazione in otto o dieci bollette delle somme richieste, scelta che certamente non soddisfa i cittadini alla vigilia della nuova stagione invernale.