POTENZA – Si celebrerà il 30 agosto 2025, alle ore 18,30, nel parco di Montereale, il centenario del Monumento ai Caduti, in occasione della ricorrenza del secolo trascorso dall’inaugurazione, e in concomitanza con l’avvio dei lavori di manutenzione e restauro dell’opera commemorativa.
Interverranno il Sindaco di Potenza Vincenzo Telesca, il Prefetto di Potenza Michele Campanaro l’assessore alla Cultura Roberto Falotico, Giovanna Cacudi, Soprintendente Archeologia, Belle Arti, e Paesaggio della Basilicata, lo storico, Prorettore dell’Università degli Studi di Basilicata Donato Verrastro, Gennaro Finizio per l’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia, Ermenegildo Strianese per Antea Restauri snc.
“Come Amministrazione comunale abbiamo fortemente voluto che la Città tutta potesse vivere un momento di ricordo e conoscenza rispetto a ciò che esprime e quanto rappresenta il Monumento ai Caduti per la memoria collettiva.
In premessa – prosegue l’assessore Falotico – un doveroso ringraziamento all’Archivio storico Comunale e alla sua responsabile Carmela Molinari, per le ricerche documentali che ci hanno consentito di ricostruire il percorso che cento anni fa e, da allora in poi, ha scritto la storia di quello che è un importante tributo alla memoria di coloro che diedero la vita per la Patria. Va sottolineato inoltre come con il Sindaco ci si sia adoperati per reperire e rendere disponibili i fondi affinché il restauro potesse realizzarsi.
Potremmo indicare come inizio della storia di questi blocchi di pietra, di queste stele, di queste sculture bronzee la data del 10 aprile 1919, quando il Consiglio comunale deliberò di onorare i cittadini di Potenza caduti durante la Grande Guerra, stanziando una somma di 3.000 lire. Dopo 4 anni di lavori di un’apposita Commissione si giunse a indire un concorso per la realizzazione dell’opera.
“Sarà composto da due parti, una base su cui dovranno essere riportati i nomi di 93 caduti, ed una figura o un gruppo allegorico in bronzo”, recitava il Bando.
Fu scelto come sito per la sua collocazione piazza 18 agosto, oggi piazza Vittorio Emanuele II. Significativo vedere come il popolo partecipò attivamente, promuovendo raccolte fondi, attraverso serate di beneficenza al teatro Stabile, alle quali vanno sommati anche i circa 69 dollari da potentini emigrati a Denver e i 1076 dollari da quelli trasferitisi a New York.
Il Commissario Prefettizio Antonucci, l’8 dicembre 1923, proclamò vincitore del concorso Giuseppe Garbati di Marsico Nuovo, autore del bozzetto ‘Terra Mater’ . Esattamente cento anni fa l’inaugurazione alla presenza del Re Vittorio Emanuele III e di molte autorità militari e civili anche dei paesi limitrofi.
Nel dettagliato programma si legge: “Il Re arriva alle ore 15 alla stazione inferiore e alle 15,15 è in piazza XVIII Agosto, prosegue poi per il municipio, l’orfanotrofio e museo, la caserma, è presente alla posa del tubo del grande Acquedotto del Basento. Riparte alle ore 19”.
Negli anni Cinquanta si deciderà per il suo trasferimento nell’attuale posizione, realizzato dall’impresa di Giuseppe Fasulo, nottetempo, sotto una coltre di neve, probabilmente perché l’area da sempre era stata utilizzata dall’Esercito come Piazza d’armi e perché era ormai diventata parte del centro urbano, dopo la costruzione del ponte che la collegava al nucleo storico di Potenza.
Molto c’è ancora da dire e da scoprire sui primi cento anni del Monumento, ma certamente si tratta di un’opera che nella storia del capoluogo lucano rappresenta un capitolo di grande rilievo, capace di raccontarci un po’ di quel che eravamo, di quello che siamo diventati, della capacità di essere comunità, che muovendo dal sacrificio dei nostri concittadini, passando per l’impegno di chi ha voluto onorare la loro memoria, ci conduce a oggi, ad avviare il restauro, che vuole sì riparare le rughe determinate dal trascorrere del tempo, ma che vuole soprattutto risvegliare nei cuori di tutti, quel legame, quell’affetto, quella capacità di donarsi vicendevolmente, vie privilegiate per essere autenticamente comunità” conclude Falotico.