Venerdì 22 agosto 2025 – Con una lettera indirizzata alle massime autorità regionali della Basilicata e ai dirigenti sanitari competenti i familiari di una paziente oncologica denunciano i disservizi legati al funzionamento del Centro Trasfusionale di Lagonegro.
Di seguito la lettera.
“Siamo i figli di una settantenne di Lauria affetta da PATOLOGIA ONCO – EMATOLOGICA e bisognosa di trasfusioni frequenti.
Bisogno che per mamma è un calvario poiché paziente fragile e che per noi è diventato un tormento prenotare una trasfusione a Lagonegro.
Quello che per mamma dovrebbe essere un diritto è diventata un’elemosina da chiedere in giro per la Basilicata.
Raccontiamo solo l’ultimo episodio, la goccia che ha fatto traboccare il vaso della nostra pazienza, e che ci ha portato, esasperati, a chiedere a voi un intervento.
La trasfusione va prenotata il giorno prima, lo abbiamo imparato. Giorno 8 agosto abbiamo chiamato al Centro Trasfusionale di Lagonegro per chiedere l’accesso per la trasfusione di sangue e soprattutto piastrine per il giorno dopo, a seguito di esami del sangue bassi.
Ci è stato risposto che non era possibile poiché il centro è chiuso per ferie per 9 giorni. Sabato 9 ci siamo recati al Pronto Soccorso di Lagonegro per elemosinare trasfusioni.
Dopo l’ingresso, (il decimo nell’anno), ci è stato giustamente detto che in ospedale le trasfusioni si possono fare per i casi di emergenza, e che per quelle frequenti come il caso nostro bisogna rivolgersi al centro trasfusionale. Nonostante tutto è stata comunque fatta una sacca di sangue, non di piastrine.
Il Pronto Soccorso non è mai stata la nostra prima scelta, sappiamo bene dove dobbiamo andare. Nonostante il caldo, la condizione di fragilità di mamma, siamo ritornati a casa, per rimetterci in macchina lunedì mattina per raggiungere l’ospedale di Potenza, dove non è stato fatto nulla, nonostante il basso valore e l’attesa fino alle 18,00.
E siamo così arrivati a mercoledì. La direzione del nostro viaggio della speranza si è fermata a Rionero, dove mamma è in cura e dove abbiamo sempre avuto la massima disponibilità. Però comprendete che non si possono percorrere 300 km e più per una trasfusione.
E a questo punto ci siamo chiesti e lo chiediamo a voi: abbiamo o no il diritto a essere curati? Se due sole unità (un medico e un infermiere) sono insufficienti, perché non assumere altro personale? O perché non verificare se nelle strutture, che profumatamente paghiamo, venga fatto il possibile per aiutare chi già sulle proprie spalle porta la croce della malattia o no? Se l’attenzione per il paziente sia quella dovuta, perché se è un diritto la cura è un dovere curare fino all’ultimo respiro.
Se è un servizio il Centro Trasfusioni di Lagonegro, un servizio per chi ha bisogno deve essere, e né il malato né i suoi familiari devono sentirsi dire che un giorno prima o uno dopo non cambia la situazione, perché fino a quando gli occhi del malato sono aperti la speranza non deve e non può venire meno. Se la cura è un diritto, un soggetto fragile non deve girare la Basilicata per una trasfusione che gli permette di alleviare le sue sofferenze. Se la cura è un diritto, chi amministra ha il dovere di garantirla con ogni mezzo e in ogni forma.
Ecco perché facciamo appello a voi: a voi chiediamo provvedimenti urgenti per risolvere questa incresciosa situazione che purtroppo interessa non poche persone. Non permettete che a pagare, anche la mancanza di attenzione, siano i malati.
Ringraziamo fin da ora per il vostro interesse e vi auguriamo buon lavoro”.
La nota di risposta della Direzione Generale dell’ospedale San Carlo
“Gentili Sig.ri Rita e Franco Forastiero,
desideriamo esprimere la nostra comprensione per il disagio rappresentato, ben consapevoli delle difficoltà e dell’ansia che accompagnano la gestione della salute di un familiare affetto da patologia onco-ematologica, e riteniamo assolutamente importante fornire chiarimenti tempestivi.
Preliminarmente, tuttavia, spiace prendere atto dell’invio della segnalazione ad Istituzioni ed Organi di Stampa senza preventiva interlocuzione diretta con la nostra Azienda, che avrebbe potuto prontamente fornire ogni informazione necessaria. È, conseguentemente, doveroso formulare le opportune precisazioni nella stessa modalità.
Nel merito della questione posta, è necessario sottolineare come la funzione di un Servizio di Medicina Trasfusionale, come quello dell’ospedale di Lagonegro, sia disciplinata da normative precise e non consista in alcun modo nella gestione clinica del paziente. Attività precipue sono, invece, la raccolta del sangue intero e dei suoi componenti, nonché la loro lavorazione, conservazione e distribuzione alle strutture sanitarie attraverso il Centro di riferimento regionale.
Le attività cliniche e la decisione di trasfondere un paziente, detto in maniera più esplicita, non sono di competenza del Servizio Immunotrasfusionale di un ospedale di base, ma rientrano nella responsabilità del medico curante, in questo caso lo specialista Oncoematologo, che ha in carico il paziente, che conosce approfonditamente quadro clinico e patologia e che risponde della correttezza e dell’appropriatezza della terapia.
La presenza di un medico presso il Servizio ha, quindi, una funzione di supporto alla raccolta/distribuzione degli emocomponenti e non può implicare che le trasfusioni siano effettuate direttamente senza l’intervento dello specialista di patologia, né che la responsabilità delle decisioni cliniche ricada sul medico medesimo.
La decisione di procedere con una trasfusione, infatti, non è atto banale, ma ‘atto medico’ che non può basarsi esclusivamente su un valore numerico di emoglobina, dovendo tenere conto dello stato clinico generale del paziente.
È, pertanto, solo il medico che ha in cura il paziente a poter valutare valori ematici, quadro clinico generale, sintomi, patologia di base ed eventuale presenza di altre complicazioni, anche in considerazione del fatto che le trasfusioni comportano comunque dei rischi, quali reazioni immunologiche e sovraccarico di liquidi. Solo detto medico potrà validamente valutare benefici attesi dalla trasfusione e i potenziali rischi.
Orbene, la gestione del caso in questione ha seguito proprio questa corretta logica.
Se in passato ematologi presenti presso l’ospedale di Lagonegro hanno agito diversamente per agevolare la paziente, ciò ha costituito assunzione di responsabilità al di fuori dell’iter corretto e normativamente previsto, che non può diventare prassi né, di conseguenza, essere oggetto di segnalazione.
È dirimente, in aggiunta, sottolineare che sia stata proprio la rete dei Centri Immunotrasfusionali dell’Azienda ospedaliera San Carlo a garantire la consegna degli emocomponenti necessari all’IRCCS-CROB, struttura presso la quale la paziente è in cura. Ciò testimonia l’efficacia e l’impegno del nostro Sistema a rispondere ai bisogni dei pazienti, garantendo – però – sempre la correttezza delle procedure.
Restiamo comunque a disposizione per ulteriori chiarimenti o confronti, con la massima trasparenza e spirito di collaborazione, nella ferma volontà di migliorare la capacità dell’intero Sistema di rispondere alle istanze di salute.
Il Direttore Sanitario, dr.ssa Angela Pia Bellettieri, il direttore Generale ing. Giuseppe Spera“