Riportiamo di seguito la lettera che ci ha inviato Sarah Alexia Placella, una ragazza lucana che è stata l’unica rappresentante della Basilicata a partecipare all’attraversata dello stretto di Messina lo scorso 13 luglio
“Mi chiamo Sarah Alexia Placella e lo scorso 13 luglio ho vissuto un’esperienza speciale: ho attraversato a nuoto lo Stretto di Messina, risultando l’unica partecipante proveniente dalla Basilicata.
Non vengo dal mondo del nuoto agonistico: nella mia vita ho frequentato solo due brevi corsi di nuoto, uno da bambina e uno da adolescente. Ho scelto di allenarmi da sola, seguendo un programma fornito dai coach e chiedendo solo in un secondo momento un supporto tecnico a distanza, dopo un’infiammazione alla spalla.
Nell’ultimo mese mi sono preparata ad affrontare ogni possibile difficoltà: ho nuotato nelle acque fredde di Maratea, sfidato le onde di Polignano e persino nuotato tra le meduse di Ginosa.
La traversata è stata parte di un percorso di crescita personale e professionale che ho vissuto con il coach Daniele Di Benedetti e con un gruppo eterogeneo: alcuni con esperienza, altri che non avevano mai nuotato prima, tutti uniti da un unico obiettivo, superare insieme lo Stretto.
La mia determinazione non è passata inosservata: altri partecipanti hanno apprezzato il fatto che mi sia “costruita da sola” e che abbia condiviso con loro consigli utili.
Il giorno della traversata siamo partiti da Torre Faro (Capo Peloro) e ho raggiunto la Chiesetta di Cannitello (Villa San Giovanni) in 1 ora e 25 minuti, percorrendo circa 3.700 metri.
Con mia grande sorpresa, sono arrivata per prima tra i tre del mio gruppo, un risultato che mi ha riempito di gratitudine: non tanto per la posizione, quanto per il percorso che mi ha portata fin lì.
All’arrivo, però, non ho provato la gratificazione che mi aspettavo: non ero stanca, quasi come se fosse stata una passeggiata. Solo dopo ho compreso il vero senso di questa sfida: la vittoria non è stata attraversare lo Stretto, ma vivere tutto il percorso di preparazione, dedizione, sacrifici e condivisione con il gruppo.
La sensazione più intensa che porto con me è quella di lasciarmi scivolare tra le onde, osservando i colori del fondale cambiare mentre i raggi del sole illuminavano la profondità degli abissi”.