Martedì 5 agosto 2025 – Sono trascorsi trentasette anni da quando, la sera del 23 marzo del 1988, Luca Orioli e Marirosa Andreotta furono trovati morti nel bagno dell’abitazione della ragazza.
Sono trentasette anni che Olimpia Fuina, madre di Luca, continua la sua battaglia affinchè sia fatta giustizia, convinta com’è che i due ragazzi siano stati uccisi.
Non fu morte accidentale come ancora oggi si vuole far credere. Olimpia Orioli, e non solo lei, ne è convinta anche se tutti i suoi tentativi di far emergere la verità sono stati vani per tutta una serie di motivi, primo fra tutti indagini lacunose, perizie false, tentativi di depistaggi.
L’aspetto più vergognoso di questa scandalosa vicenda giudiziaria è il non aver disposto l’autopsia sui due cadaveri trovati nell’abitazione di Andreotta.
Per questi motivi, dopo l’ennesimo rigetto della Procura di Matera di riaprire le indagini, Olimpia Fuina, per il tramite dle suo avvocato Antonio Fiumefreddo del foro di Catania, ha presentato istanza alla Procura Generale di Potenza affinchè avocasse a sè le indagini.
«La richiesta di avocazione – spiega l’avvocato Fiumefreddo – si fonda sulla necessità di porre fine a oltre tre decenni di silenzi istituzionali, perizie manipolate, testimonianze mai escusse, intercettazioni ignorate e incongruenze investigative mai risolte. Due decessi che si sono voluti far passare per suicidio o incidente, ma è chiaro, e non solo per noi, che si tratta di un duplice omicidio».
La verità non è emersa perchè, secondo il legale, atti istruttori non sarebbero mai stati compiuti o approfonditi in modo adeguato: tra questi, l’acquisizione dei tabulati telefonici del 23 e 24 marzo 1988, l’escussione di 28 testimoni ritenuti chiave, la riesumazione dei corpi con moderne tecnologie medico-legali (body scan) e una perizia comparativa sui corredi fotografici originali e ufficiali, per verificare eventuali manomissioni della scena del crimine.
In tema di perizie, nell’istanza di avocazione delle indagini, l’avvocato Fiumefreddo fa riferimento anche alla prima dell’ing. Sante Valecce per la quale si ipotizzò il falso. Tutto fu archiviato per decorrenza dei termini.
«Non si può continuare a fingere che tutto sia già stato chiarito – afferma Olimpia –. Le omissioni, i depistaggi e i silenzi non possono essere l’ultima parola sulla morte di due giovani. Lo Stato non può continuare a tacere, non può essere complice dell’oblio».
Da qui la richiesta a firma dell’avvocato Fiumefreddo rivolta alla Procura Generale di Potenza di valutare se esistano i presupposti per avocare a sè l’indagine «alla luce delle gravi lacune nell’operato della Procura distrettuale di Matera che – si precisa – ha rigettato più volte le richieste istruttorie, nonostante le risultanze scientifiche di morte violenta già accertate dalla perizia Umani Ronchi del 1994 e non solo».
Foto di copertina: Luca Orioli e Marirosa Andreotta