Lunedì 4 agosto 2025 – Nel primo semestre 2025 in Basilicata le ore di ammortizzatori sociali erogate hanno registrato un incremento di più 206 per cento rispetto al primo semestre 2024.
A riferirlo è la Uil che ha condotto una rielaborazione su scala regionale dei dati Inps.
In dettaglio: le ore concesse sono state 12,5 milioni rispetto ai 4 milioni di ore dello stesso periodo del 2024.
Le ore di cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria) sono state 11,4 milioni con un incremento del 313,5 per cento e le ore di cig ordinaria 1,1 milioni (in questo caso con una diminuzione del 20,2 per cento).
E’ la provincia di Potenza che registra la stragrande maggioranza di ricorso agli ammortizzatori sociali con 11,7 milioni di ore mentre in quella di Matera 658mila ore.
“Sono dati allarmanti e al netto degli effetti che deriveranno dall’applicazione dei dazi in Usa”: è il commento del segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli che aggiunge: “sono anni che il mercato del lavoro evidenzia crescenti segnali di fragilità strutturale.
Fattori quali le profonde trasformazioni tecnologiche, la riconfigurazione delle filiere produttive e le conseguenze di crisi aziendali, sia endogene che esogene, tra cui quelle di carattere geopolitico, hanno accentuato le vulnerabilità del sistema occupazionale a livello nazionale e regionale.

In questo contesto, – prosegue Tortorelli – il ricorso agli ammortizzatori sociali è divenuto uno strumento sempre più frequente e necessario per la gestione delle transizioni occupazionali e per la tenuta sociale del Paese.
Misure come la Cassa Integrazione Guadagni (CIG), il Fondo di Integrazione Salariale (FIS), i Fondi di solidarietà bilaterali e la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI) – afferma Tortorelli – assumono, oggi più che mai, un ruolo cruciale nel contenimento delle crisi aziendali e nella tutela del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti in situazioni di sospensione o cessazione dell’attività produttiva.
Alla luce di questo scenario, occorre porre particolare attenzione al ruolo strategico che le politiche attive del lavoro, i percorsi di formazione, le strategie di riqualificazione e le politiche industriali, possono (e devono) svolgere per affrontare le transizioni occupazionali in un contesto economico e produttivo in rapida trasformazione e ancora fortemente debole.
Servono interventi concreti più investimenti e occasioni di lavoro stabile e dignitoso. Invece, continuano a prevalere i contratti a tempo determinato e i part time: su 3750 nuove entrate nel lavoro in questa stagione estiva, come conferma Unioncamere, solo il 18 per cento delle assunzioni sarà a tempo indeterminato o in apprendistato, mentre l’82 per cento riguarderà contratti a termine. Dunque – sottolinea il segretario Uil – la qualità del lavoro resterà scadente e i giovani, spesso sottopagati, continueranno a lasciare la regione”.
Gli ultimi dati diffusi dall’INPS, e rielaborati dalla UIL, offrono un quadro aggiornato degli 307.000 lavoratrici e lavoratori ammortizzatori sociali richiesti dalle aziende nel I semestre del 2025: i segnali di difficoltà produttiva si moltiplicano.
Dal punto di vista territoriale, il 59% del totale delle ore autorizzate ha riguardato le imprese del Nord Italia, con oltre 184 milioni di ore. La Lombardia si conferma la regione con il ricorso più intenso agli ammortizzatori (57,2 milioni di ore), seguita da Piemonte e Veneto (entrambe intorno ai 39 milioni). Si rilevano significativi aumenti in quasi tutte le regioni, con in testa il Molise (+244%) e la Basilicata (+206,2%), nonché in 69 province, tra cui spiccano Campobasso (+1.255,4%), Cuneo (+347,1%), Asti (+289,4%), Potenza (+280,2%) e Pescara (+253,1%).
Tale dinamica – prosege Tortorelli – riflette un contesto di crisi diffusa che, accanto a difficoltà temporanee, evidenzia anche segnali strutturali preoccupanti, come dimostrato dall’incremento delle richieste di Cassa Integrazione Straordinaria.
Nei primi mesi del 2025 (I bimestre 2025) cresce anche il numero di beneficiari di Naspi per complessive 1,3 milioni di persone, in aumento del 4,3% rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Alla luce di questo scenario, occorre porre particolare attenzione al ruolo strategico che le politiche attive del lavoro, i percorsi di formazione, le strategie di riqualificazione e le politiche industriali, possono (e devono) svolgere per affrontare le transizioni occupazionali in un contesto economico e produttivo in rapida trasformazione e ancora fortemente debole.