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Costi energia, rischio deindustrializzazione. Somma: “Le soluzioni non possono più attendere”

"Quella energetica è un’emergenza molto grave per la nostra industria che non può più essere ignorata. Confindustria ha lanciato da tempo questo allarme"

Redazione Web 3 Luglio 2025
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Giovedì 3 giugno 2025 – “Quella energetica è un’emergenza molto grave per la nostra industria che non può più essere ignorata. Confindustria ha lanciato da tempo questo allarme.
La conferma arriva, da ultima, dalle recenti parole del responsabile Europa di Stellantis, Imparato, sui rischi di andare dritti verso un dramma industriale, proiettandoci verso una crisi sempre più profonda della nostra industria automobilistica.
Una crisi, che in assenza di soluzioni, è destinata a diventare irreversibile. Ma il problema dei costi energetici è un forte freno alla competitività delle imprese italiane e lucane di tutti i settori e inevitabilmente si aggrava in uno scenario internazionale già di sé molto complesso”.

E’ quanto dichiara il Presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma (foto di copertina), che spiega:

“L’Europa ha una grande responsabilità e il nostro Paese ne è doppiamente danneggiato, sia per effetto di una transizione ecologica imposta per legge ma non sostenuta da una reale domanda, sia per l’inadeguatezza della politica energetica comunitaria che non tiene conto dei divari di competitività tra i Paesi membri, in particolare per le industrie ad alta intensità energetica e le piccole e medie imprese”.

Confindustria ha avanzato delle proposte molte concrete, che contemplano interventi di medio termine ma anche soluzioni in grado di incidere in maniera più sistemica. 
Tra queste, – precisa Somma – la necessaria riforma del mercato elettrico per disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da fonti rinnovabili da quello del gas, al fine di ridurre i costi energetici per le imprese europee. I
Il meccanismo attuale penalizza le fonti rinnovabili e ne vanifica il beneficio di essere meno costose. Servono, quindi, misure strutturali e strumenti europei per garantire un accesso all’energia ad un prezzo equo in tutti gli Stati membri.
Ma è soprattutto su un vero approccio olistico che si gioca la partita più importante per una transizione giusta.
Per Confindustria è poi necessario rivedere il sistema di scambio di quote di emissione ETS, per ridurre l’onere sulle imprese e preservarne la competitività.

“Gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione – aggiunge il presidente Somma – vanno necessariamente conciliati con i tempi dell’industria, se non vogliamo correre il rischio di spazzare via interi settori”.

La Commissione europea ha recentemente adottato una nuova disciplina per gli Aiuti di Stato per consentire agli Stati membri di promuovere lo sviluppo dell’energia pulita, della decarbonizzazione industriale e delle tecnologie pulite.
“E’ un risultato importante, ma bisogna accelerare su tutto il resto, in particolare per un Paese qual è l’Italia, in cui gli spazi fiscali per gli Aiuti di Stato sono assai risicati”.

Anche il Governo deve fare la propria parte.
“Se c’è consapevolezza della gravità del problema, – afferma Somma – non si può indugiare: l’Italia parte da una condizione di assoluto svantaggio rispetto agli altri Paesi UE.
Occorre  un piano energetico strutturale che contempli anche il nucleare di nuova generazione e, nel frattempo, vanno messi in campo interventi immediati e mirati a sostegno di tutte le tipologie di imprese e dei distretti industriali per la riduzione degli oneri di sistema.
C’è ancora da fare sul campo della sburocratizzazione e della velocizzazione degli iter autorizzativi relativi agli impianti energetici”.

“Il nodo dell’energia – conclude Somma – rimane cruciale anche per le imprese, come dimostra anche l’alto tiraggio sul territorio di buone misure come quella per l’efficientamento energetico messa in campo dalla Regione Basilicata.
Ma è sempre più urgente una strategia italiana dentro una strategia europea che non si limiti a rincorrere gli obiettivi ma individui anche strumenti, modalità e tempi per non rimanere travolti da una transizione che a queste condizioni non può essere gestita né sostenibile”.

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