Domenica 1 giugno 2025 – Pochi ricordano che in Basilicata il 6 giugno del 1985 si tenne il referendum sull’abolizione della scala mobile.
Lo ricorda Pietro Simonetti del Cseres.
Si votò il 6 giugno e nella regione vinse il si con 158.349 voti pari al 50,16% contro 157.380 voti, 49,84% del no Voto, il 69,57 degli aventi diritto.
A livello nazionale vinse il no per il ripristino del meccanismo della contingenza abolito dal governo Craxi con un decreto.
A determinare il risultato elettorale di una lunga battaglia elettorale e non solo furono le regioni del nord, a partire dalla Lombardia.
Nelle Regioni del sud vinse il si.
Si trattò di una lunga vicenda segnata dalla divisione e rottura dell’unità sindacale con Cisl e Uil schierate per la abolizione delle meccanismo della contingenza che salvaguardava i salari gli stipendi e le pensioni dall’aumento del carovita e dell’inflazione.
La data del 1985 con il risultato del referendum segnò in modo drammatico l’inizio di una fase, portata avanti dal Governo Craxi, pieno di riforme e di misure contro le conquiste contrattuali degli anni settanta del lavoratori italiani e di norme e vincoli che aprirono la strada all’aggravante delle condizioni salariali, contrattuali con una forte incidenza sulla gestione del mercato del lavoro con l’inizio della precarizzazione e limitazione dei diritti.
Questa linea governativa e dei datori di lavoro e’ durata anni fino a sfociare dell’abolizione, da parte del Governo Renzi, di importanti norme dello Statuto del lavoratori ed il particolare sul tema dei licenziamenti ingiustificati e reintegro definitivamente monetizzati.
Le modifiche intervenute misero in discussione anche la natura dei contratti a termine, la loro durata, la quantità del salario e degli istituti che regolavano i rapporti di assunzione.
Il blocco dei salari e delle pensioni, la precarizzazione, l’uso selvaggio dei contratti a termine, le condizioni di sicurezza e di lavoro sono l’esito concreto della sconfitta nel referendum e delle politiche perseguite successivamente e tutt’ora.
Si tratta di una vicenda che va ricordata anche in relazione allo svolgimento dei prossimi referendum di giugno che sostanzialmente tendono a recuperare diritti contrattuali e di legge per migliorare la condizione del lavori, del salario e dei contratti e per la civiltà dell’integrazione degli immigrati.
Lo scenario in atto da parte del governo, della stessa Cisl e’ quello di invitare al non voto.
Una strategia per cancellare la partecipazione e la modifica delle attuali gravi condizioni occupazionali, salariali ed il precariato.
L’esperienza del 1985 in Basilicata, e non solo, insegna che è possibile ottenere risultati positivi di partecipazione al voto e per l’esito con la mobilitazione di tutte le forze democratiche che credono nella attuazione della costituzione e nel progresso.
Nel 1985:furono creati comitati di base unitari nei luoghi di lavoro, nei Comuni, nelle scuole, nei centri culturali.
Si aprì un vasto mondo che superò per estensione i gruppi dirigenti e gli iscritti di partiti, sindacati, organizzazioni professionali e culturali per diventare una larga comunità in lotta che incise molto.
Il risultato venne raggiunto.