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Che fine ha fatto il progetto EPIBAS? Se lo chiedono Alessia Araneo, Viviana Verri (M5S)

Nella terra che ospita il più grande giacimento petrolifero d’Europa, manca un’indagine epidemiologica seria e costante

Redazione Web 4 Marzo 2025
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Martedì 4 marzo 2025 – Come ormai risaputo, la questione sanità è al centro delle preoccupazioni della comunità lucana, meno, forse, al centro dell’agenda della maggioranza che governa la regione.
La discussione avviata sul tema sanità ― che, a ragion veduta, si focalizza principalmente sulla carenza del personale sanitario e sulle liste d’attesa ― sembra lasciare sullo sfondo una questione per noi di prioritaria importanza, ossia quella legata alla prevenzione.
Una buona offerta sanitaria non può prescindere dal monitoraggio e dalla prevenzione, vieppiù in un territorio, come quello lucano, solcato da processi industriali, legati alle attività estrattive, altamente impattanti.
Lo affermano le consigliere regionali del M5S, Alessia Araneo e Viviana Verri che per questo motivo hanno interrogato il presidente Bardi e la sua Giunta “per sapere che fine abbia fatto il progetto EPIBAS. Correva, infatti, l’anno 2014 quando la Regione prevedeva la realizzazione di un Centro di Medicina Ambientale (CMA), con valenza interdipartimentale e pienamente integrato con tutto il sistema sanitario regionale mediante l’ausilio di personale altamente qualificato e delle più avanzate tecnologie in materia di screening di popolazione e di medicina personalizzata.

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Alessia Araneo, Viviana Verri

Per il perseguimento di questo obiettivo, – ricordano Araneo e Verri – era stato previsto uno specifico capitolo di spesa per il “Programma di investimenti per il centro di medicina ambientale”, quale specifica struttura di altissimo profilo professionale e di ricerca che potesse diventare punto di riferimento, anche a livello nazionale, nello studio multidisciplinare in ambito Salute e Ambiente.

Contestualmente, con DGR 320/2016, la Regione – ricordano ancora le consigliere pentastellate -approvava la proposta della fondazione Basilicata Ricerca Biomedica (BRB) per avviare una “Indagine epidemiologica nel territorio della Regione Basilicata” e con specifica DGR 1545/2016 è stato stipulato lo schema di convenzione tra Regione Basilicata e Fondazione BRB.
La Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica e l’Azienda Sanitaria di Potenza proponevano un modello regionale integrato di ricerca e assistenza nelle aree di particolare complessità ambientale, applicato inizialmente in Val d’Agri, ma estendibile anche ad altre aree sottoposte a criticità ambientali.

Successivamente,  proprio nell’ottica di estendere l’indagine epidemiologica alle zone interessate da processi industriali collegati alle attività estrattive, attraverso un accordo tra l’Azienda Sanitaria di Matera e la Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica, la sorveglianza sanitaria veniva prevista anche per i cittadini residenti nella frazione Pisticci Scalo, ricadente nell’area della Valbasento, dove vengono trattate le acque reflue provenienti dal Centro Oli di Viggiano.

In particolare, il progetto EPIBAS Val d’Agri – precisano Araneo e Verri – nasceva per potenziare le politiche di tutela della salute dei cittadini, con particolare riferimento alle patologie emergenti correlate ai fattori ambientali, nonché per monitorare l’impatto sanitario del COVA nella zona della Val d’Agri  e nelle aree interessate da processi industriali collegati alle attività estrattive.

Il progetto EPIBAS, nello specifico, prevedeva di “arruolare” 1000 soggetti nell’area di interesse e di valutare il campione oggetto di studio tramite la ricostruzione della storia anagrafica di tutti gli individui residenti, il loro successivo follow-up e la stima dei rischi di malattia e di mortalità tramite i dati dei flussi correnti di dati sanitari.

In occasione dello studio, si sarebbe dovuta raccogliere anche un’aliquota di un campione biologico e conservare, quest’ultima,  presso una biobanca, con lo scopo di effettuare successive indagini molecolari.
Un progetto, in definitiva, ambizioso e indispensabile per tutto il territorio lucano, a vario titolo interessato da strutture e processi inquinanti.

Come quasi tutte le buone intenzioni, tuttavia, anche quest’ultima sembra aver lastricato la via dell’inferno dell’inerzia.
Un’inerzia politica – denunciano – che ha paralizzato la nostra regione, rendendola una terra da cui estrarre valore, senza generarlo. Una terra che ha dato e che continua a dare, ma che non riceve.
Non solo non riceve servizi, ma neanche un dato di monitoraggio epidemiologico serio e costante, come un Paese civile suggerirebbe.
Per questo abbiamo chiesto alla giunta regionale se sia stato realizzato il Centro di Medicina Ambientale, per cui era stato previsto anche un capitolo di spesa; che fine abbia fatto il progetto EPIBAS Val d’Agri; eventualmente, dove siano conservati i campioni prelevati e se sia stata effettuata ricerca sui medesimi.

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