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Letto Impedito ad un ragazzo down di usare il bagno. E’ accaduto in un bar a Matera. “Un episodio increscioso e doloroso di discriminazione”
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Impedito ad un ragazzo down di usare il bagno. E’ accaduto in un bar a Matera. “Un episodio increscioso e doloroso di discriminazione”

Si è visto negare l’accesso al bagno con una richiesta assurda: utilizzare il bagno solo dopo aver fatto quattro scontrini di acquisto

Redazione Web 29 Dicembre 2024
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Domenica 29 dicembre 2024 – La signora Rossella Centrone, con una nota, ha denunciato quello che definisce “un episodio increscioso e doloroso di discriminazione” avvenuto nel Gran Caffè, in piazza Vittorio Veneto a Matera, ad un ragazzo con sindrome sindrome di Down.

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Cosa è accaduto?
“Il 23 dicembre 2024, un ragazzo con disabilità, Antonio Pio, 26 anni, affetto dalla sindrome di Down, – racconta la signora Centrone – è stato umiliato in un modo che non può passare inosservato.
Il ragazzo, accompagnato dalla madre, Silvia Nigro, fisioterapista in pensione di 64 anni, si è visto negare l’accesso al bagno del caffè, con una richiesta assurda: utilizzare il bagno solo dopo aver fatto quattro scontrini di acquisto.
Silvia, che con grande amore e dedizione assiste il figlio, – prosegue la signora Centrone – si è trovata a dover affrontare una situazione surreale, in cui una semplice esigenza fisiologica è stata trasformata in un motivo di discriminazione.
Antonio Pio, visibilmente imbarazzato e in difficoltà, si è trovato di fronte a una barriera che non avrebbe mai dovuto esistere: il diritto di una persona con disabilità di accedere ai servizi, eppure in quel momento è stato messo in discussione, tutto per una pretesa incomprensibile da parte di chi gestisce quel locale.

Ciò che rende ancora più grave l’incidente – denuncia la signora Centrone – è l’atteggiamento delle persone coinvolte. La richiesta di fare quattro acquisti per poter accedere al bagno è una vera e propria umiliazione, soprattutto considerando che Antonio Pio è un ragazzo che, come molti altri con disabilità, ha necessità immediate e non può essere costretto ad aspettare o a compiere atti che non hanno alcun senso in un contesto del genere.

Silvia, madre di Antonio Pio, ha raccontato che la situazione si è trasformata in un momento di grande angoscia. Mentre cercava di spiegare la condizione del figlio e il suo bisogno di accedere al bagno in modo urgente, si è trovata di fronte a un muro di indifferenza e mancanza di umanità. La risposta della persona dietro al banco è stata rigida, quasi come se si trattasse di una politica aziendale, senza alcuna considerazione per le difficoltà legate alla disabilità.

Quello che è accaduto al Gran Caffè di Piazza Vittorio Veneto – afferma la signora Centrone – è un esempio di come ancora oggi, nella nostra società, permangono barriere che vanno oltre quelle fisiche.
La discriminazione, la mancanza di sensibilità e di educazione verso le persone con disabilità sono piaghe che non si possono ignorare. I
Il caso di Antonio Pio ci richiama a una riflessione collettiva: dobbiamo lavorare affinché tutte le persone, indipendentemente dalle loro difficoltà fisiche o mentali, possano godere dei medesimi diritti, a partire da quello di accedere ai luoghi pubblici, come un caffè, senza doversi giustificare o subire trattamenti discriminatori.

Silvia Nigro ha deciso di denunciare pubblicamente quanto accaduto, “oggi, vogliamo fare un’ulteriore denuncia, – precisa – affinché situazioni simili non si ripetano mai più, non solo per difendere i diritti di mio figlio, ma anche per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni riguardo alla necessità di un cambiamento culturale e sociale profondo. In una società che si definisce civile”, continua la Nigro, “ogni forma di discriminazione e maltrattamento deve essere condannata senza indugi.
La disabilità non è un ostacolo, ma una condizione che merita rispetto e dignità. È urgente che tutti i locali pubblici siano adeguatamente formati e preparati per accogliere le persone con disabilità, garantendo loro pari opportunità di accesso a tutti i servizi.”.

L’episodio che ha coinvolto Antonio Pio e sua madre Silvia non può essere archiviato come un semplice disguido. Si tratta di un atto di maltrattamento che va oltre l’inciviltà e tocca il cuore della nostra società, mettendo in discussione la nostra capacità di accogliere e rispettare le diversità.
La denuncia di Silvia è il primo passo per rompere il silenzio e promuovere un cambiamento. L’auspicio – conclude la signora Centrone – è che situazioni simili vengano trattate con la serietà che meritano, affinché nessuno, mai più, debba vivere un’esperienza così dolorosa e umiliante”.

Il titolare del bar – ha dichiarato all’Ansa – non ha negato il fatto ma ha precisato che il bagno del bar era stato utilizzato da numerosi altri turisti e che il diniego è stato necessario perché il personale era impegnato a servire i clienti al bancone del bar e non poteva più tenere in ordine i servizi igienici.
Il problema della carenza di servizi igienici nel centro di Matera, di fronte ad un gran numero di turisti – ha aggiunto – deve essere affrontato dall’amministrazione comunale”.

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