Mercoledì 18 dicembre 2024 –Il 12 dicembre scorso, il GUP Lucio Setola del Tribunale di Potenza ha disposto il rinvio a giudizio di Angelo Salinardi, ex vice sindaco di Ruoti, accusato di stalking, atti persecutori e calunnia nei confronti della già sindaca Anna Maria Scalise e di altre figure istituzionali.
L’udienza preliminare di novembre aveva visto il rinvio a giudizio di altri 12 coimputati, mentre Scalise, l’attuale sindaco Franco Gentilesca e il Comune di Ruoti si sono costituiti parte civile, manifestando la loro volontà di combattere le vessazioni subite.
Nel darne notizia, Anna Maria Scalise, vittima di Salinardi e company, percorre la triste vicenda sulla base di quanto disposto dal Gip.
Le accuse rivolte a Salinardi e al gruppo dei dodici coimputati comprendono, tra gli altri, i reati di atti persecutori, diffusione di comunicati stampa diffamatori, calunnie e una vera e propria campagna denigratoria nei confronti di Scalise, Gentilesca e dell’attuale Commissario di polizia, Pasquale Di Tolla.
Il fine di tali azioni – come si evince dall’ipotesi accusatoria – sarebbe stato quello di screditare i due amministratori e ostacolare e paralizzare l’attività politica del comune. Salinardi ed i suoi adepti riempiranno la Sindaca di denunce, risultate tutte infondate, con l’obiettivo di farla arrestare e delegittimarla “la devo uccidere, deve stare 20 anni in tribunale!”, tentando di far passare l’ex sindaca come un nemico pubblico.
Si parla di una vera e propria campagna di discredito orchestrata per minare la credibilità della sindaca e di altri amministratori.
La vicenda – ricorda Scalise- affonda le radici nel comizio finale della campagna elettorale del giugno 2017, in cui Angelo Salinardi era candidato con la capolista Anna Scalise, da lui designata. Il discorso di Salinardi è rimasto impresso nella memoria collettiva non solo per il suo impatto elettorale, ma per le dichiarazioni che fecero scalpore anche in ambito nazionale. Con parole che risuonarono come una sfida, Salinardi affermò che avrebbe continuato a governare “Continuerò a fare il sindaco, vicesindaco, ma sindaco di fatto».
Un’affermazione audace che, sebbene non avesse trovato immediata risposta della candidata Sindaca, rivelò presto, ad elezione avvenuta, il suo vero significato.
La neo sindaca Scalise per la sua volontà di amministrare nel segno del bene comune e per essersi opposta a comportamenti discutibili, dovette sin da subito fronteggiare un clima di velate intimidazione e minacce.
Salinardi, potentissimo notabile locale con una lunga carriera politica e imprenditoriale soprattutto nel settore della logistica, era stato sindaco di Ruoti per due mandati consecutivi. Proveniente da una «dinasty» familiare, alternandosi ininterrottamente dal 1973 (salvo brevi eccezioni) sulla poltrona di primo cittadino tra lui e i suoi fratelli. Quest’ultimo sin da subito mise in atto quanto detto nel comizio di chiusura della campagna elettorale ed iniziò ad esercitare pressioni sulla nuova sindaca che dovette difendersi dal suo stesso mentore.
Anna Maria -come emerge dalle indagini della Procura – cercò di riformare l’amministrazione, ma si trovò di fronte a intimidazioni e minacce da parte di Salinardi e del suo “crime ring” che hanno provato a distruggere la sua reputazione attraverso calunnie e dossieraggi, arrivando a pedinare lei ed i componenti della sua famiglia, oltre a diffondere notizie false per screditarla, avviando così una vera e propria macchina del fango.
La situazione degenerò in seguito all’aggressione verbale di Salinardi contro il segretario comunale, scelto dalla Scalise, Maria Lucia Calabrese; situazione che portò la Scalise a destituire Salinardi dal ruolo di vice sindaco. Ciò acuirà ulteriormente i loro rapporti, sfociando in un ribaltone politico. Una serie di comportamenti di Salinardi e di altri consiglieri indurranno la Scalise a denunciarli.
L’indagine avviata scosse l’opinione pubblica nel febbraio del 2022, portando all’arresto 16 persone, tra cui l’ex vice sindaco Angelo Salinardi, tra i consiglieri comunali il vigile del fuoco Angelo Faraone e Rosario De Carlo, l’addetto stampa della Provincia Luigi Scaglione, il brigadiere capo dei carabinieri Davide Maletesta, rivelando un sistema di corruzione e collusioni tra pubblici ufficiali e imprenditori.
Durante le varie udienze, Salinardi ed i suoi avvocati hanno avanzato la richiesta di trasferire il processo a Catanzaro, motivandola per presunti conflitti di interesse legati alla figura del segretario generale della Provincia di Potenza, Giovanni Conte, all’epoca dei fatti giudice onorario (poi destituito dalla carica dal Consiglio Superiore della Magistratura), e secondo loro figura centrale nell’organizzazione della macchina del fango contro la Scalise.
Richiesta respinta nuovamente. come già avvenuto dalla Cassazione nel gennaio 2023, confermando la tenuta del processo nel tribunale di Potenza.

Anna Scalise ha anche annunciato l’intenzione di presentare ulteriori denunce contro Salinardi per le affermazioni diffamatorie che continua a diffondere, nonostante il suo stato di imputato in un processo penale.
La vicenda ha sollevato anche interrogativi etici, come evidenziato dalla polemica sull’opportunità del conferimento di premi nella comunicazione, al giornalista Luigi Scaglione, addetto stampa della Provincia di Potenza, coinvolto nel caso e rinviato anche lui a giudizio per stalking e diffusione di articoli di stampa per screditare un sindaco donna.
Né va sottaciuta l’opinione dei cittadini sbalorditi dalle notizie emerse sempre da questa indagine, dei rapporti tra l’imprenditore Salinardi e diversi magistrati “amici” costretti a giustificare regalie ricevute dallo stesso.
Le azioni dei magistrati sono ora sotto la lente del Consiglio Superiore della Magistratura, sollevando gravi interrogativi non solo sull’integrità del sistema giudiziario, ma anche sulle dinamiche di potere che continuano a permeare la politica.
Mentre la fiducia dei cittadini nella giustizia vacilla, questi rinvii a giudizio di individui un tempo considerati intoccabili – afferma Scalise – rappresentano un raggio di speranza.
La possibilità di vedere i potenti chiamati a rispondere delle proprie azioni potrebbe incentivare le vittime a trovare il coraggio di denunciare le proprie esperienze di prepotenza e abuso, contribuendo così alla creazione di una società più equa e giusta.
È necessario, però, che questo slancio non si esaurisca in singoli casi isolati, ma si traduca in un cambiamento sistemico che rafforzi la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Solo così potremo costruire un futuro in cui la giustizia non sia un privilegio per pochi, ma un diritto di tutti.
Questa situazione rappresenta non solo una battaglia personale, ma un simbolo della lotta per la giustizia, per il rispetto dei diritti di tutte le donne che si trovano a fronteggiare le ombre del potere, è un invito a non tacere di fronte all’ingiustizia e a promuovere un futuro in cui la dignità e il rispetto siano principi fondamentali.
Oggi possiamo affermare che se Anna Maria, candidata sindaca nella stessa lista del suo mentore, fosse scesa dal palco al momento in cui Salinardi dichiarava “Continuerò a fare il sindaco, vicesindaco, ma sindaco di fatto”, non avrebbe mai potuto svelare e smantellare un sistema opprimente, ispirando un risveglio collettivo.