Martedì 22 ottobre 2024 – Solo da qualche settimana i cittadini di Basilicata hanno avuto il piacere, dopo tre anni, di conoscere, attraverso gli schermi televisivi, l’amministratore Unico di Acquedotto Lucano, l’ingegnere Alfonso Andretta.
Lo afferma il presidente di Adoc Basilicata, Canio D’Andrea.
“La nomina dell’amministratore unico e del direttore generale,- prosegue D’Andrea – finora, sono sempre state appannaggio della politica.
Con la nomina dell’ingegnere Andretta, per la prima volta, avevamo sperato, essendo lui un tecnico, che fosse stata individuata la persona giusta al posto giusto. Ma ci siamo dovuti, per quanto accaduto nel frattempo, ricredere.
L’Amministratore Unico, nei tre anni del suo mandato, ha incontrato i consumatori e le associazioni che li rappresentano una sola volta senza ascoltare mai le istanze degli utenti, che poi – denuncia D’Andrea – sono quelli che sostengono economicamente AQL attraverso il pagamento delle fatture, risultando sempre assente ingiustificato.
Andretta, nel frattempo, ha nominato un direttore generale, il dottor Andrea Volpe, proveniente dall’Acquedotto Pugliese e che quindi, si presumeva, anche lui persona molto esperta. Ma il dottor Volpe dopo qualche mese si è dimesso per motivi personali.
I maligni dicono che queste dimissioni sono dovute al fatto che il dottor Volpe una volta presa coscienza dello stato di salute di Acquedotto Lucano ha deciso di passare la mano.
In questi giorni gli utenti sono alle prese col razionamento della fornitura della risorsa idrica che si fa, di giorno in giorno, sempre più insopportabile.
Acquedotto Lucano – ricorda D’Andrea – perde circa il 70% dell’acqua immessa nelle condotte senza che chi ne ha la competenza, per la carica ricoperta, si sia mai preoccupato di sanare queste perdite o quanto meno di diminuirle.
Tutti noi vediamo per le strade perdite che non vengono quasi mai riparate per tempo.
È di qualche giorno fa la notizia che Acquedotto Lucano ha rimandato indietro diverse decine di milioni di euro, non spendendoli, che la comunità europea aveva destinato alla Basilicata nell’ambito del progetto React-Ue che sarebbero potuti servire per sanare le condotte idriche di Basilicata.
Il razionamento dell’acqua crea notevolissime difficoltà alla cittadinanza e a quasi tutte le attività commerciali che a causa delle interruzioni sono costrette a chiudere le proprie attività nelle ore di maggior afflusso rinunciando, di conseguenza, a gran parte dei loro introiti.
Mentre entrambe, utenti e categorie produttive, sono le categorie chiamate a pagare fatture che ormai, per la maggior parte degli utenti, sono divenute, per i costi, insostenibili.
Dobbiamo evidenziare, in aggiunta, – prosegue D’Andrea – che le fatture emesse dall’Azienda sono incomprensibili e gli utenti sono costretti a lunghe file agli sportelli per chiedere chiarimenti, peraltro, non riuscendo quasi mai ad avere soddisfazione.
Tornando alla situazione della diga della Camastra sappiamo tutti che è in esaurimento e da mesi era stato lanciato l’allarme.
Del resto, lo sanno tutti, anche le pietre, che l’estate è una stagione dalle scarsissime precipitazioni e per questo la situazione della Camastra si sarebbe aggravata sempre di più fino ad arrivare all’odierno razionamento.
Ma in estate chi gestisce la risorsa non ha lanciato nessun allarme e solo da qualche settimana si sono accorti che la diga è ai minimi storici.
Se si fosse agito con lungimiranza – sostiene D’Andrea – con le riserve invasate, molto probabilmente, si sarebbe arrivati all’inizio dell’inverno in attesa delle piogge e della neve, senza l’attuale affanno.
La situazione economica dell’ente è di estrema difficoltà, non si capisce se l’ente versa in una situazione di pre fallimento o se i bilanci sono a posto.
Certo la “bad company”, che si auspicava di creare qualche tempo fa, ci fa presumere che le finanze di AQL sono molto preoccupanti, e lo sarebbero ancor di più se non ci fosse il contributo straordinario, di diversi milioni di euro, che la Regione versa annualmente, in maniera non vincolata, nelle casse di AQL.
Una cosa è certa: le difficoltà economiche e le inefficienze di questo carrozzone le pagano tutti gli utenti attraverso le fatture sempre più care ed incomprensibili.
Non diciamo niente di nuovo se affermiamo che ci troviamo di fronte ad una incapacità gestionale dell’ente ormai certificata.
In questi giorni assistiamo al teatrino della politica che in vista del rinnovo del vertice di Acquedotto Lucano si fronteggia a favore di questo o di quell’altro amministratore.
La politica fa i suoi giochi. Vuole posizionarsi a gestire questo carrozzone ma è anche vero che la politica, in questo momento, è lontana dai bisogni dei cittadini.
Per tutte queste ragioni l’Adoc di Basilicata chiede ai vertici della Regione Basilicata la nomina di una commissione d’inchiesta per verificare le eventuali inefficienze e di conseguenza le responsabilità che caratterizzano Acquedotto Lucano.
Tale commissione potrebbe essere presieduta da un magistrato della Corte dei Conti di Basilicata e che veda, nel suo interno, professionisti di specchiate capacità e che veda, tra l’altro, il coinvolgimento dei rappresentanti degli utenti e dei consumatori.
Vediamo – conclude D’Andrea – se la politica raccoglierà questo nostro suggerimento e faccia chiarezza una volta per tutta sulla gestione di Acquedotto Lucano.
Restiamo in attesa che si consumi questo ulteriore passaggio per la nomina del nuovo amministratore che sicuramente non risolverà i problemi con la bacchetta magica ma che dovrà impegniarsi a trovare soluzioni ai disastri di questi ultimi 20 anni dalla nascita di AQL”.