Sabato 17 agosto 2024 – Dopo 4 anni e 3 mesi dalla chiusura riaperto Il Castello di Lagopesole.I lavori di restauro dovevano terminare da anni. Niente di tutto questo, i collaudi sono stati effettuati solo di recente per una intricato contenzioso tra le Strutture ministeriali in Basilicata.
La riapertura avviene dopo una intensa iniziativa anche popolare che ha inciso notevolmente sull’inerzia dei dirigenti competenti dopo la raccolta di circa 18.000 firme in tutto il mondo attraverso una petizione on line decisa dall’apposito Comitato sorto a Lagopesole.
La gestione degli ingressi e’ assicurata da guardie giurate presenti con una scrivania nel portone principale.
Non sono previste visite guidate. Non ci sono punti di informazione sulla storia del castello o dei pochi spazi disponibili alla fruizione. Ingressi individuali, niente gruppi organizzati con guida, niente telefono per informazioni o prenotazioni.
Riapre anche il Museo dell’emigrazione con le stesse limitazioni. Pochi giorni alla settimana e niente n visite guidate.
La riapertura in realtà e’ limitata a pochi spazi e per pochi giorni alla settimana senza il personale del Mibac con intese locali per le attività di pulizia, apertura e chiusura, autorizzazioni di eventi e diventa un risultato della lotta degli ultimi.
Una soluzione precaria messa in piedi dal Polo museale di Melfi, dall’Ufficio sistemi culturali della Regione e dal Comune di Avigliano.
Tagliati fuori le coop locali, che gestivano biglietteria, visite guidate e gli altri organismi di promozione zione locali.
Una soluzione ancora insoddisfacente che non comporta nessuna bigliettazione, promozione di livello anche per recuperare gli oltre 100.000 visitatori e i 200.000 euro per gli ingressi persi negli ultimi anni con grave danno per l’economia del territorio e la fruizione culturale.
Mancate risorse per lo Stato in entrata delle quali andrebbero valutate come danno erariale.
Un Castello che non ha le stesse condizioni gestionali amministrative,occupazionali e di status di quelli di Melfi e Venosa del Polo unico del Melfese
Un Sito dimezzato con pochi giorni di apertura,molti spazi non utilizzabili , la mancata riapertura della “Mostra di Federico”,smontata e accatastata in alcuni locali del Castello.
L’istallazione, importante esempio di racconto multimediale fu finanziato per circa 3 milioni, sarebbe anche danneggiato per le modalità di smontaggio e dispersione nei locali.Chiuso anche il Museo archeologico del Castello
Il Castello di Federico senza la mostra che riguarda l’imperatore tanto altro.
Intanto da anni una buona parte del Castello ,in particolare il Cortile Minore ed il Maschio rimane inutilizzata,con scavi ancora aperti e luoghi mai visitati.
Una vicenda gestita male, lontana dalle effettive esigenze di rilancio del Castello che va affrontata rapidamente dal Ministero,dagli Enti interessati e non per ultimo dalle parti sociali,Culturali e del terzo settore per un pieno utilizzo.
In particolare le forze sociali dovrebbero fare attenzione al settore dell’industria culturale che potrebbe contribuire alla formazione dei redditi, dell’occupazione e dello Sviluppo culturale.