Giovedì 11 luglio 2024 – “Con rinnovato impegno ci accingiamo, maggioranza e opposizione, membri di questo Consiglio regionale, a fare del nostro meglio perché la politica faccia la sua parte e riconquisti dignità, significato e reputazione che le sono propri.
Come ricordavo nel mio breve intervento nel precedente Consiglio, citando le parole di Papa Francesco al G7, la grandezza della politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine.
Ed è compito di tutti noi che un più vasto elettorato riscopra la funzione nevralgica della politica e veda in essa la più qualificata espressione dei diritti di cittadinanza e partecipazione”.
È quanto ha dichiarato il presidente della giunta regionale, Vito Bardi, nel corso del Consiglio regionale, dopo aver presentato la Giunta regionale e aver preso parte ai lavori dell’aula legati alla surroga dei consiglieri con l’ingresso Galella, Leone, Picerno e Fanelli.
“Abbiamo il privilegio di vivere in una terra straordinaria dal punto di vista paesaggistico, una terra ricca di storia e di cultura, con tante produzioni di qualità che però, non da oggi, non è più la terra di elezione per molti giovani.
E non si tratta – ha aggiunto Bardi – solo del problema del lavoro, molto meno grave rispetto al passato, si tratta più in generale dell’assoluta necessità di determinare le condizioni per una maggiore integrazione con il resto del Paese sotto il profilo della raggiungibilità e di attivare processi di rigenerazione sociale oltre che urbanistica, di vitalità sociale che modifichi la sensazione, in molti casi prevalente, che la Basilicata sia una terra per vecchi. Si tratta di temi che riguardano l’Italia e ancor più il Mezzogiorno ma che in Basilicata sono particolarmente acuiti dalla modesta consistenza demografica. Qui da noi, per molti dei nostri paesi, bastano poche decine di famiglie che se ne vanno per mettere definitivamente in crisi la sostenibilità di attività commerciali ed economiche, la tenuta sociale di tante comunità.
A fronte di questa realtà, più che nota a ciascuno di noi, la politica non può dare la sola sensazione di speculare su questi grandi temi sbandierandoli in campagna elettorale, riempiendosi la bocca come se facesse ora una grande scoperta, ripiegandosi poi in prassi di mera gestione delle risorse, in una visione manutentiva dell’esistente.
La Basilicata non può arrendersi a queste tendenze al declino. L’ho detto più volte e lo ribadisco anche oggi, dobbiamo insieme innalzare il tono del dibattito, creare occasioni di confronto anche all’esterno di questo palazzo, cercare di inserirci nel dibattito nazionale e non solo, approfondire meglio e di più i grandi temi della rigenerazione sociale ed economica.
Cambiando forse anche il paradigma su cui per molti anni ci siamo soffermati, chiedendoci piuttosto a chi può interessare un territorio così vasto e così poco popolato, a quali attività economiche – posto che in molte realtà territoriali nazionali c’è una saturazione di spazi adibiti ad attività produttive; a come sfruttare risorse oggi ancora sottoutilizzate, penso al patrimonio boschivo ad esempio o a colture un tempo presenti e oggi scomparse e di cui si avverte nuovamente la necessità, come pure ho avuto occasione di apprendere in confronti su questo terreno.
Penso ai fattori di convenienza economica nel vivere in Basilicata dove il costo della vita è più basso che altrove, alle opportunità generate dalla società digitale con il lavoro a distanza che, in alcuni ambiti, potrebbe limitare l’esigenza di emigrare o offrire l’opportunità di rientrare offrendo migliori condizioni di vita; sempre che la percezione, soprattutto nelle componenti giovanili, non sia quella di vivere in realtà stagnanti, prive di stimoli.
La cura dell’habitat, della qualità urbanistica, l’offerta di servizi culturali, di sport, di tempo libero e di svago sono oggi parte integrante di un sistema di aspettative di qualità della vita cui occorre dar risposte.
La società cambia e le vecchie ricette non bastano. Si tratta di sfide di non facile soluzione, di cambiamenti culturali e di comprensione delle dinamiche della società odierna che chiamano tutti noi e soprattutto quanti hanno responsabilità nelle dimensioni locali, gli amministratori pubblici, a pensare in modo nuovo e ad orientare progettualità e spesa pubblica tenendo conto di queste nuove esigenze e guardando ad un territorio che vada oltre i confini comunali, cercando su base territoriale, di concerto con i sindaci dei comuni viciniori, di creare le condizioni per migliorare le condizione di vita dei residenti.
In questa prospettiva abbiamo proposto le nuove strategie territoriali, cercando di superare il modello delle strategie nazionali per le aree interne (denominate Snai), peraltro dotate di scarse risorse, e lanciato una proposta tesa a ricucire le economie di relazioni con le cittadine lucane, con i poli gravitazionali della vita economica e sociale dei diversi territori.
Non solo, ma mettendo di fatto a loro disposizione tutte le risorse disponibili da varie fonti finanziarie, a partire dal PNRR sino all’Accordo di coesione, affinché ciascuna realtà territoriale, di fatto coincidenti con quelle delle ex comunità montane, delinei una rinnovata strategia di sviluppo locale. Si tratta di immaginare una articolazione territoriale di una unitaria idea di sviluppo locale dove ciascuno possa concorrere offrendo servizi di interesse intercomunale; dove il finanziamento di singole opere, singoli interventi si collochi in un disegno più vasto di sviluppo del territorio a partire dal rafforzamento della dotazione di servizi essenziali (sanitari, di istruzione, mobilità, sport) sino alle infrastrutture e servizi destinati ai settori produttivi”.
Ricordando l’esperienza della pandemia, il presidente ha sottolineato che “Le politiche di ripresa e resilienza stanno certamente sostenendo il rilancio dell’economia, ma si tratta di un ciclo destinato a finire in gran parte nel 2026. Occorre, dunque, in questa fase curare l’attuazione degli interventi, evitare il più possibile il definanziamento di progetti, monitorare e aiutare a conseguire gli obiettivi del Pnrr.
Questione che ci impone di fare uno sforzo per rafforzare le competenze e capacità amministrative. Questione che rinvia a un tema altrettanto cruciale in una economia a forte traino pubblico: l’ammodernamento della pubblica amministrazione, il rafforzamento delle competenze oltre che degli organici. La stagione dei concorsi e del reclutamento di personale è in pieno svolgimento così come lo sforzo per riorganizzare enti e società pubbliche.
In questo scenario non è dunque un caso che la nostra coalizione si è posta tra i temi da affrontare quello di una maggiore qualificazione, formazione e aggiornamento dei quadri della pubblica amministrazione sino ad ipotizzare la nascita di una scuola ad hoc, percorso in verità che avevamo tentato nel periodo in cui Brunetta era Ministro della pubblica amministrazione e che oggi va ripreso e verificato nelle sue possibili soluzioni.
La crescita di efficienza e di produttività del comparto pubblico è infatti una condizione imprescindibile per le politiche di sviluppo regionale.
Al contempo occorre considerare che questo massiccio intervento pubblico che ha concorso a sostenere il Pil regionale, andrà declinando nella seconda parte della legislatura. Di qui l’esigenza fondamentale di spendere bene e presto le risorse disponibili e di dotarci di quelle condizioni in grado di sostenere anche tempi ordinari”.
Bardi ha evidenziato la necessità di portare il dibattito sul tema della sanità, che affligge diverse regioni, su un piano realistico.
“La spesa sanitaria va riportata sotto controllo senza danneggiare gli utenti e vanno attuate, così come ci siamo impegnati a fare, tutte le azioni per verificare con maggiore attenzione le principali voci di costo a partire dalle verifiche sulla congruenza della spesa farmaceutica, ai costi di sistema, nel mentre un rinnovato impegno si andrà dispiegando per rimuovere le principali criticità riscontrate, dalle liste d’attesa all’emigrazione passiva, per potenziare la qualità e quantità dell’offerta di servizi socio assistenziali tenendo conto che è in piena fase di svolgimento l’attuazione del processo di strutturazione dei presidi di medicina territoriale avviato con il Pnrr. Il programma di coalizione prevede l’articolazione di un disegno di riorganizzazione con un sistema di hub e spoke, lo sviluppo significativo della telemedicina, il rafforzamento dei presidi territoriali e azioni specifiche per l’attrazione di medici e operatori sanitari.
Più in generale, sulle politiche per la persona la coalizione intende valorizzare il Programma Basilicata care con azioni mirate al sostegno alla natalità, alla genitorialità, alla parità di genere, agli anziani non autosufficienti, al welfare aziendale e allo smart working, oltre alla copertura di esami specialistici tramite le farmacie”.
“Le sfide che occorre affrontare sono diverse, ma proprio per questo è bene richiamare il nostro punto di partenza, il Piano strategico regionale, con cui abbiamo voluto formulare una analisi aggiornata per ripensare i termini della questione lucana, per individuare i fattori che ostacolano il pieno sviluppo della nostra regione, ponendoci alcuni obiettivi di breve e medio periodo.
Ma proprio partendo da quel Piano, atto di programmazione varato con legge, che abbiamo rivolto la nostra attenzione dando priorità e valenza strategica alla piena valorizzazione innanzitutto delle nostre risorse endogene, quelle idriche ed energetiche innanzitutto.
Senza questa spinta e sollecitazione non ci saremmo ripiegati sul risanamento dell’Acquedotto lucano e sul varo di un piano industriale votato alla quasi unanimità dai partecipanti all’assemblea; non avremmo attenzionato adeguatamente i percorsi di riforma a partire da quello dell’Ente irrigazione, né riaperto con la Regione Puglia un confronto più intenso su come far coesistere solidarietà tra territori e tutela di interessi regionali.
Sull’autonomia differenziata non mi sottrarrò al confronto, una prospettiva che ho sostenuto precisandone le condizioni, e dunque con tutti i se e i ma che innovazioni così importanti comportano, affinché il principio di maggiore autonomia e responsabilità non venga umiliato da mancate garanzie di un quadro di riequilibrio più generale che attengono alla disponibilità paritetica di servizi essenziali dal nord al sud del Paese.
Che vi fossero anche nella nostra coalizione diversità di vedute sul tema dell’autonomia differenziata era già chiaro prima delle elezioni. Affronteremo la questione laicamente fiduciosi che la maggioranza dei consiglieri comprenda le ragioni di questo processo di riforma”.
La lettura degli indicatori economici ci dice che la nostra regione ha registrato in questi anni una crescita e, in molti casi, è in condizioni migliori rispetto al resto del Mezzogiorno, ma siamo ancora lontani da quella Basilicata che desideriamo. Da quel recupero di efficienza e di efficacia che dobbiamo auspicare per distinguerci tra le regioni meridionali.
C’è tutta una vitalità sociale da risollecitare. Avvertiamo tutti la necessità che i diversi corpi sociali, gli ordini professionali, le Università, i centri di ricerca di cui disponiamo contribuiscano più attivamente a riflessioni sullo sviluppo e le prospettive della nostra regione.
Un tema nevralgico per lo sviluppo regionale resta quello delle infrastrutture, una questione da sempre cruciale per le sorti della nostra regione, occorre che vi sia un confronto che ci aiuti a concentrare le risorse disponibili su progetti sfidanti, su quelle opere che ci avvicinino alle grandi arterie, all’alta velocità e che aiutino a ricucire il territorio.
La galleria sotto Tolve per avvicinare le due città capoluogo può costituire un esempio, il finanziamento delle fasi progettuali della transcollinare Murgia – Pollino va in questa direzione, il sostegno a progettualità che avvicinino ulteriormente la Val d’Agri al Vallo di Diano, anche in previsione di un ulteriore raccordo con l’Alta velocità ferroviaria, testimoniano questo sforzo. Insomma, occorrerà ripiegarsi sul tema delle infrastrutture aggiornando la nostra scala di priorità sulla base delle strategie nazionali e delle principali esigenze di raccordo est ovest infra-regionali e interregionali.
Questo non significa trascurare il grande tema della manutenzione del nostro sistema viario né tantomeno quello di una rinnovata riflessione in tema di trasporti, su cui siamo impegnati a varare un nuovo piano che tenga conto delle effettive esigenze.
Si tratta, inoltre, di pensare a un utilizzo più massiccio delle opportunità offerte dalle tecnologie digitali nel mondo dei trasporti, per evitare sprechi e rendere più efficiente il sistema. Così come occorre, e abbiamo convenuto nel nostro programma di coalizione, ampliare e rafforzare il sistema degli eliporti che, al di là dei maliziosi e propagandistici fraintendimenti, possono costituire una ulteriore opportunità per far fronte alle emergenze sanitarie, rendere più tempestivo l’intervento della protezione civile, e in prospettiva, avvalendosi di elicotteri di ultima generazione essere di utilità anche per il mondo industriale e del turismo. Più in generale lo sviluppo di relazioni con questo mondo industriale potrebbe aprire anche ulteriori prospettive. In questo disegno è compreso, evidentemente l’avio-superficie di Pisticci il cui completamento finalmente è prossimo ad esser conseguito e che implica una rinnovata attenzione per quanto attiene il percorso da fare per garantirne il funzionamento e la gestione”.
“Molte delle nostre energie – ha proseguito – sono state profuse nella valorizzazione di alcune delle nostre risorse strategiche, a cominciare da quelle energetiche. Ed è dato oggettivo che abbiamo già dato prova di una capacità di iniziativa regionale in tema di energia quando abbiamo opzionato 200 milioni di metri cubi di gas per i fabbisogni energetici delle famiglie lucane, con gli accordi sottoscritti nel 2021. Accordi i cui effetti nel corso di quest’anno sono stati depotenziati dalla liberalizzazione del mercato dell’energia, ma che entro l’anno daranno nuovamente i benefici attesi con il passaggio all’erogazione diretta da parte della Regione. Nel mentre siamo impegnati nell’incoraggiare l’autoproduzione di energia, a partire dai non metanizzati. Questo disegno ancora da completare ci vede chiamati a implementare le comunità energetiche e altre iniziative per generare benefici e vantaggi anche per il sistema imprenditoriale rafforzando in tal modo i fattori di attrattività territoriali.
Così come non sfugge agli addetti ai lavori l’enorme lavoro che si sta compiendo per ridare chiarezza e certezze giuridiche nelle nostre aree industriali intervenendo anche qui su antichi nodi, e cercando al contempo di incoraggiare l’insediamento di nuove attività industriali nel potentino come nel materano”.
Un passaggio cruciale dell’intervento ha riguardato la questione industriale, in particolare Stallentis, dove il presidente ha sottolineato come non sia mancato il protagonismo regionale per porre in ambito nazionale la necessità di una strategia unitaria per governare in qualche modo un processo di ristrutturazione industriale che va ben oltre le nostre sole possibilità negoziali. “Possibilità che ci vede in campo sia per gli strumenti messi a punto con il riconoscimento di ‘area di crisi complessa’ sia per condividere con Stellantis modalità di supporto a garanzie dei lavoratori e del lavoro. Più in generale, il nostro impegno è rivolto al rafforzamento del sistema imprenditoriale anche sfruttando le opportunità derivanti dalle zone economiche speciali, le Zes. Opportunità che prevede una negoziazione in sede comunitaria per rivedere il sistema che regola l’intensità degli aiuti per le grandi imprese e che oggi, a causa di discutibili indicatori statistici, ci vede penalizzati rispetto alla Puglia e alla Campania. Si tratta di una questione assai rilevante che merita uno specifico impegno. Mentre sul versante delle imprese, abbiamo destinato negli ultimi anni oltre 830 milioni di euro per sostenere quelle locali e prevediamo ulteriori 90 milioni per i Contratti di sviluppo. Diversi sono gli strumenti e le misure disponibili per sostenere e rafforzare il tessuto delle piccole e medie imprese. Si tratta di un ambito al quale vogliamo dare nuovo impulso anche prevedendo la messa a punto di nuovi strumenti finanziari per facilitare l’accesso ai capitali, fattore indubbiamente critico del nostro sistema economico. Al contempo la nostra attenzione sarà particolarmente rivolta ad aumentare l’occupazione femminile e giovanile, sostenendo l’autoimprenditorialità e il consolidamento delle start-up”.