POTENZA – Sono stati definiti “ampiamente insufficienti rispetto al quadro nazionale” i servizi educativi per la prima infanzia in Basilicata: è il quadro che è emerso dai dati del Rapporto Ires Cgil che è stato presentato a Potenza dalle segretarie regionali, Anna Russelli e Giuliana Scarano, e dal direttore Ires Basilicata, Riccardo Achilli. Per quanto riguarda nidi, micronidi, servizi integrativi, sezioni primavera, in Basilicata si registra un 24,4 per cento del totale dei Comuni, con un indice di presa in carico pari all’8,9 per cento, a fronte dei dati nazionali che sono rispettivamente pari al 59,6 e al 15,2 per cento. “Scarsissima disponibilità – ha evidenziato Russelli – e servizi prevalentemente pubblici, sottofinanziati e scarsa accessibilità che hanno impatti educativi sui bambini e sulla denatalità in una regione che non fornisce sussidi alle famiglie”.
Tra i dati con il segno meno, per la Basilicata sono emersi una spesa pubblica media per utente destinata a nidi e sezione primavera, prevalentemente pubblici, pari a 3.755 euro, a fronte dei 9.952 a livello nazionale e degli 8.607 del Sud; l’assenza di contributi alle famiglie; il quartultimo posto nella graduatoria italiana per spesa comunale pro capite e per valore del contributo dell’Inps. Relativamente all’anno educativo 2021-2022, ha evidenziato la Cgil, sono 2.433 i posti disponibili negli asili nido a fronte di 10.469 bambini da zero a due anni, mentre i posti disponibili nei servizi integrativi per la prima infanzia, pubblici o privati, sono solo 83. La Cgil chiede “innanzitutto l’eliminazione del tetto di spesa per il personale – ha concluso Scarano – e l’assunzione di nuovi educatori, poi di generare almeno settemila posti in più in Basilicata, per 168 milioni, impegnabili dal Pnrr, per arrivare al 45 per cento di bambini fino a due anni serviti, aiuti diretti alle famiglie meno abbienti e l’incentivazione dei servizi complementari nei piccolissimi Comuni lucani”.