Mercoledi – Stamani, 27 marzo, si è concluso l’incontro con la direzione aziendale di Stellantis Melfi e tutte le organizzazioni sindacali durante il quale l’azienda ha comunicato che, per affrontare la transizione verso l’elettrico, dovrà utilizzare ancora il contratto di solidarietà previsto fino al 24 agosto.
“Stellantis – fa sapere la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita – ha comunicato che continuerà a mantenere i lavoratori in trasferta, che ormai hanno raggiunto numeri spropositati: si tratta di 400-460 lavoratori trasferiti a Pomigliano, 150 a Termoli e altri 100 a Torino.
Stellantis ha poi confermato ulteriori uscite volontarie incentivate pari a 500 lavoratori.
Questa procedura – denuncia Calamita – è ormai l’ennesima operazione che negli ultimi tre anni ha prodotto già 1600 uscite volontarie, circa 500 all’anno, provocando un calo del numero dei dipendenti a Melfi, scesi a 5.570.
Se a questi sottraiamo i 650 lavoratori che sono in trasferta nei vari stabilimenti e le 500 uscite volontarie richieste, stiamo parlando di una ulteriore riduzione fino a 4.400 dipendenti.
Si continua a utilizzare la transizione come alibi per fare efficienza e profitti.
A fronte di una tale situazione – dice Calamita – come Fiom Cgil abbiamo chiesto la conferma della centralità dello stabilimento di Melfi, con gli investimenti annunciati e che ancora oggi continuano a non concretizzarsi.
A oggi gli accordi e gli impegni assunti per lo stabilimento di Melfi rispetto al numero dei modelli e dei volumi produttivi e che avrebbero dovuto garantire la sostenibilità occupazionale e produttiva dello stabilimento e di tutta l’area industriale, compresa la componentistica e la logistica, sono stati disattesi.
Non c’è alcuna garanzia sul futuro dello stabilimento. La Fiom Cgil ha rivendicato la necessità di atti concreti: non si può annunciare la centralità del settore automotive se poi si disinveste; non sappiamo ancora quale sarà il numero finale dei lavoratori nello stabilimento. Per questo abbiamo chiesto al tavolo il cronoprogramma rispetto alla produzione delle nuove vetture, non ancora partita, e di cui non c’è traccia.
Di fronte a uno scenario così incerto, di precarietà produttiva e occupazionale, – prosegue Calamita – è evidente che un ulteriore procedimento di uscite incentivate non può essere sostenuto in quanto si continua a svuotare lo stabilimento deindustrializzandolo, in contrapposizione alle dichiarazioni di investimento da parte dell’azienda e che la Fiom rivendica, ritenendolo necessario per la tenuta di tutta l’area industriale di Melfi.
Per tutti questi motivi la Fiom non ha firmato l’accordo sindacale e il 2 aprile al Ministero rivendicherà un quadro più chiaro rispetto al futuro di Melfi che all’incontro di oggi risulta molto nebuloso. Di fronte a una situazione così critica, senza alcuna garanzia rispetto all’occupazione, al salario e alle condizioni di lavoro dentro Stellantis e in tutta l’area di Melfi, che sono in continuo peggioramento, riteniamo sia un errore firmare un accordo che tende a svuotare lo stabilimento.
È fondamentale un’azione sindacale coerente a tutti i livelli; i tavoli nazionale e regionale anche con Stellantis devono avere come unico obiettivo la centralità del lavoro e gli investimenti nell’automotive.
Manca una strategia da parte del governo e di Stellantis che garantisca la tenuta e la sostenibilità occupazionale e produttiva per tutti i siti e prospettive concrete.
A riprova di quanto sta accadendo – aggiunge Calamita – è proprio l’impatto che la crisi occupazionale ha sulla logistica e sulla componentistica, in sofferenza rispetto alla riduzione produttiva.
Tanto che domani è previsto un incontro in Confindustria per risolvere le vertenze BCube e Sgl, entrambe della logistica, che sono il frutto della riduzione dell’occupazione incentivata in Stellantis.
Per questo la Fiom non ha firmato ulteriori incentivi all’esodo che producono licenziamenti e riducono l’ occupazione.
Nell’incontro previsto domani in Confindustria – conclude Calamita – manterremo azioni di coerenza perché oggi ormai non si può più andare nella direzione di creare competizione tra i lavoratori: dividere i lavoratori della logistica, della componentistica e di Stellantis; dividere i lavoratori tra i vari territori; dividere i lavoratori tra i vari siti produttivi, esercitando il ricatto occupazionale.
È necessaria – conclude – un’azione sindacale e di lotta per aprire un confronto e garantire risposte concrete. Stellantis investa realmente nel settore, Tavares e il governo garantiscano l’industria dell’automobile, importante per l’economia del Paese e la transizione”.