Lunedì 29 gennaio 2024 – L’Auditorium del Parco del Seminario di Potenza ha ospitato, questa mattina, le celebrazioni del “Giorno della Memoria”, in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
L’iniziativa, promossa ed organizzata dalla Prefettura di Potenza in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e l’Unicef Basilicata, si è svolta dinanzi alle massime autorità civili e militari della provincia e ad una gremita platea di giovani e cittadini che hanno potuto ammirare, all’ingresso in sala, opere ed installazioni artistiche a cura degli studenti del Liceo Artistico “Walter Gropius” di Potenza.
L’Inno Nazionale, eseguito da alunne ed alunni del Liceo Musicale “Walter Gropius” di Potenza, ha dato il via all’evento celebrativo che è proseguito con i saluti istituzionali del Presidente dalla Provincia Christian Giordano, del Sindaco di Potenza Mario Guarente e del Vicepresidente della Regione Francesco Fanelli.
Dopo i saluti della Presidente nazionale dell’Unicef Carmela Pace che ha voluto mandare un videomessaggio per l’occasione, la Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale Claudia Datena e la Presidente regionale dell’Unicef Angela Granata hanno presentato il Calendario 2024 dal titolo “Il Calendario della Memoria”, realizzato da alunni e alunne delle scuole primarie e secondarie della regione. Dodici disegni di riflessioni e pensieri sui temi della pace, dell’uguaglianza e dalla solidarietà. I giovani protagonisti sono stati premiati dalle Autorità presenti.
Due suggestivi brani della tradizione ebraica, eseguiti in formazione da camera dagli studenti del Liceo Musicale “Walter Gropius” hanno introdotto la consegna delle Medaglie d’Onore concesse dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili costretti al lavoro coatto per l’economia di guerra nei campi nazisti dopo l’8 settembre 1943.
Il Prefetto di Potenza ha consegnato le Medaglie d’Onore ai familiari di tre militari della provincia di Potenza deportati nei lager tedeschi:
- Giovanni Cutro, catturato e deportato dai tedeschi in un lager nazista in Germania, ove è rimasto detenuto sino al 19 settembre 1945;
- Clemente Montepeloso, catturato e deportato dai tedeschi nel campo di concentramento di Bezeichnung, sino al 18 aprile 1945;
- Domenico De Franco, catturato e deportato dai tedeschi nel campo di concentramento di Norimberga, sino al 19 luglio 1945.
Ad affiancare il Prefetto Campanaro nella consegna delle onorificenza, i Sindaci di Potenza e Maratea.
La manifestazione è proseguita con l’intervento di Simone Carcuro, Presidente dalla Consulta studentesca provinciale, che ha voluto condividere con la platea la storia della Rosa Bianca o Weiße Rose, gruppo di studenti tedeschi poco più che ventenni che, dal giugno 1942 al febbraio 1943, misero in campo una resistenza passiva e non violenta al regime nazista tramite la divulgazione di opuscoli tra cittadini tedeschi e che, mentre erano in procinto di divulgare il loro settimo opuscolo, furono uccisi dalla Gestapo.
Una platea commossa ha poi ascoltato il videomessaggio di Matteo Marani, giornalista ed autore del libro “Dallo scudetto ad Auschwitz. La storia di Arpad Waiz allenatore ebreo”.
Le riflessioni conclusive sono state affidate al Prefetto MIchele Campanaro che ha voluto ricordare ai più giovani l’importanza del “Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti” e le ragioni della sua istituzione con la legge 211 del 20 luglio 2000.
“Occorre sapere che dietro l’approvazione di questa legge c’è la passione civile di Furio Colombo, intellettuale, giornalista, scrittore e parlamentare – ha ricordato nel suo intervento conclusivo il Rappresentante del Governo – Le Nazioni Unite hanno adottato la risoluzione 60/7 per istituire il Giorno della Memoria, soltanto cinque anni dopo, il 1° novembre 2005.
L’Italia è stata, quindi, precorritrice di una rinnovata sensibilità culturale e istituzionale nei confronti della Shoah e della persecuzione italiana dei cittadini ebrei, culminata nell’approvazione all’unanimità da parte di tutte le forze politiche presenti in Parlamento di una legge della Repubblica. La data scelta, quella del 27 gennaio, coincide con il giorno in cui, nel 1945, le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, giunsero al campo di Auschwitz e lo liberarono.
Non tutti sono, però, a conoscenza che il voto parlamentare e l’individuazione di tale giorno giungono a conclusione di un percorso cominciato anni prima, già nel 1996, all’inizio della XIII legislatura nel corso del quale si doveva decidere su quali eventi fondare la riflessione pubblica della memoria dell’Olocausto. Era emersa, infatti, oltre al 27 gennaio, anche la data del rastrellamento del ghetto di Roma, avvenuto il 16 ottobre 1943. Questa proposta nasceva dall’intento di sottolineare la responsabilità anche italiana nello sterminio ebraico.
Andando con la memoria storica a quel tragico 16 ottobre 1943, condivido l’importanza di rinnovare il ricordo delle atrocità perpetrate anche in Italia durante gli anni del fascismo e della guerra. Il 16 ottobre 1943 fu un sabato di orrore: la deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma è una ferita insanabile, non solo per la comunità tragicamente violata, ma per l’intero popolo italiano.
E allora, va pure ricordato – come ha fatto qualche giorno fa anche il nostro Presidente della Repubblica – che questa giornata di assurda atrocità è figlia delle misure persecutorie messe in atto in Italia dopo le leggi razziste del 1938, una macchia indelebile ed una pagina infamante della nostra storia. Ciò detto, l’importanza di aver approvato la legge 211 va ben oltre l’individuazione della data scelta come simbolo.
Il 16 ottobre 1943 il rastrellamento del ghetto di Roma, il 27 gennaio 1945 la scoperta degli orrori di Auschwitz e le altre lezioni tragiche della storia vanno richiamate alla conoscenza delle giovani generazioni, perché, attraverso il dialogo, cresca la consapevolezza. D’altro canto, questo stesso nostro incontro di oggi ha senso proprio come giornata della consapevolezza. Fare memoria vuol dire schierarsi con decisione contro ogni razzismo e ricordare, come ci invitano a fare gli ultimi custodi della Memoria ancora viventi, che il crimine più grande e aberrante di tutti è l’indifferenza”.
La mattinata di celebrazioni si è conclusa con le alunne del Liceo Coreutico, che si sono esibite in una coreografia di danza classica e contemporanea sulle note de “La vita è bella”, eseguite da musicisti e coristi del Liceo Musicale.