Sabato 30 dicembre 2023 – “Il Consiglio regionale della Basilicata, dopo un necessario restyling dovuto al trascorrere del tempo, ha deciso di rimettere a valore un patrimonio avuto in dono nel 2009: ‘Italian Icons’, una raccolta di 70 foto in bianco e nero realizzate da Ron Galella, il paparazzo più famoso del mondo nelle cui vene scorreva sangue lucano. Rendere omaggio alla sua creatività riconosciuta e fortemente apprezzata, tra gli altri da Andy Warhol, facendola ammirare non solo dagli amanti della fotografia ma da quanti sono attratti dall’evoluzione del costume di una società”.
Così il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, durante la manifestazione organizzata per la presentazione dell’anteprima della mostra, curata dalla Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea di Matera. la cui prima tappa sarà nella città dei Sassi il 20 gennaio, presso Palazzo Viceconte. Iniziativa durante la quale è stato presentato anche il catalogo “Ron Galella – Italian Icons, Scatti rubati al tempo” edito dal Consiglio regionale.
“Siamo particolarmente orgogliosi di essere qui – ha ancora affermato Cicala – per promuovere un evento culturale di grande spessore, fortemente voluto dalla massima Assemblea regionale e che permetterà di cogliere in quegli scatti in bianco e nero, realizzati con maestria e immediatezza, la parte più intima dei divi immortalati tra gli anni ’60 e ’90. Un orgoglio che si carica di ancor più valenza se pensiamo alle sue origini lucane, omaggiate da Ron in ogni luogo e sempre con grande trasporto. Aspetto che ha contribuito al riconoscimento del premio ‘Lucani insigni’ nel 2010”.
In apertura il Direttore generale del Consiglio regionale della Basilicata, Domenico Tripaldi, dopo aver manifestato la soddisfazione per avere in dotazione, come Consiglio regionale, un patrimonio di così grande valore, si è soffermato su come Ron Galella viveva la sua professione. “E’ stato più che un paparazzo un fotografo di costume, che ha saputo andare oltre la mera rappresentazione, scovando la vita reale dei personaggi immortalati. Con alcuni di loro era riuscito ad intessere rapporti quasi di complicità, e con altri più conflittuali per il suo modo di tallonarli”.
“Un’opera che pur avendo preso forma nell’epoca pre-social – ha precisato Tripaldi – ha avuto un’ampia diffusione attraverso i più noti magazine di tutto il mondo. Un’opera che, nonostante la scomparsa dell’autore, continua ad avere una straordinaria forza narrativa e ad essere commercializzata e battuta all’asta in diversi luoghi”.
La storica e critica d’arte Fiorella Fiore, che ha curato il testo critico del catalogo, dopo aver ricordato come è nata la passione di Ron per quest’arte, diventando fotografo di guerra a 19 anni, si è soffermata sul concetto di ‘paparazzismo’, “a quei tempi finestra privilegiata attraverso la quale catturare soprattutto la normalità di divi considerati inaccessibili. Galella ha fatto parte, senza alcun dubbio, di una intera industria che ha considerato le celebrità come prede e che, solo con la morte della principessa Diana, nel 1997, ha posto un problema etico”.
“Approcciarmi a studiare le opere di Ron ha fatto nascere in me alcune riflessioni. Ho intitolato il mio testo critico nel catalogo ‘L’attualità della fotografia di Ron Galella’, questo perché la fotografia è stata definita dal sociologo Pierre Bourdieu, un’arte media, a metà tra arte e documento, capace di catturare un momento irripetibile del tempo che passa e, parallelamente, riprodurlo in maniera pressoché illimitata.
Osservando le opere di Ron, infatti, è possibile cogliere la capacità di riportare sulla carta fotografica la qualità estetica ma anche quella tecnica, facendo sì che le sue foto diventassero anche documento e testimonianza”.
“Ron Galella – ha proseguito Fiore – ha capito che catturare i personaggi nella sua essenza naturale, evidenziando quella umanità che fino ad allora era stata raramente immortalata, significava mettere in rilievo l’imperfezione delle celebrities, prova di autenticità di un mondo apparentemente perfetto”. Fiore ha chiuso il suo intervento invitando tutti a riflettere sull’utilizzo della fotografia sui social e, soprattutto, sullo strumento dei filtri, “che porta ad un nuovo rapporto con l’immagine, spazzando quell’imperfezione, a favore di modelli esteticamente perfetti ma finti. Con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale siamo solo agli inizi di questa nuova fase. Conoscere la storia e le opere di Ron Galella permette spunti di riflessione sia per chi ha vissuto quei tempi mitologici, sia per chi ne è stato affascinato anche dopo, sia per i giovanissimi, che quotidianamente pubblicano i loro selfie su Instagram. E in questo risiede l’attualità della fotografia”.
Giuseppe Marinelli, ricercatore e restauratore, che ha curato il restyling delle 70 opere, non presente alla manifestazione, ha tenuto a sottolineare, attraverso un messaggio inviato, l’importanza degli interventi adottati, “utili per trasmettere al futuro queste pregevoli opere”.
Erano presenti in sala il sindaco di Muro Lucano, Giovanni Setaro e Angelo Bianco e Roberto Martino della Fondazione SoutHeritage di Matera.