Lunedì 4 dicembre 2023 – Non poteva esserci tema più attuale – l’intelligenza artificiale – per festeggiare i trent’anni dell’Associaione della Stampa di Basilicata, ricordati in un convegno svoltosi a Matera.
L’intelligenza artificale – è stato detto – è una sfida per tutti, ancor più per i giornalisti, chiamati ad accoglierla nella consapevolezza che – lo ha detto il Presidente dell’Assostampa, Angelo Oliveto, introducendo i lavori – “può aiutare il mondo dell’editoria e dell’informazione ma lo potrà fare solo se si aggiunge e non si sostituisce al lavoro giornalistico”.
Un giornalismo che in Basilicata – ha ricordato Oliveto – ha visto in questi trent’anni l’associazione “crescere nei numeri (quando nascque nel marzo del 93, 122 iscritti; oggi 210 – n.d.r) e sempre più radicata sul territorio regionale.
Un’associazione – ha aggiunto – diventata la casa di tutti i giornalisti lucani, capace di offrire servizi, assistenza contrattuale, sindacale ( la vertenza de La Gazzetta del Mezzogiorno vede l’Assostampa Basilicata impegnata) ed opportunità di aggiornamento professionale, attraverso il “ForMedia” che Oliveto ha definito il nostro fiore all’occhiello”.
Per Oliveto” trent’anni di vita non sono un punto di arrivo ma di partenza per continuare, con entusiasmo, sulla strada tracciata per rafforzare l’immagine e l’autorevolezza del sindacato unitario dei giornalisti.
Per sostenere – ha aggiunto Oliveto – i principi che sono alla base della nostra professione: la libertà e il pluralismo dell’informazione, i diritti e i doveri dei giornalisti e il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati”.
Si diceva dell’intelligenza artificale tema principale del convegno.
Per il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Vittorio Di Trapani “deve essere una grande opportunità di cambiamento”.
Ad approfondire il tema dell’intelligenza artificiale è stato il prof. Giuseppe Colangelo dell’Unibas e della Luis di Rosa, il quale ha ricordato che il confronto con le trasformazioni tecnologiche e digitali il giornalismo lo vive da tempo come sfida.
Oggi c’è una nuova opportunità che bisogna saper gestire per far sì che l’intelligenza artificiale diventi opportunità di crescita. Soprattutto – ha precisato – per il giornalismo quello valido”.
Perchè cio avvenga, “bisogna – ha detto il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Basilicata, Mario Restaino – che il giornalismo faccia anche autocritica nel momento in cui i social hanno preso il sopravvento, consentendo di scrivere ciò che su un giornale non si scriverebbe mai.
In questo modo si distrugge la credibilità del giornalista. Per crescere – c’è bisogno di un confronto costante, di formazione.
In questo modo – ha aggiunto- l’intelligenza artificiale può davvero essere un’opportunità.
Intervenendo nel dibattito, la segretaria nazionale della Federazione della Stampa, Alessandra Costante, non si è detta preoccupata per questa nuova sfida, qual’è l’intelligenza artificiale ” che va affrontata con grande attenzione, programmandola non gestendola”.
Costante ha quindi fatto riferimento agli altri problemi che investono la categoria, quello occupazione, il precariano, le scelte legislative che minano i diritti dei giornalisti”.
Per questo motivo – come ha affermato il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda – è necessaria una forte unità dei giornalisti per consentire di stare vivini alle nostre comunità, ai cittadini”.
Perchè questo avvenga c’è bisogno di un concreto sostegno ad un settore in crisi, qual’è l’editoria.
Da Alberto Barachini. Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. con delega all’informazione e all’editoria l’impegno “a fare il possibile per sostenerla” .
Un impegno in tal senso a livello regionale è stato assunto dal Presidente della Giunta di Basilicata, Vito Bardi.
“Posso solo ricordare – ha detto a riguardo – che è attualmente aperto il bando regionale sull’editoria, in applicazione di una legge voluta dalla mia giunta regionale e poi votata all’unanimità dal consiglio regionale.
La Basilicata non aveva questa norma, e adesso ce l’ha. L’abbiamo condivisa con Assostampa e Ordine dei Giornalisti, in una logica di leale collaborazione.
Si poteva fare meglio, soprattutto per quanto riguarda la dotazione finanziaria, ma sarà mia cura – ha concluso Bardi – fare un incontro con tutti voi alla scadenza del bando, in modo da avere dei dati oggettivi di riferimento per capire dove e come migliorare la norma e il relativo bando”.
Al dibattito sono intervenuti anche il Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Oreste Lopono, e l’ex segretario nazionale della Federazione della Stampa, Raffaele Lorusso.
Hanno portato i saluti il Direttore Generale dell’Apt, Antonio Nicoletti; il Sindaco di Matera, Domenico Bennardi; il Direttore della Bcc, Vito Inglese..
Torniamo ai trent’anni dell’Associazione della Stampa di Basilicata, raccontati dal suo primo presidente, Renato Cantore “un grande maestro di giornalismo e un costante riferimento sindacale per tutti noi” come ha ricordato il Presidente Angelo Oliveto.
iL “RACCONTO” DI RENATO CANTORE
Quando, trent’anni fa, con un manipolo di ardimentosi sognatori, pensammo che il giornalismo lucano fosse ormai maturo per darsi una propria organizzazione autonoma, furono in tanti a guardarci, nel migliore dei casi, come a degli ingenui visionari.
Siete in pochi, lontani dai centri decisionali, in una regione dove fino a qualche anno fa le notizie le davano i banditori. Dove pensate di andare. Per bene che vada sarete ignorati.
E invece noi un’idea ce l’avevamo. L’idea che l’Associazione che volevamo costruire non dovesse essere solo un sindacato che finalmente tutelasse chi faceva un lavoro che veniva visto allora come poco più di un hobby. Doveva essere molto di più: un grande incubatore di innovazione, uno strumento per la crescita della categoria e il suo protagonismo. Bisognava partire dalla certezza che la tutela dei diritti è più facile se nello stesso tempo si accrescono per tutti competenze, consapevolezza, capacità professionali.
Sapevamo di avere le parole e le idee giuste per raccogliere le giornaliste e i giornalisti di questa regione intorno a un disegno di grande respiro.Partendo da una piccola ma significativa pregiudiziale: la pregiudiziale anticampanilistica. Questa non sarebbe mai stata, e non lo è mai stata, l’associazione di Potenza o di Matera. La dimensione regionale, la valorizzazione dei territori non doveva lasciare nessuno spazio a replicanti di atmosfere da curva sud. Ed è stato, se ci pensate, il primo dei nostri punti di forza.
Seconda pregiudiziale: quella che definirei una scelta antilocalistica. La dimensione locale dell’informazione e del nostro lavoro doveva essere valorizzata, ma senza scadere mai nel provincialismo. Ricorderete per esempio i forum sull’informazione locale che per anni hanno visto incontrarsi alcuni tra i maggiori protagonisti della professione arrivati qui da tutta Italia. Vivere e lavorare locale, ma pensare globale, avere la capacità di non farsi asfissiare dalla piccola dimensione, ma di avere un respiro lungo. E allora, la rete dei giornalisti del mediterraneo il cui primo nucleo fu costruito proprio qui a Matera, dove discutemmo per due intense giornate con colleghi spagnoli, portoghesi, greci, turchi, per provare a guardare finalmente tutti oltre l’uscio di casa. E poi l’accordo di partnership con il centro europeo di giornalismo di Maastricht, che portò tanti di noi in mezza Europa, da Bruxelles a Barcellona, da Londra a Francoforte, a studiare e parlare di Unione europea, digitalizzazione, nuovi network informativi, prospettive economiche e finanziare in un continente che cambiava a ritmi fino ad allora inimmaginabili, con tante e significative ripercussioni sul destino delle comunità locali, anche quelle più piccole e lontane come la mostra..
Capivamo che il mondo stava cambiando e le nuove tecnologie consentivano finalmente di lavorare a Potenza e Matera con le stesse possibilità che avevano i colleghi che vivevano in posti più fortunati.
Da Maastricht a Missanello. Forse qualcuno tra i più anziani ricorda che era uno dei nostri slogan.
La scelta della formazione. Una scelta forte e consapevole, nella quale investimmo tante risorse umane, professionali e anche buona parte dei nostri piccoli bilanci, frutto di gestioni sempre attente e rigorose. Con una chiara parola d’ordine: il nuovo non deve farci paura. Bisogna conoscerlo, affrontarlo e padroneggiarlo. E dunque la nascita di forMedia, primo e forse unico ente di formazione della categoria, con decine e decine di corsi dedicati ai nuovi sistemi editoriali, le tecnologie digitali, il difficile passaggio dal giornalismo ai giornalismi; gli accordi con realtà di assoluta eccellenza come l’istituto per la formazione al giornalismo di Bologna o la scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia. Un’attività nella quale abbiamo investito, come era giusto che fosse, tanta parte delle nostre risorse umane e finanziarie, e che ha dato grandi risultati, anche dal punto di vista occupazionale per tante colleghe e tanti colleghi. Per anni è stato un modello in tutta Italia, fino a quando non è stata travolta da uno tsunami di sciagurato pressapochismo, che ha trasformato la formazione dei giornalisti in un piccolo, triste mercato di crediti a basso costo e ancor più basso rendimento. Eppure, se c’è in Italia una categoria che ha un drammatico bisogno di formazione questa è proprio quella dei giornalisti.
E poi il rapporto maturo, senza servilismi o complessi di inferiorità, con la politica. E quando la politica ha accettato il confronto su questo terreno non ci siamo sottratti e i risultati non sono mancati. Penso per esempio all’entusiasmo con il quale abbiamo dato il nostro contributo di idee e proposte al progetto del computer in ogni casa, o al lavoro fatto per portare la regione Basilicata ad essere tra le prime a recepire il contratto nazionale dei giornalisti. Poi le cose sono andate come sono andate, ma questa è un’altra storia.
Tutto questo mentre ovviamente non è mai mancata l’attenzione quotidiana alle condizioni morali e materiali delle colleghe e dei colleghi, alla tutela in grandi e piccole trattative e, quando necessario, nelle aule di giustizia, forti sempre anche del sostegno della FNSI. Ancora oggi, dopo tanti anni, uno dei più noti editori lucani, quando mi incontra, mi saluta con un sorriso un po’ forzato, forse memore del sonoro schiaffone rimediato dal giudice del lavoro davanti al quale lo portammo per aver con nonchalance sostituito un gruppo di giovani colleghi precari in sciopero.
Dunque deboli, isolati, ignorati?
Ma quando mai. Solo tre anni dopo la fondazione dell’Associazione, uno dei nostri più bravi dirigenti era già nella giunta esecutiva della Federazione della Stampa. Quando fu proposto ed eletto nessuno guardò ai miseri numeri dei nostri delegati. Qualche anno dopo, in un altro congresso, era dei nostri il primo eletto nel consiglio nazionale della FNSI. E i voti dei delegati lucani, se non ricordo male, erano otto su una platea di oltre trecento. Le nostre colleghe e i nostri colleghi, cresciuti nel modo che ho ricordato, sono stati e sono protagonisti, autorevoli, ascoltati e valorizzati, in tutti gli organismi della categoria, dovunque vengano chiamati a dare il loro contributo di idee e entusiasmo.
Ma non solo.
Quando parlavo di un disegno complessivo per la crescita del giornalismo lucano mi riferivo a un altro sogno che avevamo ben chiaro in testa. Chi voglia guardare senza pregiudizi allo stato dell’informazione oggi in Basilicata non potrà non convenire che c’è una nuova generazione di giornalisti non solo più numerosa, ma anche più attrezzata, preparata e consapevole. Certo, anche qui la crisi ha colpito duro, ma i colleghi hanno difeso, e stanno difendendo con forza gli spazi di lavoro e di libertà. La qualità complessiva della categoria è certamente migliore rispetto a trent’anni fa.
E guardate dove sono finiti in questi anni le giornaliste e i giornalisti di questa regione che per scelta o per necessità sono andati via: nei telegiornali nazionali, nelle grandi agenzie di stampa, nei quotidiani, nelle imprese editoriali, dovunque sono arrivati, non hanno avuto difficoltà a conquistare posizioni di grande rilievo: dovunque sono valorizzati e rispettati. Tanti di loro hanno cominciato proprio con noi, nelle nostre assemblee, nei nostri forum, nei nostri corsi e ora sono direttori, conduttori, editorialisti, manager editoriali.
Vorrei chiudere con una immagine che, quando penso a questi trent’ anni, mi torna sempre alla mente. Quella di un giovane collega che veniva da Viggianello. Si alzava la mattina alle quattro per prendere il pullman e venire a Potenza per seguire i corsi di formazione. Pagava non solo il viaggio, ma anche l’iscrizione ai corsi. Fu così tra i primi a padroneggiare i nuovi sistemi editoriali e questa competenza gli fruttò la prima assunzione a tempo indeterminato. Poi ha fatto di tutto, ha girato l’Italia e da qualche anno è tornato in Basilicata, dove i colleghi lo hanno eletto presidente dell’Associazione. A lui, e alla bella squadra di pazzi visionari che ha costruito in questi anni, gli auguri di buon lavoro.
Noi, come si dice, abbiamo già dato. Tocca a loro scrivere un nuovo capitolo di questa storia“.