Mercoledì 13 settembre – Davanti alla chiesa della SS Trinità nel centro storico di Potenza numerosi i potentini che si sono ritrovati per ricordare Elisa Claps, a trent’anni dalla sua uccisione – il 12 settembre del 1993 – per mano di Danilo Restivo.
Sul portone della chiesa al cui interno, nel sottotetto della canonica, diciassette anni dopo, il 17 marzo del 2010, fu trovato il cadavere di Elisa, Ulderico Pesce con in mano la croce che ha portato lungo tutta la marcia dalla casa della famiglia Claps, in via Mazzini; e Gildo Claps, il quale ancora una volta ha rivolto l’invito a non entrare nella chiesa dove fu trovato il cadavere della sorella finchè non saranno scoperti coloro i quali hanno prima protetto Restivo e poi fatto in modo che per anni il cadavere di Elisa non venisse scoperto.
Gildo, mamma Filomena, chiedono giustizia. Lo fanno da anni, da quel maledetto giorno nel quale scomparve Elisa.
Sono convinti che qualcuno ha depistato le indagini per evitare che tutta la verità venisse alla luce.
Chiedono che chi sa faccia i nomi.
Noi aggiungiamo: e si finisca di parlare “della chiesa”, offendendo le tante persone oneste, rispettose, sia tra il clero che tra i laici, che ne fanno parte.
Si facciano i nomi, se si sanno.
Lo chiedono in tanti a Potenza. Lo chiedono coloro i quali rifiutano l’immagine, che qualcuno vuol far passare, di una città omertosa, che ha coperto chi ha voluto che la verità sul caso Claps non si sapesse.
Sono le stesse persone che guardano al portone aperto della chiesa della SS. Trinità non come un’offesa alla memoria di Elisa ma come la possibilità di poter tornare in quella chiesa a pregare anche per lei. Per Elisa.
Un diritto che nessuno può negare.
Ieri, 12 settembre, tante le iniziative per ricordare Elisa Claps. Oltre alla marcia organizzata in mattinata da Ulderico Pesce, nel pomeriggio la presentazione del libro di Mariagrazia Zaccagnino, “Io sono Elisa Claps”.
E’ stata l’occasione per mamma Filomena di annunciare la realizzazione in Africa di un ambulatorio per coronare un sogno di Elisa che voleva diventare medico e lavorare in Africa con Medici senza frontiere.
Sarà realizzato – ha dichiarato Gildo – devolvendo tutti i soldi del compenso ricevuto per la consulenza alla fiction sulla storia di Elisa che andrà in onda nel prossimo mese di ottobre sulla Rai.
Gildo – riporta l’Ansa – ha ricordato che “in questi 30 anni”, la sua famiglia “non ha mai ricevuto un centesimo per tutto quello che ha riguardato la drammatica vicenda di Elisa”.