Martedì 12 settembre 2023 – “La riattivazione del Frecciarossa da e per Torino è senza dubbio una buona notizia. Aver acceso i riflettori mediatici nazionali ha senza dubbio sensibilizzato le istituzioni e l’azienda Trenitalia a prendere in maggiore considerazione la nostra regione e il diritto alla mobilità dei lucani. Oggi quello che serve è una presa di posizione dell’importanza strategica della mobilità per la nostra regione, che è l’unico volano possibile per lo sviluppo della stessa”.
E’ quanto si afferma in una nota della Filt Cgil
“Bisogna sfruttare la posizione di regioni cerniera per collegare i grandi porti di Taranto e Gioia Tauro -Salerno, sfruttando le Zes e i retroporti di Taranto nella Val Basento ma anche le varie zone industriali di Tito, Potenza, Pisticci, Matera, e i collegamenti da sud a Nord che obbligatoriamente devono passare per la nostra regione, ritrovando lo spirito con cui nel 1860 Garibaldi con un decreto intuì l’utilità di una ferrovia che passasse per la Basilicata dedicandone la fattezza di scartamento ordinario riservato solo alle linee più importanti come descritto nell’ottimo libro di Nicola Pavese, riprendere quel dinamismo progettuale finito negli anni ’30.
Oggi più che mai bisogna lottare uniti per ottenere la famosa bretella Tito- Auletta e il proseguimento della Ferrandina – Matera a Gioia perché questo potrà essere l’unico volano per far uscire la regione dell’isolamento e farla sviluppare. Ma per fare questo prima va affrontata la questione della governace.
Oggi, dei direttori dei grossi player della mobilità su ferro o gomma, nessuno è lucano e anche il gestore della rete RFI ha sede in Puglia.
Per troppo tempo – denuncia il sindacato – la Basilicata è stata vista come una terra di conquista e questo a discapito dell’interesse regionale.
Non è una questione campanilistica ma è il minimo che la politica regionale deve chiedere affinché le scelte politiche portino un ritorno occupazionale sul territorio. Invece per troppo tempo sono stati lasciati ad altri la gestione e l’esercizio, nonostante avessimo gli strumenti e la professionalità per farlo.
Va senza dubbio recuperato questo aspetto insieme al tessuto sociale culturale sulla mobilità sostenibile: in un mondo dove si chiede meno inquinamento bisogna spostare la mobilità individuale verso quella collettiva.
Una via d’uscita dalla crisi potrebbe essere proprio la transizione verso una mobilità sostenibile, più rapida e confortevole, con un movimento delle merci che abbatterebbe i costi di produzione.
Quindi oggi è il tempo di aprire una fase di dialogo con la politica facendo proprio il pensiero di Zanardelli che, come spiegato nel libro di Pavese, aveva ben colto nella sua visita in Lucania quali erano le vere priorità.
Ma la legge che ne conseguì dopo la sua morte fu cambiata e non attuata in pieno seguendo logiche campanilistiche che stravolsero completamente la sua impostazione iniziale facendo giungere ai nostri giorni una rete incompiuta e non funzionale alle reali esigenze dell’utenza”.