Lunedì 28 agosto 2023 – “Per la seconda volta in pochi giorni, il presidente dell’0rdine dei Giornalisti della Basilicata è costretto a prendere la parola in un’altra vicenda che vede protagonisti in questo caso il quotidiano “La Nuova Basilicata” e il suo editorialista Nino Grasso e l’assessore alle politiche agricole della Regione Basilicata, Alessandro Galella”.
Lo scrive in una nota Mario Restaino, Presidente dell’ì ‘Ordine dei Giornalisti di Basilicata, che entra nel merito della questione.
“Un articolo pubblicato dal quotidiano ha provocato la reazione sui social – scomposta e imbarazzante nei toni e nei contenuti – di Galella, per la verità non nuovo ad atteggiamenti sopra le righe e inadatti al suo ruolo pubblico.
Non si può tacere che la replica del quotidiano, oggi, è stata scritta da Grasso intingendo la penna in un calice di comprensibile reazione e di tono non meno sprezzante di quello usato da Galella. Quest’ultimo, a conferma di quanto detto prima, è tornato a scrivere parole offensive sui social.
In primo luogo, va detto che l’assessore Galella non solo ha esagerato – nella prima e nella seconda reazione – ma ha passato qualsiasi segno di buongusto: non si reagisce così ad un articolo su un giornale, per quanta critica possa contenere.
Con tutte le giustificazioni che Galella possa portare avanti, – prosegue Restaino – non può e non deve reagire così, né sui social (errore gravissimo, nei tempi attuali, con la prospettiva di aver passato il segno anche da altri punti di vista) né altrove.
Una puntuale e dura replica affidata ad una nota inviata al giornale sarebbe stata più che sufficiente e giusta.
Bisogna aggiungere che anche il collega Grasso poteva “contenersi” di più nella sua replica: alcune espressioni che ha usato non aggiungono nulla alla durezza – legittima – della sua posizione e della sua critica: che possiamo ricavare dal riscaldare gli animi più di quanto non lo siano già?
E ora una breve riflessione di natura più generale: se il presidente dell’Ordine dei Giornalisti deve intervenire per commentare simili episodi occorre prendere atto che siamo messi male.
In vista di una campagna elettorale che già si annuncia difficile, chiediamo con fermezza agli amministratori e agli uomini politici di rispettare il lavoro dei giornalisti e di tenere i toni bassi. Nello stesso tempo chiediamo ai giornalisti di affrontare questa prova con professionalità e tenendo presenti il loro dovere e la loro deontologia.
Parlando a titolo personale – perché il consiglio dell’Ordine non ha mai affrontato tale argomento – in una società che avesse veramente a cuore il bene comune le sue istanze rappresentative (e fra queste anche, certamente, l’Ordine dei Giornalisti e i partiti e tutti gli altri “attori” sulla scena) avrebbero già deciso di sedersi attorno a un tavolo e dichiarare non una tregua – non è di questo che abbiamo bisogno in Basilicata – ma la volontà comune di tenere rapporti basati su una leale ma corretta franchezza, nel rispetto rigoroso dei compiti e dei ruoli di ciascuno.
Sarebbe questo il primo segnale – conclude Restaino – per la nostra sofferente società lucana che vogliamo fare meglio e di più.
Se il futuro, invece, sarà fatto di attacchi, repliche e controrepliche non ne verrà nulla di buono e i Lettori per primi non ci capiranno più nulla.
I giornalisti avranno così fallito il loro compito, i politici la loro vocazione (che forse – lo dico non per alleggerire la posizione della mia categoria – è peggio)”.
Fin qui la nota del Presidente Restaino.
Per opportuna conoscenza di chi legge, riportiamo di seguito l’interlocuzione a distanza tra l’assessore Galella e il collega Grasso. A quest’ultimo va la nostra solidarietà.
IL POST DELL’ASSESSORE ALESSANDRO GALELLA
L’ARTICOLO DI NINO GRASSO
L’ASSESSORE ANTI-MATERANO DI FRATELLI D’ITALIA FA RIMPIANGERE LA “VECCHIA BASILICATA”
Essendo entrato a far parte della Giunta Bardi senza alcun merito, se non quello di aver fatto da segretario particolare a Gianni Rosa negli anni in cui quest’ultimo ha guidato il Dipartimento Ambiente, e quindi senza nemmeno aver provato il brivido della sconfitta elettorale che il suo ex datore di lavoro aveva invece assaporato nelle regionali del 2019, l’attuale assessore esterno all’Agricoltura di Fratelli d’Italia, Alessandro Galella, ci sta facendo rimpiangere il suo dante causa. Ed è quanto dire. A riprova del luogo comune, in questo caso purtroppo confermato dai fatti, che al peggio non c’è mai fine. Perché se un assessore regionale, che per mestiere dovrebbe spogliarsi dei panni di “tifoso” del proprio borgo, non trova niente di meglio dallo scrivere in un italiano stentato slogan fritti e rifritti contro <quelli di prima> al solo scopo di contrapporre la propria <potentinità> alla <materanità> surrogata della collega alle Infrastrutture, Donatella Merra, eletta – lo ricordiamo – con i voti dei cittadini del Vulture, non resta che farsi il segno della croce. E sperare che nei pochi mesi che ci separano dalle elezioni del 2024 non si facciano altri, irreparabili danni, tali da mettere a rischio la tenuta unitaria della Basilicata, oltre a quelli (già gravi) provocati dal <bamboccione> della politica lucana, cresciuto alla scuola dell’odio territoriale. Tra cori fascisti. Urla da stadio. Gestacci da ultrà in servizio permanente effettivo. E ignoranza totale delle più elementari regole della grammatica istituzionale.
I lucani devono sapere che grazie ad Alessandro Galella la Regione Basilicata ha perso un finanziamento ministeriale di 700 mila euro. Che quest’anno era stato programmato da Donatella Merra per avviare un progetto di bike sharing in quel di Matera. Per poi immaginarne uno identico a Potenza, dopo aver sperimentato nella città dei Sassi (turisticamente più gettonata del capoluogo di regione) un esempio di mobilità sostenibile che non sempre, per varie ragioni, vandalismo compreso, s’è rivelato vincente in altri contesti urbani. Facendo invece le bizze, con la copertura politica del presidente Bardi, incapace a sua volta di avere una visione d’insieme in grado di superare le piccole beghe di campanile, l’ex portaborse di Rosa – anche grazie al silenzio acquiescente degli assessori materani Latronico e Casino – è riuscito a non far approvare la delibera predisposta dagli uffici del Dipartimento Infrastrutture. Col risultato di aver indotto il Ministero dei Trasporti a dirottare altrove i fondi destinati alla Basilicata. Bel risultato, non c’è che dire. Degno del cosiddetto <governo del cambiamento> di cui Galella è degna espressione. E di cui soprattutto va fiero, stando a quello che egli stesso ha scritto su facebook qualche giorno fa, attaccando la “Nuova”, e con essa la <vecchia Basilicata>. Con ciò identificando, immaginiamo, quella classe politica di centrosinistra che vent’anni fa, quando egli si limitava a giocare a pallone sotto casa senza fare i danni che da tifoso sopra le righe sta provocando oggi nelle stanze di via Verrastro, ha impedito (consentendogli così di governare un territorio ancora pulito) che la nostra regione diventasse il cimitero delle scorie nucleari d’Italia, che l’allora governo di centrodestra, a guida Berlusconi, aveva immaginato di realizzare a Scanzano. Ironizzando sulla classe dirigente della <vecchia Basilicata> che – a suo dire – avrebbe <affamato> i lucani, mentre oggi tutti sarebbero più ricchi grazie al gas “gratis” (che poi tanto gratis non è, come si sta sperimentando con l’addebito delle ultime bollette), Galella, nella sua ignoranza – in questo caso legata alla non conoscenza di quanto avvenuto a Melfi nei primi anni ’90 – non sa che il più grande stabilimento Fiat d’Europa fu realizzato in Basilicata in poco più di due anni, grazie ad una classe politica ed amministrativa che ci veniva invidiata in tutt’Italia. Mentre oggi dobbiamo ringraziare Bardi e il suo Stato Maggiore per aver fatto dichiarare lo stato di crisi complessa alla Stellantis. Peraltro proprio nei mesi in cui l’ex segretario di Rosa guidava il Dipartimento Attività Produttive, prima di passare all’Agricoltura, in ossequio all’ennesimo diktat di partito.
Tra gli altri ringraziamenti da fare al governatore in carica, ve ne è poi uno particolarmente sentito per aver detto di sì all’autonomia differenziata in Conferenza Stato-Regione, senza essere stato autorizzato preventivamente in tal senso dal parlamentino lucano, a tutto vantaggio del Centro-Nord e a danno del Sud. Ma soprattutto per aver subito, senza muovere un dito, lo scippo della risorsa idrica, la cui gestione è stata affidata ad una società mista pubblico-privata, di recente istituzione, governata da Roma, nella quale i lucani non avranno alcuna voce in capitolo. In barba agli accordi a suo tempo sottoscritti tra Basilicata, Puglia e Governo centrale da uno dei presidente di <quelli di prima>. Con in più la beffa che il generale Bardi ci regalerà nei prossimi mesi spendendo 50 mila euro per ricordare il cinquantesimo anniversario della diga di Senise. Nella sua ignoranza – perché all’epoca non era ancora nato – Alessandro Galella non immagina cosa abbiano rappresentato, alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, le lotte sindacali per ottenere i giusti ristori per le migliaia di famiglie lucane che si videro espropriare i terreni dei giardini di Senise, per realizzarvi la più grande diga in terra battuta d’Europa, al servizio di una Puglia sitibonda. Per cui, prepariamoci alla faccia di bronzo che la Giunta regionale in carica sfodererà per “festeggiare” la data di inaugurazione di quell’invaso, dopo che essa ha tradito, con il proprio silenzio, e con la complicità dei parlamentari di centrodestra eletti in Basilicata (dalla ministra Casellati al senatore Rosa e agli onorevoli Caiata e Mattia) i sacrifici di una intera comunità regionale.
Certo, dobbiamo essere grati a Bardi, Galella e agli altri componenti dell’Esecutivo – a partire dal “vigile” assessore Cosimo Latronico, bravo nel fare le pulci agli altri, ma non a vigilare in casa propria – se il direttore generale dell’Ambiente, Roberto Tricomi, è riuscito a far parlare di sé non tanto per il lavoro svolto alla guida amministrativa del Dipartimento. Del quale, anzi, si segnala l’inefficienza, proprio nella gestione del ciclo dell’acqua. Quanto per i successi professionali ottenuti dai suoi più stretti congiunti, con la moglie Barbara Ligrani promossa a luglio scorso con una posizione organizzativa di grado B, che è una delle più alte dal punto di vista economico in via Verrastro. E la sorella, Angela, prima selezionata il 16 agosto come esperta junior in seno all’Osservatorio della semplificazione amministrativa di nuova istituzione. E poi assunta una decina di giorni dopo in pianta stabile come <specialista giuridica> della Regione nell’ambito del concorso per 19 posti curato dal Formez. Due stipendi che, a quanto pare, si cumuleranno. E che ovviamente – per dirla con l’assessore Galella – rappresentano il plastico esempio di ciò che il centrodestra sta facendo per far <navigare nell’oro> i lucani. O quanto meno una piccolissima parte di essi. Inutile dire che in altri tempi, quando governavano i Verrastro, gli Azzarà, i Michetti e Dinardo, per non parlare di Boccia, Bubbico, De Filippo e Pittella, annoverati da Galella quali esempi della <vecchia Basilicata>, i Tricomi di turno non avrebbero mai messo piede in Regione. Ma questo è un altro discorso, che ci porterebbe a parlare della <colonizzazione> esterna che ha reso la Basilicata terra di conquista da parte di persone che non sono riuscite a fare carriera in casa propria. A differenza dei tanti lucani che vengono accolti a braccia aperte altrove perché vincitori di concorso. O perché già in possesso della qualifica dirigenziale richiesta.
Ci fermiamo qui, per non appesantire la lettura ad un politico abituato forse a studiare sui bignami. Non senza aver prima ricordato all’assessore Galella che la dichiarazione dei redditi di chi scrive non ha subito sostanziali modifiche quando da dipendente e professionista impegnato nel privato è stato chiamato a svolgere, per alcuni anni, l’attività giornalistica nel settore pubblico. A differenza di un ex portaborse, ritrovatosi in paradiso per caso, perché il suo Capo, nel frattempo, era stato scaraventato all’inferno.
Nino Grasso”
LA RISPOSTA DELL’ASSESSORE ALESSANDRO GALELLA
“La Vecchia Basilicata”, il giornale di Nino Grasso e del partito della restaurazione di centrosinistra, mi concede la prima pagina. Questo vuol dire che il mio post, contro le bugie e il fango che ogni giorno l’ex scrivano a pagamento del Presidente De Filippo pubblica, ha colto nel segno.
Certo Nino Grasso ha il vantaggio di utilizzare un’intera testata giornalistica per raccontare i fatti suoi, ma questo è il vecchio metodo. Quello a cui tutti erano abituati in Basilicata ai bei tempi: ti sbattono in prima pagina con qualche parolone e infangano, senza fatti, la tua figura.
Caro Nino Grasso, ti sfugge una differenza rispetto ai bei tempi in cui scrivevi a seconda dell’interesse del signorotto di turno del quale tutelare l’interesse, e cioè che oggi la maggior parte dei lucani non ha più l’anello al naso come allora. Quei tempi in cui tu navigavi nell’oro e chi non si allineava al sistema di potere veniva perseguitato sono finiti.
CAPISCO CHE NON PUOI ESSERTENE ACCORTO PERCHÈ NON STAI UN MINUTO IN MEZZO ALLA GENTE COMUNE DA DECENNI, PER QUESTO TI AGGIORNO CHE LA BASILICATA È FINALMENTE CAMBIATA.
Oggi i lucani sono finalmente liberi e sanno ben distinguere chi sta dalla parte dei baroni arricchiti dal potere e chi sta dalla parte delle persone per bene.
Avere nemici come te, per me è solo un grande onore, perchè vuol dire che sono sulla strada giusta: quella del bene della Basilicata.
AVANTI TUTTA!”