Martedì 25 luglio 2023 – Il governo Meloni – Salvini, a seconda delle contingenti convenienze particolaristiche, utilizza due pesi e due misure nei rapporti con gli enti locali territoriali, in particolare con le Regioni meridionali.
Se si tratta di gestire inalienabili ed universalistici beni comuni nazionali, come la sanità, l’istruzione ed i trasporti s’invoca l’autonomia differenziata; se, invece, si tratta di gestire le risorse idriche ed irrigue, ci si trasforma in centralisti, che relegano le espressioni istituzionali delle autonomie locali ad un ruolo marginale e subalterno”.
Ad affermarlo il consigliere regionale di Prospettive lucane, Carlo Trerotola.
“In questo desolante quadro – sottolinea Trerotola – la Basilicata rischia di pagare il prezzo più alto, a partire dall’istituenda Acque del Sud spa, originariamente suddivisa tra le Regioni conferenti le risorse e le strutture idriche, tra cui la Basilicata in testa a tutte, ed oggi, dopo la modifica della legge 214 del 2011, centralisticamente in capo allo Stato, che deterrà il 65 per cento del capitale sociale, con l’inopinato inserimento dei privati, che potranno disporre del 30 per cento delle quote azionarie, in spregio alla netta ed inequivocabile volontà popolare espressa dai cittadini italiani col referendum sull’acqua pubblica del 2011, votato dal 96 per cento dei 26 milioni di elettori che si recarono alle urne”.
“Al variegato sistema degli enti pubblici non statali – continua l’esponente di prospettive lucane – spetterebbe complessivamente soltanto il 5per cento di Acque del Sud spa, un vero e proprio piatto di lenticchie rispetto alla produzione della preziosa risorsa idrica. Si tratterebbe dell’inopinata previsione legislativa di una società coattiva, che assai poco si concilia con le tendenze autonomiste affidate al senatore Calderoli, visto che Acque del Sud va nel segno esattamente opposto: a favore del centralismo e contro ogni forma di autonomia regionale”.
“Oggi più che mai urge l’unità della politica lucana in difesa di quegli interessi regionali che la stessa Legge 214/11 sanciva come intoccabili.
Soltanto uno sforzo corale contro la modifica, operata dal governo Meloni nella conversione del Decreto n.44/2023, potrà evitare uno scippo, che ha tutto il sapore di tutelare interessi centralisti e privatistici a danno di quelli generali del popolo lucano.