Domenica 16 luglio 2023 – “È una vergogna”. Non usa mezzi termini il segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa, nel commentare la social card introdotta dal governo Meloni, che tra qualche giorno “sarà distribuita a chi ha un reddito ISEE sotto i 15mila euro, ma che ancora una volta, nello stile di questa destra, offende le persone, divide e non include.
Hanno eliminato il reddito di cittadinanza – aggiunge Summa -unico strumento di contrasto alla povertà per reintrodurre i vitalizi a favore di 851 senatori e 444 familiari di senatori defunti, il cui taglio aveva consentito un risparmio alle casse dello State di 40 milioni di euro, e aumentare lo stipendio di 1.269 euro netti al mese ai capigruppo della Camera. Mentre chi vive in difficoltà non è stato aiutato, ma tradito con 30 centesimi al giorno.
Perché la social card – spiega Summa – come stabilito dal decreto attuativo, spetta solo ai nuclei familiari composti da non meno di tre componenti ed è concesso un solo contributo per nucleo familiare di importo complessivo pari ad euro 382,5. Una manovra che ha il sapore della beffa, è offensiva per la gente, umilia le persone calpestando la loro dignità.
La social card rappresenta una elemosina una tantum destinata a chi ha un reddito sotto i 15 mila euro, per spese alimentari.
Con l’inflazione alle stelle e il caro spesa, la social card, che nell’allegato 1 decide anche cosa devono mangiare le persone, non aiuta nessuno.
Piuttosto etichetta chi vive in uno stato di indigenza.
E ancora, esclude gli anziani che vivono da soli o in coppia, così come esclude i giovani non sposati e le coppie che non hanno figli, oltre a tutti coloro che già percepiscono sussidi perché in uno stato difficoltà.
Così non si combatte la povertà, ma si prende in giro chi vive in difficoltà – conclude Summa –.
Servono interventi sul potere d’acquisto di salari e pensioni, la riforma dell’indennità di disoccupazione universale che garantisca un reddito nei periodi di non lavoro ed un reddito di cittadinanza dignitoso per chi non è collocabile nel mercato del lavoro”.