Martedì 13 giugno 2023 – Ci sono anche tre imprenditori lucani nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, che ha scoperto un presunto traffico illecito di rifiuti – nello specifico, scarti di lavorazione del pellame – tra Puglia e Basilicata, portando all’arresto di cinque persone.
I lucani – che risultano indagati a piede libero – sono Gianni Cammarota, di Grottole, amministratore di fatto della Genericam; Franco Lamacchia, di Matera, amministratore della Rossini Made in Italy; e Pierpaolo Maria Nicoletti, anch’egli di Matera, amministratore unico della Divani Tre P.S.P.
Stando alle indagini, lo smaltimento eseguito al di fuori delle regole avrebbe comportato un risparmio di 5.125 euro per Lamacchia, e di 36.500 euro per Nicoletti, entrambi accusati di concorso in traffico illecito di rifiuti aggravato. Cammarota, invece, è accusato di una violazione al Testo unico ambientale, che punisce la attività di gestione dei rifiuti non autorizzata.
Gli arresti sono scattati all’alba. Cinque provvedimenti cautelari ai domiciliari ed ulteriori 20 provvedimenti tra reali e patrimoniali, emessi dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Lecce su richiesta della Dda, per i reati di associazione per delinquere ed attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti speciali e discarica abusiva nella provincia di Taranto.
Sequestrati 5 capannoni industriali, un’area agricola dove i rifiuti sarebbero stati illecitamente smaltiti, e 6 mezzi utilizzati per il trasporto. La Dda ha disposto il sequestro, finalizzato alla confisca obbligatoria, delle somme di denaro oggetto del presunto ingiusto profitto.
Le indagini partono nel mese di luglio 2019, dal rinvenimento di rifiuti pericolosi, principalmente scarti di lavorazioni della pelle. Si risale così alle aziende produttrici dei rifiuti, operanti nella produzione di divani nelle aree industriali di Matera, Altamura e Gravina di Puglia.
Le prime informazioni testimoniali fanno emergere la figura del principale indagato sospettato di essere il responsabile del traffico illecito di rifiuti da almeno 30 anni, tramite l’azienda individuale “Marpelle SNC”. Si stima che circa 3.000 tonnellate di rifiuti siano stati smaltiti mediante attività di abbruciamento, interramento e occultamento in area agricole e capannoni industriali. Stimato un ingiusto profitto complessivo di circa 550.000 Euro.
Immagini di telecamere di videosorveglianza e intercettazioni telefoniche hanno permesso di verificare l’accaduto.
In base alle prime ricostruzioni dei fatti, l’uomo si presentava alle società come titolare di un’azienda che avrebbe provveduto al recupero dei rifiuti speciali da loro prodotti, con un costo di smaltimento pari a 0,15 euro al kg.
Dopo aver ritirato i rifiuti stoccati all’interno dei piazzali delle aziende, si faceva pagare in contanti o anche tramite bonifico emettendo a loro carico, in questo caso, fatture con causali false di pulizia del verde o dei piazzali così da consentire alle aziende di contabilizzare un costo sostenuto di fatto di gran lunga inferiore rispetto a ciò che avrebbero pagato smaltendo lecitamente (0,40 euro al kg).
Alla morte del principale indagato, il ruolo primario sarebbe stato assunto da un altro uomo, colui che reclutava la manovalanza ed al quale i lavoratori si rivolgevano per essere pagati.
Fonte: Tgr Basilicata