Martedì 9 maggio 2023 – “Il Documento di Economia e Finanza regionale (Def), così come definito dalla Giunta Regionale, appare senza respiro ed approfondimento e riproduce pedissequamente quanto previsto dal PNRR e dal Piano Strategico Regionale, verso cui già a suo tempo abbiamo riservato critiche ed integrazioni, poiché fin dall’ inizio (proprio come accaduto con il Def) non è stato elaborato attraverso un autentico dialogo sociale e quindi continua a trascinarsi tutte le sue lacune iniziali”.
E’ il giudizio di Cgil, Cisl, Uil in un documento a firma dei segretari regionali Fernando Mega, Vincenzo Cavallo e Vincenzo Tortorelli (foto di copertina).
“Le azioni – si sottolinea nel documento – sono molto generiche (più una lista di intenzioni che descrizioni precise) e soprattutto non viene elencato alcun indicatore di risultato, mentre l’impostazione generale del documento appare molto incentrata sull’analisi di contesto e sulla declinazione degli obiettivi da raggiungere, sostanzialmente quelli indicati già dal PNRR e dalla programmazione europea 2021-2027.
Ma le azioni programmatiche da sviluppare sono solo enumerate e non dettagliate; eppure soltanto queste avrebbero potuto comunicare cosa si vuole realizzare per fermare le spinte irreversibili che stanno avviluppando la Basilicata.
Al contrario occorre ritornare sulla enucleazione di scelte strategiche ‘forti’ di regione, oltre la crisi che si integra nei processi di rilancio del Paese e dell’Europa, attivando ‘ora’ tutte le sue competenze per innescare processi di programmazione integrata in termini di sostenibilità e di valorizzazione delle risorse, dei sistemi produttivi e delle persone che abitano il territorio.
Il punto prioritario è che manca un asse trasversale ai claster ed alle azioni che definisca un vero ‘piano del lavoro’ nei termini attuali che la questione riveste. Vale a dire un lavoro nuovo, per le generazioni di oggi ,non precario, come ‘tempo del lavoro’ con più crescita dei settori produttivi, del contesto di vita e dei luoghi delle comunità, generativo di valori, con più formazione e con più attenzione alla transizione digitale ed alle condizioni di salute.
E’ questa la riscrittura che chiediamo. Ci vuole un ‘piano del lavoro’ che intersechi tutte le frammentate e generiche azioni e le riunisca in un documento-operativo che descriva le ricadute in termini di incremento di reddito e di opportunità di lavoro ;oltre a definire ,con buona approssimazione ‘come e con chi ‘si attuano i progetti e le azioni ed a schematizzare un quadro integrato dei notevoli flussi finanziari.
Senza il filo di un organico ‘piano del lavoro e dei settori’ non ha alcun effetto il nuovo ciclo dei fondi europei che, in quanto tali , devono essere ben collegati e distinti per loro natura in: Fondi di ‘breve'(Fsc 14/20,React etc.) di ‘medio’ termine (Pnrr) e di più lungo periodo(Fondi strutturali 21/27).
In sintesi le osservazioni di Cgil, Cisl, Uil sulle singole ‘Azioni’.
Per quel che concerne l’Azione A1 “tutela della salute“, si evidenzia che le risorse del Fesr e Fse plus che si intende utilizzare sono finalizzate, sulla falsariga del PNRR, alle componenti di innovazione e ammodernamento delle dotazioni strutturali tecnologiche e digitali, ma poca attenzione viene riservata al personale e all’ incremento di personale.
Le azioni da declinare sono affidate ancora una volta all’ AGENAS per la stesura di un documento da condividere con gli stakeholder, tra i quali non si annoverano le OOSS.
Occorre articolare un disegno programmatico di riorganizzazione della rete sanitaria ospedaliera e territoriale, che comprenda anche il rapporto fra il Sistema Sanitario regionale e l’azienda ospedaliera universitaria legata al nuovo corso di laurea in Medicina, e l’intero insieme delle prestazioni sanitarie, inclusi tutti gli aspetti legati al declino demografico e alla condizione socio-sanitaria degli anziani.
I risultati attesi sono sostanzialmente gli obiettivi della missione 6 del PNRR, da cui per giunta ad oggi nel 2023 siano lontanissimi.
Non ci sono pertanto risorse regionali destinate al personale della sanità, né per superare la vertenza aperta sulle stabilizzazioni Covid né per l’implementazione dei fondi aziendali per la valorizzazione di questo personale, che è quello che dovrà rendere operative le strutture sanitarie e che dovrà essere adeguatamente formato rispetto ai processi di innovazione tecnologica previsti.
E ciò vale a maggior ragione se consideriamo che nella legge di stabilità regionale è previsto un contributo straordinario di 6 milioni e 500mila euro come integrativo del Fondo sanitario regionale per i costi energetici eccedenti rispetto a quelli ristorati dallo Stato.
Misura che, per quanto dichiarato dal Presidente, consente la certificazione dei bilanci della sanità.
Sul fronte della sanità privata – sempre nel documento contabile 2023 – per remunerare quota parte delle prestazioni erogate nell’anno 2022 dalle strutture private accreditate e convenzionate di specialistica ambulatoriale in eccesso rispetto al budget assegnato, alle Aziende sanitarie locali di Potenza e Matera sono riconosciute risorse aggiuntive, per 4 milioni di euro.
In merito all’ azione A3 occupazione femminile, pur a fronte di una buona descrizione di contesto, che dovrebbe assolutamente far ravvisare l’ urgenza di incrementare le politiche a favore del lavoro femminile, che in Basilicata è inferiore di più di venti punti della media italiana, e quasi la metà di alcune regione del nord Italia, non vi è traccia di alcuna misura straordinaria soprattutto per quanto riguarda il sostegno al welfare aziendale che si intende realizzare.
Stessa cosa rispetto alla questione ricerca ed innovazione, pur evidenziando che la Basilicata ha una spesa per ricerca innovazione pari allo 0,6% meno della metà della spesa media italiana pari allo 1,42% non vi è traccia nel disegno di legge stabilità ed in quello di bilancio 2023-2025 di un incremento della spesa per la ricerca e l’ innovazione, si assiste invece alla destinazione di risorse in piccoli rivoli, manifestazioni occasionali ed interventi spot, non di natura programmatoria che vanno a detrimento di investimenti di lungo respiro negli ambiti strategici per lo sviluppo regionale.
In merito all’ azione E4 “ inclusione, equità sociale” rispetto alla prosecuzione delle misure relative al reddito minimo di inserimento DGR 977/2015 e programma Tirocini di inclusione previste dal DEF, chiediamo un incremento significativo delle risorse economiche previste, questo al fine di migliorare sia la condizione reddituale dei beneficiari di queste misure, ma soprattutto per garantire quelle coperture di tutela e protezione del rapporto di tirocinio in merito alla salute e alla sicurezza.
Al pari chiediamo un incremento della spesa per le politiche sociali in cui la Basilicata è tra le ultime regioni nella classifica della spesa destinata per singolo abitante, e contemporaneamente, rispetto al tema della governance, chiediamo che si proceda celermente alla definizione della normativa per l’ accreditamento delle strutture di residenza ed assistenza agli anziani, questo per consentire una spesa sociale qualitativamente migliore.
In riferimento al programma forestazione si riporta un elenco di attività (piantumazione, sviluppo dei vivai e filiera del sottobosco), ma senza chiarire le motivazioni su questa scelta di azioni, dettaglio sulle risorse da destinare a ogni voce e dettagli sulle fonti di finanziamento.
Sì parla genericamente di occupazione, ma senza chiarire come risolvere il problema di una platea di forestali che, in assenza di un piano di turno over, si sta svuotando.
Sull’ Azione G1 “Il riordino dei governi locali”, oltre a dichiarare di voler promuovere la formula associativa delle unioni dei comuni per superare la frammentazione dei governi locali, non viene indicato come la regione intenda farlo, con quali azioni e quali provvedimenti amministrativi, e soprattutto con quale tempistica dato che questo tema da anni viene rinviato, ma è sempre più necessario in considerazione della diminuzione progressiva della popolazione.
La sfida è la modernizzazione dell’apparato regionale ed il rilancio del dialogo sociale con organismi di condivisione delle scelte.
Con un vero piano di cambiamento organizzativo che corregga e raddrizzi una impalcatura degli uffici troppo verticistica.
Non ci può essere partecipazione se tutto deve passare per l’imbuto dell’Ufficio di Presidenza.
Non solo! E’ evidente che un modello siffatto non può che cumulare ritardi, chiusure ed effetti ‘a rimbalzo’ nella attuazione dei programmi.
Occorre superare il formalismo, rafforzare l’organico degli uffici legati ai settori economici ,al lavoro ed alle infrastrutture, attualmente con soli 150 operatori.
Allo stato gli addetti alle funzioni di ‘affari generali’ e di amministrazione sono invece circa 300. Bisogna cambiare registro. Con unità operative rivisitate, collegate a veri piani degli obiettivi ed a veri piani di formazione ed aggiornamento, supervisionate con strutture di missione e manager di progetto.
Ed occorre un luogo deputato al confronto permanente con il Sindacato, come scelta strategica di partecipazione e di rafforzamento delle misure della programmazione regionale.
Questa è la sfida vera!“