Mercoledì 5 aprile 2023 – Al Liceo Scientifico Pier Paolo Pasolini di Potenza prende il via dalla serie televisiva “Mare fuori” una coinvolgente lezione sulle “responsabilità e conseguenze delle proprie azioni”.
Ricchissimo il calendario degli incontri sul tema presentato dalla Dirigente scolastica, professoressa Tiziana Brindisi, e diversificato in base alle fasce d’età.
Si spazia dal cyberbullismo e dall’uso consapevole dei social a quello delle dipendenze, temi destinati agli allievi del biennio, per arrivare alle problematiche delle ecomafie e alla presentazione delle professioni giuridiche. (SEGUE DOPO LA PUBBLICITA’)
Ieri il dottor Lucio Setola, magistrato da venticinque anni, di cui dieci trascorsi presso la Procura di Catania, la dottoressa Maria Rosaria Petraccone, direttrice della Casa circondariale di Potenza e Melfi, e la dottoressa A. Benemia, funzionario giuridico-pedagogico, hanno coinvolto gli studenti delle classi terze, con un discorso che, per affrontare il tema della responsabilità e delle conseguenze delle proprie azioni, è partito dalla nota serie tv “Mare fuori”.
Chi sono Filippo, soprannominato “Chiattillo”, Sasà, Mimmo, Gaetano detto “o Pirucchio”, Carmine o Piecuro?
Nella finzione cinematografica interpretano personaggi che, provenendo da vissuti diversi, finiscono nel carcere minorile di Nisida, in cui sentimenti di affetto, amicizia e amore guerreggiano con vendetta e orgoglio camorrista.
Sono persone che hanno effettuato la scelta sbagliata, e il frutto di quella scelta è il carcere, che li costringe a guardare il mare da dietro una sbarra, da lontano, senza poterne godere pienamente.
Nella realtà – è emerso dall’incontro – quei nomi appartengono a tutti noi, soprattutto ai giovani, a quelli di buona famiglia che per gioco trasformano il divertimento in tragedia, a chi è vessato a casa dal ruolo di ragazzo per bene e per questo viene preso in giro a scuola, a colui che si vergogna di un padre che porta a casa pochi soldi ma onesti, preferendo il guadagno facile, a quanti vogliono diventare potenti, a chi vorrebbe ribellarsi ad una realtà malavitosa ma finisce per rimanerne invischiato.
Quei ragazzi siamo tutti noi, quando agiamo spinti dall’impulso, dal desiderio di far vedere a tutti i costi chi siamo, quando ci ubriachiamo e ci mettiamo alla guida di un veicolo, quando usiamo il cellulare per riprendere situazioni insolite ma meritevoli di svariati like.
Quel “mare fuori” può comunque offrirci una seconda opportunità, perché scontare una pena non vuol dire solo pagare lo scotto di un’azione che non si può cancellare ma deve diventare una nuova partenza, un percorso che permetta il cambiamento. Scopo del carcere è rieducare, come ha sottolineato la dottoressa Petraccone; ancora una volta si tratta di scegliere se diventare una persona nuova o persistere nell’errore.
La dottoressa Benemia ha fatto riflettere gli studenti sulla necessità di usare la propria testa.
Molto spesso si agisce in gruppo ma poi la pena si sconta in solitudine.
Nell’età dei facili condizionamenti, bisogna avere la consapevolezza che ogni gesto dettato da superficialità può avere conseguenze gravissime e che dipende solo da noi se vogliamo vedere quel mare lontano e irraggiungibile oppure preferiamo immergerci in esso, liberi dal desiderio di sentirci spavaldi fino a procurare il male, autonomi da chi ci vuole legati a sé nel crimine, fingendo di proteggerci, indipendenti da una famiglia che opprime e non ama, liberi nella inevitabile fragilità umana ma orgogliosi di poter guardare l’altro con testa alta e sguardo fiero.