Venerdì 24 marzo 2023 – Luca Orioli e Marirosa Andreotta furono trovati morti nell’abitazione della ragazza a Policoro la sera del 23 marzo dell’88. A scoprire i cadaveri la madre di lei: Luca era disteso a terra nel bagno, Mariarosa nella vasca da bagno.
Dopo 35 anni non si è ancora fatta chiarezza su uno dei casi giudiziari più vergognosi. Basti dire che non fu disposta l’autopsia sui cadaveri dei due giovani.
La causa della loro morte si è tentato di dimostrare con perizie che, invece di chiarirla, hanno alimentato altri dubbi sul modo con il quale sono state condotte le indagini. Con la prima s’ipotizzò che a causare la morte di Luca e Marirosa fosse stata la conduzione elettrica. Il perito fu rinviato a giudizio per falso, reato prescritto.
Con una seconda perizia s’individuò la causa della morte nel monossido di carbonio che sarebbe stato causato da un mal funzionamento della caldaia di riscaldamento.
Con una successiva superperizia disposta dalla Procura sembrava che si potesse dare finalmente una svolta alle indagini perchè i periti non esclusero altre cause della morte di Luca Orioli, con particolare riferimento alla frattura riscontrata all’osso ioide del giovane. Osso che – altro mistero – non fu trovato in occasione della seconda riesumazione dei cadaveri.
Scandalo nello scandalo: dopo la superperizia, ne fu disposta un’altra dalla Procura con la quale si ripropose (!) la conduzione elettrica come causa della morte, nonostante il progettista dell’abitazione della famiglia Iannotta avesse dichiarato che tutto l’impianto idrico era stato realizzato in pvc, escludendo quindi che i due ragazzi potessero essere rimasti folgorati toccando la rubinetteria del bagno.
Inchiesta archiviata, nonostante un’interrogazione parlamentare alla quale l’allora ministro della Giustizia, Piero Fassino, nel 2000 rispose facendo riferimento a «insufficienza degli accertamenti espletati». Nonostante questo, non accadde nulla.
Caso chiuso dopo perizie tra di loro contraddittorie e due riesumazioni dei cadaveri. Ma non archiviati i dubbi che, dopo 35 anni rimangono tutti, nonostante Olimpia Fuina, madre di Luca, da 35 anni combatta per avere giustizia.
Una battaglia sostenuta da Libera che ha sempre seguito questa vergognosa vicenda giudiziaria. (SEGUE DOPO LA PUBBLICITA’)
Coordinamento Libera Basilicata – Don Marcello Cozzi, Presidente di Fondazione Interesse Uomo Onlus
“Trentacinque anni di dolore, di misteri, di omissioni. Trentacinque anni da quella notte che spezzò per sempre la vita di due ragazzi giovanissimi, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, trovati senza vita nel bagno della casa di lei a Policoro. Erano due giovani, non un’entità astratta sintetizzata in ‘’fidanzatini di Policoro’’; erano due vite, due storie, con le loro esperienze e con i loro sogni.
Ricordare ancora quell’accadimento, oggi, – scrive don Marcello Cozzi, Presidente di Fondazione Interesse Uomo Onlus – non è solo un esercizio di sacrosanta Memoria. E’ un grido che continua ad echeggiare nonostante i silenzi, gli sguardi altrove. Perché su quella vicenda non si è mai conosciuta tutta la verità. Come abbiamo più volte ribadito non ci convince il percorso giudiziario che ha approdato ad un giudizio contestabile.
Un percorso accompagnato da un contesto sociale che, nella maggior parte dei casi, ha avvallato questi silenzi e ha cercato, fortunatamente invano, di portare al silenzio chi ha sempre urlato la sua sete di verità e di giustizia.
Olimpia, mamma coraggio, che ha raccolto i pezzi del suo cuore straziato per avere la forza che solo chi si vede strappare un figlio può avere.
Rinnoviamo il nostro appello affinchè il caso possa essere non solo riaperto, ma affrontato utilizzando nuove tecnologie che, finalmente, riescano a raccontare elementi che già esistevano nella loro evidenza ma che possano essere confermati per scrivere un capitolo di verità.
Due giovani che sono stati stroncati nel pieno della loro primavera e che hanno perso la vita all’inizio di una primavera hanno il diritto che gli vengano restituite verità e giustizia – conclude don Marcello Cozzi -. Un diritto che nessuna legge può annullare neanche il diritto all’oblìo di quelle mani che hanno tolto loro la vita. Perchè la responsabilità di chi si è reso colpevole, di chi ha omesso e chi ha depistato resta in eterno e va oltre le aule dei tribunali”.