RIONERO IN VULTURE – Nella mattina odierna, all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza e condotte dai Carabinieri della Stazione di Rionero in Vulture e dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Potenza, è stata data esecuzione alla misura cautelare reale, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Potenza, che ha disposto il sequestro preventivo di somme di denaro e beni per un ammontare complessivo di oltre 1 milione di euro a carico di tre persone di Rionero in Vulture, Mario DE BONIS, Rocco Gerardo BARBETTA e Vito VELTRI, in quanto gravemente indiziati, a vario titolo di truffa aggravata, circonvenzione di persone incapaci, autoriciclaggio e tentataestorsione, commessi ai danni di due anziani coniugi loro concittadini.
Le indagini erano state avviate nel febbraio del 2017, quando presso la Stazione Carabinieri di Rionero in Vulture si era recato un 71enne del posto che aveva denunciato di aver subito la sottrazione della quasi totalità del proprio patrimonio a causa di azioni truffaldine. In particolare, l’anziano riferiva che qualche anno prima, Mario De Bonis gli aveva prospettato l’opportunità di fare degli investimenti finanziari, asseritamente redditizi, finalizzati a incrementare la produttività della pensione propria e di quella di sua moglie.
Dopo i primi versamenti, però, con ilpretesto di garantire ilbuon esito della pratica, De Bonis aveva avanzato ulteriori e sempre più pressanti richieste di denaro, tanto da indurre la vittima, ormai soggiogata e intimorita, a recarsi, ogni dieci giorni, presso il proprio istituto di credito per prelevare cospicue somme di denaro da consegnare puntualmente a quest’ultimo, sino al completo svuotamento del suo conto corrente.
A questo punto, l’anziano veniva spinto a chiedere un finanziamento di 12.000 euro e successivamente ad accendere, unitamente alla moglie, invalida ed ammalata, un mutuo ipotecario sulla propria abitazione per oltre 55.000 euro, nonché a vendere la propria autovettura per 2.000 euro: tutte somme di denaro che poi, di fatto, sulla base degli indizi raccolti – e ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – sono risultati essere stati percepiti dagli indagati.
Rocco Gerardo Barbetta, inoltre, sulla base delle investigazioni svolte risulta essere riuscito a indurre i due anziani coniugi a disporre dei loro beni a favore della propria moglie, mediante due atti testamentari, rogati da un notaio, con i quali quest’ultima veniva designata erede universale a condizione che la stessa prestasse loro assistenza in vita e provvedesse, in caso di morte, alle relative spese funerarie, circostanze di fatto mai realizzatesi, neanche a seguito del decesso dell’anziana donna avvenuto nel maggio 2019.
L’attività investigativa consentiva di acquisire ulteriori indizi in merito ai fatti denunciati e ricostruire, mediante l’analisi dei flussi finanziari, le transazioni “tracciate“ effettuate dalle vittime a favore degli indagati, nonché le ulteriori movimentazione di denaro contante provento dell’illecita attività.
In tale contesto sono state ricostruite dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria anche le operazioni di reinvestimento e ripulitura nel circuito dell’economia legale delle somme di denaro illecitamente sottratte.
I finanzieri hanno accertato che tali somme sono state sia trasferite su conti esteri, intestati a soggetti non residenti in Italia sia impiegate per l’acquisto di terreni e autovetture o, per il tramite di uno stretto congiunto, per la costituzione di un’attività commerciale, il tutto al fine di ostacolarne concretamente l’identificazione della provenienza illecita.
Al provvedimento cautelare è stata data esecuzione attraverso il sequestro di tutti i conti correnti e rapporti finanziari intestati agli indagati, e dei beni, compresi quelli rinvenuti nel corso delle perquisizioni personali e locali, nonché attraverso il sequestro dell’intero asse ereditario dell’anziana vittima le cui disposizioni testamentarie erano già state oggetto di sequestro probatorio nel corso delle indagini.
Attualmente le investigazioni sono nella fase delle indagini preliminari e, pertanto, vige ilprincipio di “presunzione di innocenza”. Conseguentemente, la posizione degli indagati è tuttora al vaglio di questa AG e gli stessi non possono essere considerati colpevoli sino all’eventuale pronunzia della sentenza definitiva di condanna.