Giovedì 15 dicembre 2022 – La povertà cresce in maniera esponenziale. Un dato preoccupante che emerge dal rapporto della Caritas diocesana di Potenza, curato da Giorgia Russo e Salvatore Gerardi, testi di Giorgia Russo e Walter Nanni, e presentato ieri a Tito.
Nel 2021 i 24 Centri di Ascolto attivati dalla Caritas sul territorio hanno incontrato e sostenuto 2.559 famiglie, tra queste il 46% non si era mai rivolto prima alla Caritas.
Risulta molto difficile – si precisa nel rapporto – delineare un profilo specifico o caratteristiche sociali definite in quanto, soprattutto la prima metà dell’anno è stata fortemente influenzata dai problemi economici e sociali indotti dall’emergenza sanitaria, caratterizzando fortemente buona parte dei percorsi di sostegno promossi attraverso interventi temporanei e frammentati, quasi in contrapposizione rispetto alla continuità nella presa in carico di tutte quelle persone con lunghe storie di assistenza e sostegno.
Resta pressoché invariato il dato relativo alla nazionalità delle persone incontrate, da sempre in controtendenza rispetto a quello nazionale: l’85,7% è infatti di nazionalità italiana, la presenza di stranieri si conferma solo in specifiche zone della diocesi o in quartieri della città capoluogo.
Aumentata la percentuale di donne che si sono rivolte nel 2021 alla Caritas: il 54%, nell’anno precedente erano state il 47%,
Nel 2021 infatti, – si legge nel rapporto – i bisogni relativi al lavoro precario e alla sottoccupazione hanno riguardato il 21,5% delle famiglie incontrate (nel 2019 erano appena l’8%), il tema del “lavoro povero”inizia ad essere intercettato in modo strutturale dalle Caritas.
Strettamente legati ai bisogni occupazionali, sono quelli della condizione reddituale: il 77,5% delle famiglie ha un reddito insufficiente, molto preoccupante diventa il tema dell’indebitamento che sta assumendo carattere sistemico, nel 2021 ha riguardato il 18,5% delle persone incontrate.
Nel rapporto si fa anche riferimento alle azioni messe in campo per fare risposte a chi si è rivolto ai Centri di Ascolto.
Gli interventi promossi in risposta a bisogni così diver- sificati sono stati numerosi e pur considerando la prevalenza di quelli riferiti ai beni e ai servizi materiali, la centralità dei percorsi di sostegno è stata sempre caratterizzata da una costante attività di ascolto, con l’obiettivo di delineare percorsi di aiuto in grado di andare oltre l’assistenza, fina- lizzando al meglio i servizi erogati.
Nel 2021 l’80% delle famiglie incontrate ha fruito di un sostegno alimentare, anche se, in particolar modo per le persone che non si erano mai rivolte alla Caritas in prece- denza, questa forma di sostegno si è sviluppata in modalità discontinua nel tempo.
Il rapporto della Caritas con le parrocchie e i Sindaci è un’altra questione alla quale il rapporto fa riferimento, oltre a quella abitativa, al problema della disabilità, alle dipendenze, degli anziani.
Dopo l’analisi, le proposte o, come si legge nel rapporto, specifici ambiti di riflessione:
Promuovere percorsi integrati che nel rispetto delle specificità di stile e mandato, rendano realmente le persone protagoniste della riscoperta di un proget- to di vita dignitoso, attraverso strumenti (non solo assistenziali) capaci di accompagnare e sostenere la partecipazione
Ricercare nuove modalità per rimettere al centro la comunità, per restituirle il mandato della sussidia- rietà e della responsabilità condivisa. La crescita di una comunità, infatti, non può in alcun modo essere demandata all’attivazione di prestazioni o di servizi civili ed ecclesiali.
Co-progettare nuove forme di scambio e interazione con il territorio e le istituzioni, valicando il concetto di collaborazione, rivolgendo lo sguardo all’inter- connessione di competenze e strumenti, volta alla costruzione di visioni nuove ed inedite
Solo ricercando approdi comuni – conclude il rapporto della Caritas – sarà infatti possibile evitare la duplicazione di prestazioni e valorizzare il capitale relazionale e di servizi che il territorio offre.
IL VESCOVO MONS. SALVATORE LIGORIO SUL “RAPPORTO POVERTA'”
La crisi apre possibilità nuove:è infatti una sfida per affrontare la situazione attuale, per trasformare il tempo di prova in un tempo di scelta.Una crisi, infatti, costringe a scegliere (…) Chi non agisce spreca le opportunità offerte dalla crisi, ma ogni agire ha bisogno di una visione che sia d’insieme e di speranza” (Papa Francesco)
In questi ultimi due anni caratterizzati dal susseguirsi di emergenze, sempre più spesso si è declinata la crisi come un’opportunità, una sfida da cogliere su più livelli, ma probabilmente, concorrere a trasformare un tempo di prova in un tempo di scelta, per prima cosa ci sollecita ad assumere uno sguardo nuovo sulla realtà, per riconoscere l’urgenza di osservare, tradurre e scegliere, abbandonando “la comodità” e la consuetudine delle azioni messe in campo fino ad oggi.
Forse, per trasformare la crisi in opportunità occorre quindi porci domande, ancor prima di provare a fornire risposte, per mettere in luce le risorse nascoste dietro un tempo complesso e trasformare, come suggerisce il titolo del Rapporto, le crepe, le ferite in oro!
Gli studi e le ricerche sul territorio dovrebbero quindi sostenere proprio quella visione d’insieme così cara a Papa Francesco, per promuovere un’attività di osservazione sistematica, frutto di un cammino condiviso da tutta la Comunità ecclesiale locale, non tanto per moltiplicare azioni di sostegno, ma innanzitutto per ripensare un agire e dare senso e significato alla nostra presenza sui territori (cfr. Osservare per animare).
Assumere questo sguardo come metodo e come seme per l’animazione pastorale, impone di non essere soli, ma di ricercare gli stimoli e la costruzione di un dialogo con il territorio, non semplicemente per occupare spazi o supplire nella gestione di servizi di assistenza, ma per conoscere e studiare insieme i passi possibili di un cammino comune. Anche per queste ragioni, il Rapporto Povertà, quest’anno, ha inteso promuovere, oltre al racconto dei dati provenienti dai Centri di Ascolto (CdA), una vera e propria attività di ascolto dei territori, a partire dall’esperienza e dalla percezione delle fragilità e dei bisogni rilevati da sindaci e parroci della diocesi.
Un piccolo passo per abitare la crisi con occhi nuovi, un tratto di strada da percorrere con la comunità, prima ancora che per la comunità, essa stessa infatti, in risposta alla domanda provocatoria del titolo, rappresenta quel “loro” mai troppo lontano”.