Giovedì 27 ottobre 2022 – Dal primo ottobre per i cittadini di altre regioni non è più possibile curarsi in Basilicata.
A comunicarlo alle strutture della specialistica ambulatoriale accreditata che da anni, specie per quelle “frontaliere”, prestano servizi anche salvavita, oncologici, ecc, ad utenti extraregionali, sono il Dipartimento Salute della Regione e le direzioni di Asp e Asm.
Il “respingimento” di pazienti pugliesi, campani, calabresi, ecc. dalle strutture di diagnosi e cura della Basilicata ha tutto il sapore di una “ritorsione” all’indomani dell’annuncio dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Bari) di non accettare pazienti residenti al di fuori della regione Puglia “sia per le prestazioni di ricovero che per quelle di Day service e di specialistica ambulatoriale” (comprese quelle già prenotate).
In questa circostanza che aggrava una crisi ormai divenuta insostenibile, ci si chiede se il decisore di una così pesante determinazione assunta sulla vita delle persone sia politico o burocratico.
In entrambi i casi il nostro monito al Presidente Bardi ed all’Assessore Fanelli non cambia “NON È POSSIBILE CAMBIARE LE REGOLE DI ACCESSO ALLE PRESTAZIONI SANITARIE QUANDO QUESTE SONO STATE GIÀ PRENOTATE”.
Il comportamento del Presidente della Regione Puglia Emiliano chiama in causa direttamente il Presidente Bardi, per le responsabilità politico-istituzionali e in qualità di componente della Conferenza delle Regioni, da sempre luogo istituzionale dove si affronta la questione della “mobilità sanitaria. È ormai acclarato che le dinamiche sulla opportunità o convenienza per la compensazione interregionale, siano state sovrastate dalla fase emergenziale con la crescente richiesta di prestazioni e servizi da parte degli utenti dei Servizi Sanitari di tutte le regioni.
Chiudere le porte agli utenti extraregionali e “transfrontalieri”– sostiene Sanità Futura – è un atto di grave irresponsabilità fortemente ingiustificato ed incomprensibile perché aggrava le condizioni di salute dei malati cronici, oncologici e di categorie sociali più deboli già alle prese con il problema delle liste di attesa.
Le conseguenze della pandemia non possono certo considerarsi concluse e il Long Covid richiede sempre maggiori servizi sanitari di cura.
Ci chiediamo se i firmatari delle note sopracitate “Montagano, D’Angola e Pulvirenti” si rendano conto di quello che può significare per un paziente con una prenotazione TAC di follow up oncologico, dover spostare il suo ciclo di chemio o radio terapia a data da destinarsi, che non potrà certamente essere Gennaio per l’intasamento già creatosi con i provvedimenti di Agosto 2022 (DGR 482) della Regione Basilicata. A chi ha pensato di scrivere quelle note noi attribuiamo ogni responsabilità sulle possibili conseguenze per la salute di quei pazienti che vivendo vicino alla Basilicata sono stati traditi del Sistema Sanitario di Basilicata di cui si sono fidati.
La politica, che in questi giorni è impegnata in altre cogenti questioni, deve trovare il tempo e il modo di occuparsi della salute dei cittadini regionali ed extra regionali che a noi si rivolgono.
In aggiunta a quanto drammaticamente fin qui descritto, tutto questo accade mentre anche per i lucani non c’è più alcuna garanzia che il proseguimento delle prestazioni sinora erogate dalla specialistica ambulatoriale accreditata, determinante per la riduzione dei tempi di attesa, possa continuare nelle prossime settimane a causa della mancata copertura finanziaria (tetti di spesa).
Inoltre, la situazione provocata dal mancato pagamento delle prestazioni di questi mesi, sebbene abbia fatto qualche passo avanti, continua a vedere centri diagnostici, poliambulatori, ecc. in forte difficoltà finanziaria poiché le procedure di pagamento ancora non si sono concluse.
Al centro della “cure mancate”, che continuano a ingigantirsi, c’è sempre la questione risorse finanziarie che ha il suo peso diretto sulle prestazioni da erogare ai lucani come agli utenti extraregionali.
Una questione che il Presidente Bardi deve affrontare nelle sedi di Governo, e non rinviare ulteriormente, insieme ad una rigorosa analisi sulla spesa del sistema sanitario pubblico, in particolare per la carenza di personale, che è una delle maggiori cause del rallentamento o, addirittura, della sospensione delle prestazioni verso l’utenza.
Se da un versante, le strutture pubbliche non ce la fanno a soddisfare la domanda dei pazienti, dall’altro, a quelle private accreditate vengono tagliate le risorse indispensabili per erogare le prestazioni necessarie, spesso salvavita, generando il rischio dei licenziamenti.
Sono due facce dello stesso drammatico problema. Se poi si aggiunge l’impossibilità perfino di curarsi fuori regione, il risultato è una gabbia mortale, che non ha vie d’uscita per i cittadini lucani.
È una condizione di autentica e pericolosa emergenza che vive la sanità lucana e che ci fa condividere l’attenzione che i sindacati stanno dando, anche i nostri dipendenti hanno diritto a tutelare il proprio lavoro e la propria missione di curare i pazienti. Se non ora quando. È più che mai necessario uno sforzo corale per evitare una catastrofe sanitaria. In questo sforzo le strutture pubbliche e quelle private non possono e non devono essere in competizione ma in assoluta collaborazione, per condividere un percorso unitario di mobilitazione.
Non vorremmo che per il Sistema Sanitario Regionale di Basilicata l’unica paradossale possibilità per assicurare le prestazioni e le cure, – conclude la nota di Sanità Futura – diventasse quella di spedire tutti in Lombardia, anche perché per cure e prestazioni pagherà la Regione Basilicata.
Foto di copertina: dirigenti Sanità Futura