Giovedì 6 ottobre 2022 – “L’essenza dello studiare i fenomeni migratori, di livello nazionale e regionale, raccontando le vecchie e le nuove migrazioni, costruendo sempre più una rete di relazioni attive, che attraversino anche grazie ai nuovi sistemi mediatici, tutto il territorio e non soltanto regionale”.
Lo afferma Luigi Scaglione, Presidente Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo
Coord. Consulte regionali Cabina di regia Conf. Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE.
“Partendo da questo assunto, – prosegue – il Centro Studi Internazionale Lucani nel Mondo e la Rete dei partner operativi (formativi e tecnici) hanno sottoscritto già da tempo, un protocollo operativo che punti alla definizione di interventi diretti nei diversi settori che partendo dalla riscoperta delle radici dei nostri lucani emigranti punti al rilancio di “Identità e memoria storica” stante l’alto numero di cittadini emigrati sin dall’inizio del secolo scorso e di quelli iscritti all’AIRE.
Visitando il mondo dei lucani all’estero e in Italia, – prosegue Scaglione – ci sono emozioni che non puoi raccontare solo con le parole. Sono i volti, le storie, le immagini, le finzioni, che hai visto con gli occhi, toccato con le mani. Sentito e ascoltato. Sono le storie di chi ha vissuto una vita lontano da casa e ha mantenuto le sue vecchie abitudini. Sono le storie di chi fino a qualche tempo fa, prima dell’era dei social, si portava da casa le cartoline o le foto ingiallite di qualche matrimonio di famiglia, per guardare i parenti e ricordare se stessi. E in fondo, ritrovare un mondo antico che abbiamo perso o dimenticato ma che nelle nostre vicende umane e terrene è tremendamente vicino a noi, alle nostre origini
I dati ufficiali non lasciano scampo ad interpretazioni di sorta, pur aprendo uno squarcio nuovo nell’analisi del fenomeno emigratorio in Basilicata o in Lucania che dir si voglia.
Tra vent’anni, leggendo i dati Istat, si rischia di non avere più un lucano per quello che è uno scenario ritenuto devastante ma concretamente capace di sollevare mille dubbi sulle azioni e sugli interventi progettuali che puntano a garantire la residenzialità in un territorio vasto ed ampio come quello della Basilicata, ma con una densità abitativa limitata.
E il riferimento al fenomeno migratorio, ci arriva dall’analisi dei dati ufficiali dell’Istat che segna una variazione percentuale della popolazione residente pari al – 2,7% nel 2015 rispetto al 2005, per un totale di 573.694 unità residente e un – 15.786 lucani. Uno stato previsionale che diventa addirittura catastrofico nella previsione a lunga scadenza che porta ad un -7,1 % che in termini assoluti farebbe ridurre la popolazione lucana a 510.920 abitanti. I flussi migratori, uniti all’alto tasso di denatalità, caratteristica tipica dell’intero Paese e non solo del Mezzogiorno, provocheranno infatti lo spostamento verso Nord di forze giovanili in cerca di occupazione in gran parte derivante dall’alto tasso di scolarità specialistico.
La riduzione della componente giovanile, in Basilicata, fermata dagli incrementi occupazionali della Fiat Sata di Melfi ed il corollario dell’indotto, ha ricevuto solo una boccata d’ossigeno nell’area della provincia di Matera, delle azioni coordinate nel settore del turismo e delle iniziative culturali, emerse fino al 2019 con la promozione dell’evento Matera Capitale della Cultura Europea ma poi bloccati dalla pandemia.
La media dei flussi migratori in uscita segnala un dato costante di 1200/1500 giovani in fuga soprattutto dalle aree interne, destinate ad accrescere le comunità lucane nel Nord Italia ed in Europa, mitigate dalle preclusioni imposte nell’ingresso in Inghilterra dalla Brexit.
Il saldo migratorio certificato con l’estero per il 2015 era del 1.8 per mille abitanti, divenuto il 2,4 per mille abitanti nel 2016 e per il 2017 è del 2,2 per mille abitanti.
Un saldo – precisa Scaglione – segnato come evidente anche dal rapporto nascite decessi che se nel triennio 2014/2017 e poi confermato nel triennio 201/2022 ha registrato un incremento di nascite abbastanza stabile, 4.122, fino al 2035, che farebbe registrare un calo di 1.238 neonati in meno. Nel mentre dai 6.414 decessi si arriverà a 7.330 nello stesso arco di tempo. E solo grazie a questi dati, i flussi migratori potrebbero divenire, ovviamente in ribasso. Ma quello che conta, in particolare è la capacità di tenuta dunque di un territorio e le opportunità da offrire per limitare il fenomeno migratorio. Immaginare di costruire quindi un percorso di “Identità e memoria storica” non è una utopia, ma una necessita..
Si tratta di contribuire, significativamente, alla soluzione dei problemi conseguenti allo spopolamento dei nostri territori attraverso una “rigenerazione dei Borghi e delle loro Comunità.”
I progetti di rigenerazione sono finalizzati a rendere i Borghi e le loro integrazioni territoriali idonee “destinazioni turistiche” per un “turismo di comunità”, qualificato “
Bisogna stimolare ed intercettare il flusso turistico nazionale ed internazionale con particolare riferimento a quello “di ritorno e delle radici”, ponendo particolare attenzione a tutti i lucani trasferiti all’estero, con l’obiettivo di farli sentire, concretamente, parte attiva del processo rigenerativo. TURISMO DI RITORNO e del TURISMO DELLE RADICI – devono essere sostanziati anche dagli altri organismi per realizzare e finanziare forme di diretto coinvolgimento delle Associazioni dei Lucani in Italia in questa fase di nuova mobilità e nel mondo subito dopo o contestualmente, nel sostegno alla promozione di iniziative sul TURISMO DI RITORNO e del TURISMO DELLE RADICI,
Solo chi non ha la vista lunga non aveva capito due anni fa che questa era ed è la prospettiva da cui ripartire e che guarda caso il MAECI ed il PNRR hanno sostanziato nei fatti con finanziamenti poderosi ed occasioni da cui i programmi di iniziative di una Commissione Regionale devono ripartire anche in sinergia, come affermato nel documento finale della Conferenza Stato/Regioni/PA/CGIE tenutasi alla fine dello scorso anno, tra le regioni come recentemente sostanziato nel corso dell’assemblea degli Abruzzesi nel Mondo e nei progetti messi in campo dalle altre Consulte regionali.
Isolarsi – conclude Scaglione – serve a poco o nulla visto che le nostre comunità ovunque si trovino, in Italia e nel Mondo, si integrano con quelle delle altre regioni. Una occasione che la Basilicata in via di spopolamento non può perdere”.