Lunedì 3 ottobre 2022 – “Il salto di qualità che si è registrato nelle dinamiche criminali lucane, e la sempre più pervasiva presenza delle organizzazioni malavitose nella vita economica della regione Basilicata, hanno portato alla recentissima istituzione a Potenza della Sezione Operativa DIA inaugurata il 7 marzo 2022”.
E’ quanto emerge dalla relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al secondo semestre 2021.
“In Basilicata – si precisa – la capacità di adattamento e mimetizzazione della criminalità mafiosa emerge dalle numerose interdittive antimafia che offrono la percezione del rischio di inquinamento
mafioso nell’economia del territorio soprattutto nei confronti delle aziende indebolite dalla
contingente crisi economica legata alla pandemia da Covid-19.
Il protrarsi della situazione epidemica infatti se da un lato ha indebolito il tessuto produttivo e il benessere delle famiglie, dall’altro ha affinato la strategia delle organizzazioni criminali allo scopo di proporsi come sostegno attivo a imprese in difficoltà e in crisi di liquidità trasformando l’originale impiego della violenza e della minaccia in schemi di sopraffazione economica gestiti attraverso la creazione o lo sfruttamento di un reticolo di relazioni affaristiche e collusive.
In tale scenario, tra l’altro, il riconoscimento e l’attenzione verso i fenomeni criminali quali usura ed estorsione, che potrebbero essere alimentati da questo momento di tangibile difficoltà economica, hanno portato al rafforzamento della rete interistituzionale per una veloce e razionale attività di supporto alle vittime di tali di reati. Significativi al riguardo le sottoscrizioni dei Protocolli d’Intesa tra le Prefetture di Matera e Potenza e la “Fondazione Nazionale Antiusura Interesse Uomo onlus” nell’ambito del progetto “Economie di libertà” finanziato dal Ministero dell’Interno.
Altrettanto emblematico è stato l’incontro tra la DIA e la filiale della Banca d’Italia di Potenza
in occasione del convegno sul tema del riciclaggio tenuto presso il Teatro Stabile di Potenza il
4 ottobre 2021.
Nel simposio sono state affrontate le tematiche relative al reinvestimento del denaro proveniente dai traffici illeciti soprattutto a fronte degli ingenti flussi finanziari del PNRR che potrebbero esasperare l’azione infiltrativa della criminalità organizzata.
Nella Regione i singoli clan organizzati per lo più su base territoriale (provincia di Potenza,
area Vulture-Melfese e provincia di Matera con la fascia jonico-metapontina) hanno stabilito accordi con associazioni criminali di più alto spessore come quelle calabresi, pugliesi e campane.
Ne è conferma l’operazione “Lucania Felix” di seguito descritta nel paragrafo dedicato a Potenza che ha consentito di dimostrare la sussistenza, la permanenza e la continuità operativa
del clan MARTORANO-STEFANUTTI di Potenza e i suoi stretti legami a livello nazionale con
i sodalizi mafiosi della ‘ndrangheta calabrese come la cosca GRANDE-ARACRI di Cutro, la
cosca MANFREDI-NICOSIA di Isola Capo Rizzuto e quella dei BELLOCCO di Rosarno (RC).
La sintonia strategica fra l’organizzazione potentina e la struttura mafiosa calabrese “appare
la cartina di tornasole, la prova conclusiva e insuperabile della mafiosità dell’organizzazione di Potenza, posto che le indagini svolte ci raccontano come il riconoscimento di tale mafiosità avvenga da parte di chi come i sodalizi di ‘ndrangheta sopra indicati in materia ha un know-how solidatissimo ed una tradizione insuperata”.
Sul territorio del Vallo di Diano compreso tra le province di Salerno e di Potenza la presenza
della criminalità mafiosa campana e pugliese era già emersa nel contesto investigativo delle indagini “Febbre oro nero” e “Shamar” dell’aprile 20217
Con riferimento al semestre in esame nella stessa area Valdianese è stata tratteggiata l’esistenza e l’operatività di un sodalizio criminale nel settore degli stupefacenti in particolare marijuana, hashish e cocaina. Le indagini hanno consentito di monitorare l’operatività dell’organizzazione, il suo modus operandi, nonchè i canali di approvvigionamento, i luoghi di stoccaggio e le fasi di acquisto e vendita della droga.
Sempre in provincia di Potenza ugualmente allarmante è il quadro di situazione nella zona di Lagonegro che rappresenterebbe l’unico territorio in cui la criminalità autoctona si sarebbe sostanzialmente ritirata cedendo il passo ad un’organizzazione proveniente da un’altra regione vale a dire il clan ‘ndranghetista dei MUTO di Cetraro (CS).
L’area infatti sarebbe ora divenuta rotta obbligatoria per il transito di droga e di armi da parte di organizzazioni criminali calabresi e campane.
Non meno preoccupante è la situazione nell’area del melfitano che essendo limitrofa a Cerignola (FG) risente delle influenze criminali di quella città.
La situazione più critica permane comunque quella della provincia di Matera dove continua ad essere condizionata dalla capacità del clan SCHETTINO di infiltrarsi nel tessuto economico
legale mediante società di comodo o acquisendo il controllo di settori economici produttivi
sul territorio oltre che investendo gli operatori economici presenti sul mercato con metodi
tipicamente mafiosi nel tentativo concreto di riciclare i proventi derivanti dalle attività illecite.
Come ribadito dal Questore di Matera, Eliseo NICOLI, “con riguardo ai profili evolutivi dei fenomeno criminali in questa provincia si segnala che il proliferare delle attività commerciali e turistiche degli
ultimi anni ha attratto la criminalità, anche della confinante Puglia e si sono verificati cd reati predatori contro il patrimonio e tentativi di infiltrazione nel tessuto economico/finanziario.
Nell’area della fascia jonico/metapontina, allo stesso modo, i sempre più floridi settori, agroalimentare e del turismo balneare, hanno reso più prevedibili infiltrazioni della criminalità calabrese e tarantina e si sono verificati atti intimidatori nei confronti di imprenditori locali e diversi episodi incendiari. E’ costantemente seguita la situazione nel comune di Scanzano, tenuto conto del particolare contesto e del recente provvedimento di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione di tipo mafioso”.
Anche il Prefetto di Matera, Sante COPPONI, ritiene la fascia jonica metapontina “l’area maggiormente esposta a fenomeni criminali” presentando, tra l’altro, “profili di vulnerabilità connessi a possibili infiltrazioni di un certo spessore criminale” stante la collocazione geografica dell’intera provincia fra le limitrofe regioni della Calabria e della Puglia.
In tale chiave di lettura può essere inteso il recentissimo “Protocollo per la legalità e la prevenzione dei tentativi di infiltrazione criminale” sottoscritto il 18 maggio 2022 dal Prefetto di Matera e dai Sindaci dei Comuni di Matera, Montescaglioso, Bernalda, Pisticci, Policoro, Rotondella, Nova Siri ed il Commissario Prefettizio di Scanzano Jonico. “L’accordo, che si inquadra in una serie di azioni ed interventi già avviati dalla Prefettura di Matera anche in relazione all’attuale periodo di difficoltà economiche sofferte da ampie fasce di cittadini e imprenditori, possibili prede di criminali interessati al subentro nelle attività aziendali, prevede un potenziamento degli strumenti di prevenzione amministrativa antimafia nei settori commerciali ed imprenditoriali maggiormente esposti
al rischio di infiltrazioni criminali”.
Proprio a causa dello specifico rischio di infiltrazione criminale anche nel periodo di riferimento i provvedimenti ablativi si confermano un efficace strumento di salvaguardia delle regole di libero mercato.
In generale alla luce delle recenti attività investigative nella regione continua a risultare ampiamente diffuso il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti unitamente al relativo consumo e persistono episodi di danneggiamento anche a seguito di incendio, nonché fatti costituenti o riconducibili a intimidazioni e minacce.
Per quanto concerne l’operatività criminale di sodalizi di matrice etnica, l’operazione “Idra”15,
eseguita l’8 luglio 2021 conferma come i gruppi gambiani e nigeriani presenti nel territorio lucano risultino dediti all’approvvigionamento e alla commercializzazione di significativi
quantitativi di sostanza stupefacente.
Nel semestre di riferimento in tutta la regione vi sono stati rilevanti sequestri di armi ed esplosivi indicativi di una pericolosa capacità bellica dei gruppi malavitosi e di un ruolo altrettanto
solido nel connesso mercato degli stupefacenti.
Si registrano, altresì, numerosi reati contro il patrimonio e danneggiamenti”.
PROVINCIA DI POTENZA
A Potenza gli esiti investigativi della citata indagine “Lucania Felix”19 delineano i tratti distintivi di una criminalità organizzata sempre più conforme ai modelli strutturali delle più progredite organizzazioni mafiose.
Numerosi e convergenti elementi investigativi e di analisi, infatti, hanno dimostrato l’esistenza e l’operatività del clan MARTORANO-STEFANUTTI strettamente collegato a livello regionale con i gruppi DI MURO-DELLI GATTI di Melfi (PZ) e SCARCIA-MITIDIERI di Policoro (MT), nonchè a livello nazionale con i sodalizi mafiosi della ‘ndrangheta calabrese.
L’alleanza dei MARTORANO-STEFANUTTI con la cosca GRANDE ARACRI di Cutro, ad esempio, consente di “cogliere l’effettivo rango mafioso del sodalizio” potentino nonché l’accreditamento dello stesso verso la potente organizzazione calabrese che ne riconosce i metodi mafiosi per il raggiungimento delle proprie finalità.
Lo “spettro operativo” della consorteria si è manifestato nel coacervo di azioni intimidatorie ed estorsive condotte “sotto traccia” al fine di esercitare una pervasiva infiltrazione nel tessuto sociale,
politico ed economico.
In tale specifico ambito fra i principali interessi del sodalizio è emerso quello dei rapporti con una società napoletana di servizi di pulizia e manutenzione cogestita dal clan potentino con il gruppo camorristico dei LO RUSSO/Capitoni di Napoli.
Diversamente da quelli con la ‘ndrangheta i rapporti tra il clan potentino e la mafia campana sembrerebbero improntanti ad un mero rapporto economico. Il do ut des nella cogestione dell’azienda consisteva, infatti, nell’erogazione di un contributo dei partenopei all’organizzazione mafiosa MARTORANO-STEFANUTTI per il servizio che questa svolgeva nel controllo del territorio e di risoluzione delle controversie relative alla gestione dell’appalto o del servizio nella loro area d’influenza.
L’indagine ha evidenziato l’efficace attitudine ad operare come le mafie più evolute attingendo e sfruttando quella zona grigia in cui collusione, scambio di favori, commistioni e collegamenti con persone inserite nei contesti economico-istituzionali sono stati lo strumento di affermazione criminale e il veicolo della propria capacità intimidatoria.
Sotto questo profilo così si è espresso il Questore di Potenza, Antonino Pietro ROMEO: “le recenti indagini danno conto di un’evoluzione della criminalità organizzata lucana che, in modo sempre più strutturato, tenta di infiltrare l’economia locale attraverso condotte di corruttela verso politici, funzionari pubblici e imprenditori compiacenti ovvero mediante il compimento di azioni intimidatorie ed estorsive sia verso soggetti economici, sia nei riguardi delle maestranze impiegate, a vario titolo, nelle attività produttive”.
Le evidenze investigative dell’operazione “Lucania felix” hanno altresì confermato l’attuale e
persistente interesse degli affiliati al clan per il settore degli stupefacenti. Ambito in cui hanno intessuto una fitta trama di rapporti sia a livello territoriale che extra provinciale comprovando il loro elevato spessore criminale.
La comune sfera d’interessi che distingue i rapporti tra il sodalizio lucano e quello calabrese, inoltre, non risulta circoscritta solo ad aspetti di stretta relazione criminale come le estorsioni ai danni di imprese edili e società di capitali, il traffico e lo spaccio di droga o la gestione del gioco d’azzardo attraverso le macchinette videopoker ma si connota per una proiezione più ad ampio raggio che mira all’acquisizione e gestione di lavori, appalti pubblici e acquisti di immobili, nonché volto alla realizzazione di parchi eolici con apporti di capitali propri “in aderenza a protocolli criminali finalizzati anche a schermare la provenienza degli stessi consentendone il reimpiego in affari apparentemente leciti e puliti”.
A Pignola e Potenza, nonostante la parziale disarticolazione subita a seguito dell’intervento repressivo del giugno 2018 (Operazione “Impero 2017”) e l’ulteriore duro colpo inferto nell’aprile
2021 con l’Operazione “Iceberg”, continuerebbe ad operare il clan RIVIEZZI che sembrerebbe
mantenere un ruolo centrale nelle dinamiche criminali potentine soprattutto quelle concernenti il traffico di sostanze stupefacenti.
Nell’area del Vulture-Melfese comprendente i comuni di Rionero in Vulture, Melfi e Rapolla
già scenario dello storico contrasto tra i clan DI MURO-DELLI GATTI e CASSOTTA non si
sono registrati significativi episodi delittuosi.
La ragione di tale situazione risiede non solo nella minore capacità operativa di entrambi i sodalizi ma anche nel loro progressivo reciproco indebolimento avvenuto nel corso degli anni a seguito della sanguinosa faida, nonché alle incisive attività di contrasto delle Forze di Polizia.
In tale contesto inoltre è plausibile ritenere in ragione del frammentato scenario in argomento che accanto alle storiche formazioni criminali si possano inserire nuove articolazioni desiderose di affermarsi sul territorio e acquisire maggiore autonomia operativa.
Nei comprensori di Rionero in Vulture, Melfi e Rapolla si conferma la presenza del gruppo
BARBETTA mentre a Venosa quella del gruppo MARTUCCI entrambi prevalentemente dediti
ai reati connessi con gli stupefacenti.
Sempre nello specifico settore illecito rilevano i riscontri investigativi dell’operazione “Big
Brother”27 condotta il 28 settembre 2021 dai Carabinieri che ha evidenziato la consolidata
struttura di un’organizzazione criminale operante nei comuni del cosiddetto “Vallo di Diano”
e in alcune località della provincia di Potenza “tra Satriano di Lucania e Sant’Angelo le Fratte”.
Nell’ambito dello stesso filone d’indagine si è proceduto ad eseguire il decreto di fermo emesso
dalla D.D.A. di Potenza nei confronti di un altro sodalizio criminale collegato al primo e formato da giovani pusher residenti in gran parte nel comune di Sala Consilina (SA).
Per quanto concerne le attività illecite della criminalità straniera i riscontri investigativi e giudiziari del semestre connessi con l’operazione “Idra” hanno evidenziato la presenza di due diversi sodalizi. Il primo attivo nel centro storico di Potenza ma con ramificazioni in vari comuni della Val d’Agri è risultato costituito da migranti originari del Gambia e della Nigeria e si occupava dell’approvvigionamento e commercializzazione di significativi quantitativi di droga. Di tale gruppo è stata evidenziata la struttura gerarchico-verticistica con stabile ripartizione dei ruoli e collaudate interazioni tra i soggetti appartenenti alle due etnie.
L’altra compagine invece era costituito da un’articolata rete di spacciatori al dettaglio di nazionalità
italiana, che seppur non legati tra loro da vincoli associativi agivano in costante raccordo e con
modalità di tipo mutualistico.
Permane nel territorio potentino il problema della intermediazione illecita e dello sfruttamento del lavoro.
Ne sono conferma gli esiti investigativi che hanno portato all’esecuzione il 4 settembre 2021 della misura pre-cautelare del fermo di indiziato di delitto nei confronti di 7 indagati. Il provvedimento scaturisce da un’articolata attività investigativa che ha ricostruito gli assetti organizzativi del sodalizio, le attività criminali e la capacità di gestire illecitamente l’offerta di servizi di assistenza domiciliare in danno di donne di origine moldava impiegate in condizioni di grave sfruttamento lavorativo.
La capillare attività d’indagine denominata “Women transfer” è stata svolta dalla Squadra Investigativa Comune grazie al fondamentale supporto offerto dal Desk Italiano di Eurojust.
PROVINCIA DI MATERA
Resta invariata la geolocalizzazione dei vari gruppi criminali presenti nella provincia che nel
litorale jonico compreso tra Metaponto e Nova Siri si caratterizza per la presenza degli storici clan SCARCIA e MITIDIERI-LOPATRIELLO e SCHETTINO.
Il “vuoto di potere” conseguente alle inchieste antimafia “Vladimir” e “Centouno” che tra il 2018
ed il 2019 hanno duramente ridimensionato gli SCHETTINO ha rappresentato la condizione
favorevole per la riconquista del controllo delle attività illecite sia da parte di taluni reduci
della citata aggregazione criminale che degli appartenenti agli SCARCIA.
In particolare la ritrovata libertà di un elemento di quest’ultimo gruppo potrebbe rappresentare un ulteriore elemento di catalizzazione degli equilibri criminali della fascia jonica.
A Stigliano permane l’operatività del gruppo PASCARELLI-CALVELLO i cui vertici già a
partire dal 2016 avevano il pieno controllo delle attività illecite connesse con gli stupefacenti
non solo in quel comune ma anche in alcuni paesi limitrofi in altre zone del potentino e della
fascia Jonica-Metapontina. Superata la breve crisi conflittuale con il clan SCHETTINO egemone in quest’ultima area territoriale attraverso una concordata ripartizione del territorio e una
comune strategica sinergia nel condurre le attività illecite il gruppo PASCARELLI-CALVELLO
era infatti riuscito ad acquisire il controllo quasi monopolistico delle remunerative attività di
spaccio degli stupefacenti in diversi comuni ricadenti nelle provincie di Matera e Potenza.
Dallo spaccio il gruppo avrebbe ampliato le proprie attività criminali sotto l’egida degli SCARCIA
nella direzione delle estorsioni allo scopo di sottoporre a controllo le attività illecite in tutti i
paesi del litorale Jonico.
Quello della recrudescenza dei fenomeni criminali nel Metapontino – si legge ancora nella relazione della DDA – rappresenta un fattore di estrema rilevanza costantemente monitorato anche alla luce dei recentissimi episodi incendiari verificatisi a Scanzano Jonico in danno di alcuni stabilimenti balneari.
Il fenomeno è stato posto all’ordine del giorno del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica del 18 maggio 2022.
“Tra le azioni attivate dalla prefettura, si inserisce anche l’accordo sottoscritto, sempre il 18 maggio, con i sindaci dei comuni di Matera, Montescaglioso, Bernalda, Pisticci, Policoro, Rotondella, Nova Siri e il Commissario prefettizio di Scanzano Jonico.
Un protocollo d’intesa per la legalità, lo sviluppo del settore ricettivo-alberghiero e nelle attività economico-commerciali e la prevenzione dei tentativi di infiltrazione criminale. Tutte le autocertificazioni prodotte a corredo delle Scia (segnalazione certificata di inizio attività) di nuove aperture, subingressi o variazioni relative ai settori coinvolti saranno assoggettate alle verifiche richieste per il rilascio dell’informazione antimafia. Sarà, così, attivato un sistema di
controlli finalizzati a intercettare eventuali fenomeni di riciclaggio, di usura, di estorsione e interferenze a parte di soggetti controindicati sul piano antimafia, anche attraverso l’analisi ed il monitoraggio dei passaggi di proprietà o di gestione”.
Altra urgenza nel materano è lo sfruttamento dei lavoratori stranieri in agricoltura. Sull’argomento così si è espresso il Prefetto di Matera nel corso della riunione del Tavolo Permanente
Anticaporalato, nell’ambito del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione tenutasi il 28 aprile
2022: “Dobbiamo occupare gli spazi che se lasciati vuoti occuperà la criminalità o, nella fattispecie, i
caporali”.