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POTENZA | Quando la lettera di un “ragazzaccio” fa riflettere sui veri problemi educativi di oggi

USB - Ufficio Stampa Basilicata 27 Giugno 2022
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Potenza, lunedì 27 giugno 2022 – La lettera è stata pubblicata da Basilicata24. Ringraziamo Giusy Cavallo per averci autorizzato a pubblicarla.

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Abbiamo chiesto di pubblicarla perché, a leggere la lettera di questo “ragazzaccio” diretta al sindaco di Potenza Mario Guarente ma non solo, emergono i veri problemi di un’emergenza educativa della quale non tutti hanno preso coscienza. Anzi, spesso si mette la testa sotto la sabbia per non affrontarli, a volte o per irresponsabilità, a volte perchè incapaci di farli.

Questo “ragazzaccio”, provocatoriamente, ci manda un messaggio: benpensanti, genitori, educatori aprite gli occhi. Quando vi deciderete ad ascoltarci, a comprendere i nostri veri problemi? Ed altre domande alle quali ciascuno di noi – me per prima come genitore – proverà, se vorrà, a dare una risposta.

Di seguito la lettera

“Se decido di ubriacarmi e fare bordello stai certo che lo farò. E sai perché? Perché ne ho bisogno. È un bisogno che mi hai regalato tu, adulto, con questa società di schifo, con quei social e quelle App di merda, con quella tv orribile. Mi lo hai regalato tu con quei rimproveri per farmi sentire imbecille, per spingermi alla competizione con gli altri ragazzi sui vestiti, i telefonini, le vacanze, i voti a scuola: “devi essere il migliore”. Tu che sin da bambino mi dicevi “stai buono” e mi sentivo un cane, “non piangere risolve tutto papà” e mi sentivo una nullità, “stai zitto” e mi sentivo un ritardato, “non ti fidare” e mi sentivo braccato, “è troppo sporco il tuo compagno di banco, non avvicinarti” e mi sentivo superiore. Mentre tu facevi il contrario, mentre tu bevevi, parlavi male dei vicini, della mia insegnante, dei poveri, dei disoccupati, ridevi dei ragazzi disabili e ti facevano schifo i negri. Non voglio buttarla sulla solita litania: “è colpa della società”. No, è colpa mia, di chi mi ha educato e mi sta educando, degli esempi che mi offre la strada, il bar, di tutto il resto di schifo che vedo in giro, bel vestire, bel mangiare, bel conto in banca, ipocrisie, falsità, ingiustizie piccole e grandi. E’ colpa mia, “della mia incapacità di assumermi responsabilità”.

Adesso mi rivolgo a te, sindaco. Oggi mi proibisci di bere nel centro storico ed io vado a ubriacarmi da un’altra parte della città. Gli alcolici li compro al supermercato e li consumo dove mi pare. Anzi, sai che faccio? Compro la coca cola, una bella bottiglia da 1,5 litri, ne svuoto una parte e la riempio di whisky, quello comprato al supermercato dove non badano all’età. E se ci badano ci mandiamo uno di noi che ha compiuto la maggiore età. Tu mi vedrai con una bottiglia di Coca in mano, ma dentro c’è dell’alcool.

Tu vieti “la vendita e la somministrazione di bevande alcoliche ai minori, alle persone affette da disabilità mentale e alle persone che si trovano in manifesto stato di ubriachezza?”

Il nostro amico maggiorenne ha qualche problema psichico, forse psichiatrico, ma non lo dimostra affatto, anzi riesce a nasconderlo benissimo. E allora? Alle persone che entrano nel bar qualcuno chiederà il certificato di sana e robusta costituzione fisica e psichica? Il nostro amico maggiorenne regge bene l’alcool, si ingozza 4 lattine di red bull insieme a mezza bottiglia di Gin ed è sempre lucido e fermo: non è visibilmente in stato di ubriachezza, ma te lo assicuro è ubriaco fradicio. C’è il divieto di consumare bevande alcoliche dalle 20.30 alle 3 del mattino? Che ridere. Molti di noi sono già belli e cotti prima delle 20.30.

Chiedo scusa per l’ironia anche fuori luogo. E chiedo scusa per averti dato del tu, ma sai che non ho rispetto delle istituzioni, almeno così dicono. Lo so, un sindaco fa quel che può per salvaguardare la serenità e la pace domestica dei residenti che protestano per le nostre scorribande. Lo fa anche per questioni di decoro urbano. Ma sa, con quei divieti risolve un bel niente. Noi, forse, cambieremo crescendo, alcuni in meglio altri in peggio. Ma altri prenderanno il nostro posto. Istituzioni, scuole, famiglie, associazionismo facciano in modo che nessun altro bambino in futuro ci sostituisca nella veste di “ragazzaccio.” Non è facile, occorre tempo, ma anche tanta volontà e competenza. È inutile vietare, bisogna amare. Io lo so, bisogna amare. E anche se lo so, per non sentirmi escluso dal gruppo, questa sera andrò a ubriacarmi da qualche parte in via del Gallitello: lì non c’è il divieto di consumare alcolici, vero?”

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