Sabato 18 giugno 2022 – “All’interno dell’infermeria centrale del carcere di Melfi mancano i medici, su 6 previsti risultano solamente 4 (di cui due a part-time), pertanto non viene più garantito il presidio medico – sanitario h24 previsto da protocollo d’intesa tra le parti, costretti oggi in caso di necessità e nelle fasce orarie in cui non vi è la presenza di un medico, a portare i detenuti di un “certo spessore criminale” al PS del locale nosocomio, mettendo a rischio l’incolumità di tutti e minando la sicurezza anche sociale.
Inoltre, il personale infermieristico su 8 previsti risultano solo 6, non sufficiente ad assicurare la copertura dei turni; tale situazione è destinata ad aggravarsi con la fruizione delle ferie estive”.
A segnalarlo è Donato Sabia, segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria, in una lettera inviata all’Assessore regionale alla Salute Francesco Fanelli, al dg del Dipartimento Tripaldi, a Stopazzolo Direttore Generale ASP e alla Dott.ssa Maria Rosaria Petraccone, Direttore Casa Circondariale.
“È da tempo che la Sanità all’interno del penitenziario di Melfi – scrive Sabia – presenta grosse problematiche, con una disorganizzazione generata dalla mancanza di personale sanitario e dall’assenza dei vertici dell’Azienda Sanitaria Locale (ASP) di Potenza.
Non sono bastate le numerose segnalazioni da parte dell’Autorità Dirigente della struttura Carceraria e della segnalazione anche alla competente Procura della Repubblica per dare un impulso all’Azienda Sanitaria affinché prendesse cognizione della realtà e delle difficoltà gestionali della medicina penitenziaria, transitata con dpcm del 01.04.2008 dalla sanità carceraria al SSN.
I vertici della struttura di Melfi – ricorda il segretario Uilpa Polizia Penitenziaria – hanno avuto un incontro con il direttore sanitario dell’ASP il primo marzo scorso su sollecitazione dell’Osservatorio carceri della Camera Penale Distrettuale di Basilicata, sulle annose criticità che stanno mandando in tilt il servizio di continuità medico-assistenziale all’interno del penitenziario.
Ad oggi i problemi non sono stati ancora risolti poiché non si risultano interventi in tal senso, manifestando la totale assenza dell’ASP nei confronti della comunità carceraria melfese; un Istituto che dovrebbe avere una maggiore considerazione visto che ospita detenuti di Alta Sicurezza, imputati e/o condannati per reati di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Dal 2008 ad oggi, l’azienda sanitaria – sostiene Sabia – non ha investito nulla per migliorare la funzionalità del servizio, neanche nell’adeguamento degli uffici alla normativa vigente e sicurezza sui luoghi di lavoro di cui al D. Lgs 81/08 e ss.mm. (mancanza di uffici adeguati, spogliatoi, carrelli idonei per la terapia, classificatori e arredi vari); le scrivanie risultano quelle degli anni ‘80 in alluminio e scrostate con presenza di ruggine, che non hanno nulla a che vedere in un contesto sanitario, che dovrebbe presentarsi con la massima igiene degli ambienti.
Manca “l’abc”, come una borsa di pronto soccorso e un defibrillatore (quest’ultimo è presente ma non funzionante), medici appartenenti alla branca specialistica essenziali per i servizi ambulatoriali e dal mese di marzo scorso.
Non si riescono più a prenotare – prosegue Sabia – neanche le visite presso l’Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo di Potenza, poiché a seguito del cambiamento dei sistemi informatici non è stato previsto l’inserimento nel software la popolazione detenuta, bloccando la funzionalità di un sistema gestionale che sta alimentando rabbia e frustrazione tra la popolazione detenuta, pregiudizievole per l’ordine e la sicurezza dell’Istituto in quanto non mancano azioni di proteste da parte dei ristretti.
È doveroso sottolineare che a fine febbraio 2022, l’Amministrazione penitenziaria ha aperto all’interno del penitenziario un nuovo padiglione che ospita detenuti “AS2” di elevata pericolosità sociale, soggetti appartenenti al terrorismo nazionale e internazionale, gruppi eversivi di estrema destra, reati di strage, associazione sovversiva, banda armata ed altro, sul quale è necessario una nuova riorganizzazione dei servizi sanitari, rappresentati anche nell’incontro tenutosi con l’ASP nei mesi scorsi, come istituire una linea informatizzata tra la struttura carceraria e l’ASP per favorire le prenotazioni non urgenti e per calendarizzare gli interventi sanitari a tutela della salute dei detenuti.
A distanza di tre mesi – evidenzia Sabia – non registriamo nessun intervento neanche per tale contesto delicato e complesso, nonostante per tali soggetti risultano accesi i riflettori delle massime strutture investigative, pertanto nel caso in cui dovesse accadere il peggio, nessuno potrà sottrarsi da responsabilità amministrative e penali.
Di qui – conclude Sabia – la sollecitazione di un intervento dell’Assessore Fanelli verso la comunità carceraria e nei confronti del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria”.